Arciòn non è una vera e propria storia ma una raccolta di suggestioni, di personaggi, di scene di vita quotidiana, di discorsi iniziati e lasciati in sospeso. Non nego che alcuni possano anche essere interessanti, soprattutto quelli dell’immigrata Malgorzata e della madre cuoca distrutta dal lavoro, ma avrebbero meritato appunto di essere sviluppati compiutamente mentre così sono solo rapide pennellate di colore, a volte quasi delle macchiette. Non è nemmeno chiaro il rapporto dell’autrice con Riccione, la “Arciòn” del titolo: queste tavole potrebbero costituire la celebrazione della vitalità e dell’apertura della cittadina così come una critica alla sua urbanizzazione selvaggia (vedi pagina 13) o alla perdita di energie e di legami che impongono i ritmi di lavoro basati sulla frenetica stagione estiva.
I disegni non sarebbero nemmeno male, se consideriamo la probabile giovane età di Louseen Smith e la sua appartenenza alla scena indie, ma il tratto è veramente troppo spesso e pesante: i disegni sembrano ingrandimenti di pagine tratte da un formato più piccolo.
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