lunedì 27 dicembre 2021

Klaus 2: Le nuove avventure di Babbo Natale

A Natale tutti diventano più buoni. Tranne i comic book.

Battute (battute?) a parte, poteva andare peggio. Questi tre episodi del Babbo Natale supereroe fantasy ideato da Grant Morrison pescano nel folklore e nel mito per imbastirci sopra delle sequenze adrenaliniche da blockbuster, con tanto di messaggini per i più piccoli.

Nel primo episodio Santa Klaus torna sulla Terra dopo un esilio di decenni sulla luna e viene coinvolto nel rapimento di due bambini da parte della Strega dell’Inverno, risvegliatasi per rimpossessarsi del mondo che le è stato tolto con il progressivo aumento delle temperature. Per mettere a frutto il suo piano usa un esercito di marionette viventi create nientemeno che dal Geppetto di Pinocchio, che fu allievo di Babbo Natale. La storia è nobilitata da riferimenti alla cultura nordica, né manca un po’ di ironia, ma tendenzialmente l’azione si svolge troppo rapidamente, con sequenze che si esauriscono anche nell’arco di una sola tavola. Sembra appunto una sceneggiatura da blockbuster riciclata per il fumetto.

La seconda storia, nonostante il titolo originale faccia pensare a una parodia dei crossover DC (Klaus and the Crisis in Xmasville) è in realtà una satira del consumismo, non a caso ambientata negli anni ’80, che riprende un indizio seminato nell’episodio precedente: la diatriba legale tra Klaus e la Pola-Cola. Il rampollo della famiglia produttrice della bevanda vuole riprenderne la produzione, e scopre così dal nonno morente un diabolico piano dell’azienda della bibita per impossessarsi del concetto stesso di Natale con l’aiuto di alieni a cui vendono bambini umani (che privano della loro immaginazione) in cambio di armi. Klaus affronta la sua controparte malvagia, quindi forse un malizioso riferimento alle Crisis DC c’è.

Da notare i colori, che non sembrano elaborazioni digitali ma veri acquerelli (o ecoline, o acrilici liquidi, o tempere, o quello che sono).

Col terzo episodio torniamo a temi e atmosfere più canonici, ovvero per nulla canonici ma senza sottotesti satirici: Klaus deve fermare degli invasori marziani che a suo tempo avevano portato al Ragnarok e allo sterminio degli dei norreni. Anche stavolta c’è un incontro, anzi un vero team-up, con altre figure archetipiche che contribuirono a creare il mito di Babbo Natale. Il tutto con la sottotrama di un pupazzo di neve che non ricorda chi è ma che sarà fondamentale per risolvere la situazione e dare un tocco lacrimevole al fumetto.

I disegni di Dan Mora non sono male, ricordano un po’ Chris Sprouse, ma purtroppo indulge nel caricaturale ben oltre il mio gradimento. Cosa che può anche andare bene per i vari mostri che sfilano in queste pagine, ma molto meno per le figure umane.

Questo secondo volume di Klaus è caratterizzato molto più del primo dalla pazzerella fantasia di Morrison e dalla sua attenzione per i miti, inoltre i rimandi tra un episodio e l’altro (nel secondo si accenna all’invasione marziana del terzo come nel primo alla causa con la Pola-Cola del secondo) fanno pensare che ci sia un disegno complessivo sottostante. Tirando le somme, un totale di una storia interessante e mezza su tre ha giustificato la lettura.

4 commenti:

  1. Attendiamo ansiosamente un team-Up con la Befana, disegnata diciamo come la Frieda Boher di Magnus.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Qui c'è la Strega dell'inverno, è già qualcosa. Ora che ci penso c'è anche una specie di Babba Natale o quello che è, un archetipo femminile di Santa Klaus, che magari si è inventato Morrison.

      Elimina
    2. Io avrei detto Mamma Natale, vabbuo', l'importante è che sia disegnata come Frieda Boher.
      Che poi la strega non avrebbe mica tutti i torti di incazzarsi per il climate changing...

      Elimina
    3. Esatto: un argomento è proprio quello, il cambio climatico.

      Elimina