sabato 13 dicembre 2014

Empire USA 1: Attacco all'America

E' con un certo imbarazzo che mi accingo a dire la mia sulla prima uscita della collana "Formato F423" della Mondadori: credo di aver accumulato qualcosa come un mese di ritardo rispetto alla sua uscita ma in effetti solo adesso sono riuscito a tirare fuori Empire USA dalla pila di roba arretrata da leggere. E forse se ci fosse rimasto, in quella pila, non sarebbe nemmeno stato male.
Empire USA parla dell'inasprirsi del terrorismo islamico e delle contromisure, più o meno trasparenti e moralmente accettabili, che gli Stati Uniti adottano per arginarne l'espansione. Non sarebbe neanche male come spunto, soprattutto grazie alla suggestiva idea (forse ispirata alla realtà) di diverse forze d'intervento o di intelligence in conflitto fra di loro, anche se ovviamente bisognerebbe seguire tutta la storia per vedere come evolve. Il problema è che in questa vicenda viene inanellata una minchiata dietro l'altra:

a causa dello scenario riassunto sopra, in America prende il potere una dittatura Teocon;

il protagonista Jared Gail ha come compagno d'armi un tremendo rompicoglioni che cita costantemente Star Wars e addirittura parla come il Maestro Yoda (persino in piena azione e durante un interrogatorio);

l'altra collega di Jared, Saskia, praticamente è una macchietta che si limita a offrire qualche spunto comico attraverso le tragicomiche descrizioni della sua pratica di divorzio (mi sono imposto di credere che Desberg in questo caso abbia cercato deliberatamente il ridicolo);

la fidanzata del protagonista diventa un supersoldato quando si cala amfetamine;

a proposito della fidanzanta, Jared scopre per puro caso alla fine del primo episodio che il contatto che gli serviva e che ha cercato invano per tutte le pagine precedenti era, guarda caso, proprio lei;

l'organizzazione integralista musulmana alla base degli attentati si chiama "Fratelli Assassini" in onore della setta degli Assassini del Vecchio della Montagna, manco fossimo in un'avventura fantasy - questa come minchiata non è poi tanto grande ma alla luce delle altre diventa la classica ciliegina sulla torta.

Con simili premesse non mi stupirebbe se si scoprisse che la misteriosa moneta ereditata da Jared è un disco volante o una macchina del tempo. Non so quante di queste scelte siano effettivamente attribuibili a Desberg (nella presentazione si parla di input arrivati anche dai disegnatori Henri Reculé e - nientemeno - Enrico Marini) ma io francamente da un fumetto franco-belga mi aspetto ben di più delle spacconate e delle scorciatoie che può offrire Mark Millar.
Più che al 24 citato da Alessandro Di Nocera nell'introduzione mi sembra che qui si guardi a Weeds o a Big Bang Theory, tanto più che battutine non sempre felici e dialoghi forzatamente cool non mancano.
I due episodi raccolti in questo primo numero sono disegnati rispettivamente da Griffo e da Alain Mounier. Il secondo, pur meno spettacolare di altri colleghi, è sempre un piacere da vedere, mentre nel caso di Griffo (disegnatore rinomato più per la sua velocità e prolificità - anche 3 volumi in un anno - che per la conoscenza dell'anatomia) mi sembra che stavolta si sia impegnato di più rispetto ad altri suoi lavori. L'assenza di interventi digitali nel lavoro di entrambi, inoltre, per me è un grande valore aggiunto.
Almeno dal punto di vista grafico Empire USA è promosso, ma dubito che questo basterà a farmi comprare il secondo volume.

2 commenti:

  1. Non mi aveva incuriosito più di tanto questo Empire USA e l'ho lasciato lì sugli scaffali delle edicole. Meno male...

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