Grazie a dei flashback e all’incontro con altri personaggi veniamo a conoscenza di alcuni dettagli sul tormentato passato di Lulu, mentre la tresca procede con spasimanti di Stella che cercano la loro occasione e qualche dramma piccolo e grande che scuote le vite dei protagonisti, fino al bel finale ironico.
Le tavole di Vila sono curatissime e alternano moltitudini di vignettine a ritratti più grandi e molto dettagliati. Lo sguardo è sempre quello dell’entomologo e la narrazione procede spedita e dinamica. Purtroppo, forse anche per l’età che sta accentuando la presbiopia, il formato di Fiordilatte, cioè lo standard 17x24, non è stato il massimo per godersi un fumetto che avrebbe meritato delle dimensioni più ampie. E anche la carta non patinata non permette di cogliere certi dettagli nelle vignettine in cui i colori sono più lividi.
È inevitabile prendere come termine di paragone Padovaland (di cui, se ho ben capito, a pagina 68 viene citata una sequenza) ma in effetti Vila è riuscito a creare qualcosa di diverso e autonomo. Il timore che l’autore si fosse adagiato sugli allori c’era, invece Fiordilatte è un’opera differente ma allo stesso livello qualitativo, che per me era altissimo – e gli si perdona volentieri che non sappia come si mandano a capo le S, a maggior ragione visto che il lettering è fatto a mano.
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