lunedì 15 ottobre 2012

12 L'Amata



L’ultima fatica di François Schuiten è un’opera originale, appassionante e suggestiva. Perfino commovente, a voler interpretare le ultime pagine con l’appropriata chiave simbolica. Narrata in maniera esemplare con un ritmo che accelera delicatamente e con una galleria di personaggi splendidamente delineati (ma senza ricorrere a un pesante didascalismo per farlo), 12 L’Amata sfrutta con sapienza le suggestioni del viaggio iniziatico ma si presterebbe anche a sviscerare tanti altri argomenti:

-         Il discorso sulla necessità di preservare il proprio passato per tramandarlo alle generazioni successive
-         Il feticismo nobilitato e riportato al suo ruolo originale di metonimia dell’amore e non banale perversione, sia esso passione per una locomotiva, per una serie di statue, per il furto, per le reliquie del passato...
-         Le condizioni a cui un uomo può ridursi per assecondare le proprie ossessioni
-         La ricostruzione scrupolosa e dettagliatissima di un universo lavorativo che deve aver richiesto moltissimo impegno e documentazione, e le vedute naturalistiche non sono affatto da meno
-         Gli scorci di archeologia industriale che incombono come un memento sulla storia
-         La ricognizione sulle condizioni lavorative drammatiche della categoria dei ferrovieri a vapore, che diventano poi come in un macabro gioco del domino le stesse condizioni che riguarderanno chi aveva soppiantato i primi, e che riteneva il proprio nuovo lavoro sicuro e inattaccabile (una tragica cassandra oracolare soprattutto di questi tempi)
-         Il ruolo attivo che gli anziani e gli handicappati possono avere e la dignità che la società dovrebbe garantire loro

Ecco, appunto «si presterebbe». Perchè di fronte alle tavole raffinate, dettagliatissime e splendidamente architettate di François Schuiten ogni altra considerazione va a farsi benedire. Abbandonando il rigore al bulino che da sempre ne caratterizza lo stile avvicinandolo alle incisione e lavorando pesantemente di biacca e tratti spezzati, qui Schuiten arricchisce le sue tavole con una vivacità e con una grezza espressività che secondo me è ancora più efficace che non le sue splendide prove precedenti.
12 L’Amata è veramente un volume meraviglioso, consigliatissimo tanto più che il prezzo non è nemmeno poi così alto per un volumone cartonato di grande formato (24x32? Non ho la squadra sotto mano) che presenta pure una ricca sezione redazionale con relative fotografie d’archivio e illustrazioni tecniche. Cosa fondamentale, è stampato con una qualità che ormai in Italia solo Alessandro Editore e pochissimi altri sanno garantire.
Se poi questo fumetto fosse anche la marchettona che da nessuna parte si nega che sia (Schuiten è reduce dalla progettazione del nuovo look della stazione dei treni di Schaerbeek), poco cambia: anche Sulla Stella di Moebius nasceva come depliant pubblicitario per la Citröen, e 12 L’Amata gli è senz’altro superiore.
Unica perplessità che mi ha lasciato il volume è il ringraziamento rivolto a Jaco Van Dormael (regista belga di cui un amico cinefilo mi impose la visione dei film), apparentemente partecipe nella stesura o almeno nella supervisione della storia. Vedo assai poche affinità tra il mondo rudemente grottesco di Van Dormael e l’opera di Schuiten, che pure collaborò col regista. E d’altra parte Schuiten non ha certo bisogno di nobilitare il proprio lavoro vantando conoscenze altolocate!

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