Stavolta ad accompagnare Benéteau, che si occupa dei dettagli tecnici e nello scorso numero anche delle figure umane, c’è Vincent Dutreuil. Non so come si siano divisi il lavoro, ma effettivamente la parte grafica è un po’ inferiore rispetto agli episodi precedenti. Sfogliando il volume non si nota, però certi dettagli anatomici non sono proprio correttissimi (alcuni mani e piedi sono talmente brutti che sembrano disegnati da Jack Kirby) ma questi rari difetti sono tutti concentrati nelle prime pagine. C’è però anche qualche problema per così dire “logico”, ovvero Michel lamenta inizialmente di non essere in forma ma il suo fisico non viene disegnato in maniera diversa prima e dopo gli allenamenti, così come le fattezze di alcuni personaggi, e dello stesso protagonista, non sempre sono uguali di vignetta in vignetta. Un tratto così netto e sintetico, senza tratteggi e sfumature, sarà poi sicuramente elegante e funzionale alla narrazione, ma impostando la griglia delle tavole su tre strisce le vignette a volte risultano un po’ vuote, anche se il buon lavoro del colorista Bruno Tatti le rende comunque esteticamente valide. Il tempo di prendere maggiore confidenza con formato e personaggio e non dubito che i due disegnatori sapranno ottenere risultati migliori, e comunque nel complesso la parte grafica di 13 Giorni non è male.
domenica 27 dicembre 2020
Michel Vaillant Nuova Serie 8: 13 Giorni
I tredici giorni del titolo sono
quelli che ha a disposizione Michel Vaillant per prepararsi a partecipare al
Gran Premio di Francia. Inizialmente riluttante, accetta l’invito di Cyril Abiteboul
e così affronterà la gara coi colori della Renault. Le didascalie che
scandiscono lo scorrere del tempo fanno montare la giusta tensione nel lettore
che accompagna Michel nei suoi allenamenti sotto la supervisione di
professionisti inaspettati (pare che un pilota di Formula 1 finisca in apnea
più volte nel corso di una gara) e con strumentazioni quasi fantascientifiche a
testimonianza dello scrupoloso lavoro di documentazione di Lapière e Graton
junior. Oltre al lavoro per recuperare la forma, prendere confidenza con la
nuova vettura e calibrarne i parametri Michel dovrà anche affrontare l’opinione
pubblica e gestire un po’ di public
relations. La narrazione procede spedita con qualche rarissimo (e gradito)
tocco di ironia nei dialoghi e citando addirittura la preistoria di Michel
Vaillant col suo passato di trombettista dilettante. Oltre a questo, sfilano
una pletora di marchi realmente esistenti e di personalità del mondo reale (ho
dovuto fare qualche ricerca su internet per capire chi fosse quel Cyril),
motivo per cui all’inizio dell’episodio è stato messo un disclaimer a riguardo.
Finché si arriva al Gran Premio, il momento più atteso dagli appassionati e
quello più noioso per me. Il finale è decisamente buono; ovviamente la saga
andrà ancora avanti (Michel deve riscattare il marchio Vaillante) ma siamo
finalmente arrivati a un punto fermo.
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Son felice di sapere che finalmente anche i francesi stanno imparando a disegnare. Certo il modello è ambizioso, però mani e piedi sono già un buon inizio, Asgard non è stata costruita in un giorno.
RispondiEliminaPer fortuna il resto è meglio, ma quei ditoni senza unghie... Brr, che impressione...
EliminaSe sono il magnifico essere umano che vedo nello specchio nella stanza degli specchi del mio home, lo devo anche alle manone dalle dita quadrate e senza unghie di King Kirby e sono davvero contento di leggere che i nostri cugini a cui sono grato per Loustal e Lauzier, to name a few, seguano la lezione del papà di Etrigan e Kamandi. Olè. Ciao ciao
RispondiEliminaif I am.
EliminaUna piccola parafrasi dalla scena finale di un grande film per spiegare quanto sia pericoloso azzardare certi giudizi sul King con noi fans (scherzosamente parlando, savassansdir)
Elimina"Luca! Tu... (...) Uno come Jack Kirby, non lo devi neppure guardare!
Uno come Jack Kirby, non lo devi neppure sfiorare!
Quando passa uno come Jack Kirby... il cappello ti devi levare! Il cappello ti devi levare... il cappello... (etc.)"
https://www.mediacritica.it/wp-content/uploads/2012/01/mediacritica_milano_calibro_9_650-650x250.jpg
Ecco, più o meno il concetto è questo :-D
Siam davvero tutti appesi al giochino dei sei gradi di separazione da Kevin Bacon? anche io che son vegetariano? Probabilmente sì in questo sistema interconnesso che altri chiamano realtà. Da Mario Adorf a Adolf Acca che prende un pugno da Captain America nel suo esordio. Fili pendenti ça va sans dire. Olè. Ciao ciao
RispondiEliminaScusa se vado fuori tema, ma visto che fra poco ti appresterai a stilare le classifiche dell'anno, ti chiedo di calcolare una percentuale. Quanti dei fumetti che acquisti, poi ti piacciono veramente?
RispondiEliminaPer quanto mi riguarda, la risposta è doppia: percentuale molto alta di gradimento degli acquisti più "meditati", che poi sono quelle fatti in fumetteria. Decisamente più bassa per gli acquisti "a scatola chiusa", in particolare da Internet.
Domanda difficile... dal tuo blog si evince che sei molto più "avventuroso" di me, io ormai vado a colpo sicuro o almeno ci provo quindi le delusioni sono relativamente poche. È anche vero che con tutti i fumetti letti che ho sul groppone l'entusiasmo si manifesta di meno ma ci sono sorprese come Padovaland che lo riaccendono.
EliminaC'è poi da dire che non sempre leggere vuol dire acquistare, soprattutto per i fumetti americani dove la bidonata è sempre dietro l'angolo.