martedì 17 novembre 2020

Padovaland

Padovaland
è un affresco corale che segue alcuni personaggi gravitanti attorno all’ateneo patavino. Giulia va in giro in bici a fotografare scorci di archeologia industriale che il suo relatore smonta regolarmente ritenendoli inutili per la tesi. Da un paio di mesi la sua amica Irene, che si è presa un anno sabbatico e lavora in un supermarket, non le parla più. Irene è cicciottella e ha due tette enormi, che in una maniera o nell’altra influiscono pesantemente sui rapporti che ha con gli uomini. Insieme al fratello Fabio frequenta Catia, bella e molto desiderata (in primis da Fabio), due caratteristiche che non vive affatto con serenità e che anzi per lei sono ormai un problema. Nel supermercato dove lavora Irene fanno capolino anche la dispotica Lucia e il suo fidanzato-zombi Andrea mentre il pugliese Nicola semina consigli su come relazionarsi con l’altro sesso ai problematici uomini veneti.

Nel corso di due feste di laurea le carte si mischieranno e, anche grazie a qualche intervento esterno al gruppo (Irene frequenta un collega più maturo), scopriremo qualche segreto dei protagonisti e un paio di piccoli misteri verranno risolti.

Miguel Vila segue i suoi personaggi con scrupolo da entomologo, le inquadrature sono quasi tutte panoramiche dall’alto in assonometria isometrica, oppure dettagli o ancora campi medi frontali come se guardassimo un terrario. A dispetto di quanto scritto in quarta di copertina, la situazione dei personaggi non è poi così catastrofica e anzi sul finale ci sono almeno un paio di sequenze umoristiche o comunque divertenti. È pur vero però che tutti i protagonisti sono resi con grande realismo e hanno sia pregi che difetti, che per alcuni sono quasi delle patologie. Ho trovato geniale che due personaggi che hanno un grande peso nelle storie di alcuni protagonisti, Tobi e Luisa, non si vedono mai!

I disegni (e i colori) di Vila sono molto buoni, il suo tratto è sottile e non modulato ma spesso intervengono puntinismo o tratteggi per dare corpo ai volti. Oltre che efficace il risultato è molto espressivo. Inoltre lavora con i “pesi” delle tavole, giocando sulle dimensioni e il posizionamento delle singole vignette. Mi è sembrato di scorgere un po’ di Daniel Clowes e un po’ di Paolo Bacilieri.

Si potrebbe cedere alla tentazione di definire il suo stile grottesco, ma in realtà la determinazione con cui sottolinea le imperfezioni della pelle o la grandezza di un naso sembra più che altro un modo per creare dei volti (forse ispirati a persone vere) senza ricorrere a forme stereotipate, e soprattutto è un meccanismo in più, oltre i piercing e le capigliature, per rendere immediatamente distinguibili i personaggi nei frequentissimi campi lunghi.

Pur avendo meno di trent’anni e nonostante questo sia il suo primo fumetto, Miguel Vila dimostra insomma una grandissima maturità e Padovaland è uno dei fumetti migliori che ho letto nel 2020. Tra tanto ben di Dio (che un veneto dovrebbe declinare con epiteti ben diversi da quelli soft che affiorano ogni tanto, ma capisco che le bestemmie potevano sembrare una provocazione gratuita) risalta come un pugno in un occhio l’a capo sbagliato («magis-trale») a pagina 151, ma almeno Vila si fa pure il lettering da solo mentre case editrici ben più titolate di Canicola ricorrono a quello digitale e di a capo sbagliato ne macinano anche più di uno a volume.

Padovaland oltretutto mi ha intrigato con un mistero: a pagina 79 della mia copia un adesivo con una tavola del fumetto ne copre forse un’altra. Avevano stampato per sbaglio una tavola già messa? Per un errore di stampa era venuta fuori bianca o illeggibile? L’autore ha avuto un ripensamento che ha corretto in corso d’opera? Guardando in controluce si intravedono delle forme (e mi pare che non siano quelle di pagina 80) e la tentazione di strappare l’adesivo è forte ma mi sa che rovinerei il volume…

20 commenti:

  1. Vero, Bacilieri ce lo vedo anch'io, dalla copertina. Per Clowes dovrei guardare all'interno.
    Potrebbe essere un'impresa per il Lettore Mascherato, ma sono troppe pagine, in libreria mi sgamano subito...
    Ma xe un libro caro? Quanti schei mi gavarìa da pagar?

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  2. La ragazza col naso triste come una salita ( cit. ) mi ricorda il Marco Corona del Bestiario Padano e di altri lavori. Ho visto qualche tavola di questo lavoro qua e là in rete ed anche io penso che sia un cartoonist di talento.

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  3. Sposa Bacillo Bacilieri con Chris Ware.

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    1. Mi piace Chris Ware, ma veniva da una famiglia disfunzionale. Forse per questo divenne un cartooonist con tre O.
      Aveva un fratello più grande che suonava in un complessino Mod e più tardi, divenuto un informatico, si divertì molto ad infettare computer con virus e trojai di ogni genere.
      Sua sorella, invece, aveva l'abitudine di inscatolare ogni avanzo di cibo, dai resti di dolce alle ossa spolpate, e conservarlo in frigo per anni. Non si sposò mai.

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    2. Anni fa - in era pre rete - lessi di una teoria secondo cui i divi del cine hanno la testa molto grande in rapporto al corpo ( Brando e la Magnani erano citati come esempio). Forse vale anche per i comics: Ware e Yellow Kid e Mickey Mouse e Charlie Brown hanno la zucca grossa e l'ultimo da noi è famoso x il Grande Cocomero.

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  4. Mi piace molto la sua Velma lentigginosa che guarda il mondo da dietro gli occhiali da sole con la stessa espressione di Dustin Hoffman dalla piscina ne Il Laureato.

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    1. Proprio la stessa espressione di Hoffman?

      E' sicuro?

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    2. Ora che mi ci fai riflettere, forse no. Dustin ha la stessa espressione di quella di Paz in un disegno di Paz. Mi pare un viaggio in Amazzonia. Non il viaggio di nozze a Bali. Credo sia una coincidenza. Naturalmente lo Hoffman del tempo di The Graduate avrebbe potuto essere uno Zanna interessante...

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  5. é molto più inquietante in inglese ( is it safe? ) anche se meno ambiguo della traduzione italiana che ,con il soggetto implicito, non chiarisce chi o cosa possa o debba essere sicuro.

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    1. Vero, vero. Anche se nessuno me lo ha chiesto, aggiungerò a beneficio delle folle che i fratelli di Chris Ware si nomavano Mal Ware e Tupper Ware.

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    2. Non dei cattivi ragazzi in fondo. Mal Ware è stato l'anima di tutti i karaoke dei villaggi vacanze per decenni perchè il suo tormentone Furia Cavallo del Web ha salvato + di una carriera di wannabe Fiorello. Tupper W. detto anche Bonsai Dave Copperfield ha incantato una generazione con il suo giochetto del gatto Schrödinger che entra ed esce da un contenitore ermetico di Ciappi ora sazio ora affamato. Mal e Tupper hanno sempre guardato con sufficienza Chris perchè pareva non avere un talento particolare, ma se pensi al suo Corrigan, è evidente che nella sua zucca-non-bonsai i neuroni hanno fatto un frappo di straos dall'alba al crepuscolo.

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  6. Una pagina era stata stampata due volte, bloccarono le spedizioni e decisero di non ristampare l'intero volume ma di rimediare incollando la tavola giusta.
    Fu proprio questa vicenda dell'errore di stampa che mi portò ad interessarmi di questo libro ed a comprarlo. (Non amo molto Canicola.)
    In un'intervista nell'ambito del Campfire a Padova, l'autore cita Chris Ware e Daniel Clowes. Mi pare che Vila abbia voluto giocare con la costruzione delle tavole senza essere padrone del mezzo. Il risultato è un esercizio di stile che, a mio parere, non aggiunge altro alla storia. Un bel libro ma certamente non uno dei migliori di quest'anno.

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  7. Ragazzi, mi assento un attimo (laddove "un attimo" = 10 ore circa) e mi bersagliate di commenti!
    Tantissima carne al fuoco, segnalo solo che il costo è di 18 euro e che il giochino del -ware mi era piaciuto, peccato fornire subito le soluzioni.
    Grazie a Poplite per la specifica sull'etichetta, per cui stavo già per mandare una mail a Canicola. A me è piaciuto molto e trovo che i virtuosismi siano funzionali eccome: vedi ad esempio i dettagli nelle vignette piccoline di quello che succede fuori (tipo Irene portata via a forza dal supermercato).
    Ah, ovviamente con "ragazzi" intendevo anche gli algoritmi senzienti: non offenderti, Graziano.

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  8. La pagina "ricoperta" è proprio la 80. Si riescono a vedere il dialoghi.
    Ti devo dire che mi stai facendo cambiare opinione su questo libro, forse lo lessi troppo rapidamente.

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    1. Tra l'altro ho scoperto che Padovaland, oltre che un brand di supermercati patavini, è anche un parco dei divertimenti acquatico che a questo punto penso sia proprio quello che si vede all'inizio (e forse anche alla fine) del fumetto. Se uno non è di Padova o dintorni (o se non gliene frega niente dei parchi acquatici) queste cose se le perde.

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    2. Quelle viste dall'alto, con la città precisa e pulita, mi hanno fatto pensare a Paperopoli e Topolinia!

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    3. una Paperopoli o Topolinia un po' asettica, però.

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  9. Credo anche io che Paperopoli dovrebbe essere un parco acquatico con tutti quegli indigeni palmati e concordo sul fatto che Topolinia non possa essere così asettica considerato che è popolata di roditori a volte portatori di malattie. Sarebbe un bel soggetto per l'amico Chris W. Una città asettica in cui vivono topolini antropomorfi intrappolati in logiche da ingranaggio di giorno e dopo il crepuscolo liberi di scorrazzare in rete come in una combo di Matrix e Disneyland. Potrebbe chiamarsi wetware.

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