Il quarto (ma non ultimo) numero
della serie pocket di Battaglia è
quello che mi è piaciuto di meno. Stavolta i riflettori sono puntati sulle
guerre tra clan a Napoli, in cui si inserisce anche un outsider cinese. Il protagonista partecipa da paraculo qual è, ma
stavolta il meccanismo non funziona bene come negli episodi scorsi.
Può darsi che la vicinanza
temporale con gli eventi narrati renda il tutto meno “mitico”, o forse è
l’assenza di un evento forte in sottofondo (come il sequestro Moro e la caduta
del DC9 di Ustica) a rendere la storia più evanescente, ma in definitiva Sodoma è solo una versione della Gomorra di Saviano con Pietro Battaglia
come guest star. Oltretutto il trucco
del titolo che vorrebbe essere ironico, rifacendosi appunto al modello citato,
era già stato usato da produttori cinematografici più paraculi di Battaglia che
cercarono di accodarsi al successo del film di Garrone.
E poi con un titolo del genere mi
aspettavo qualcosa su Tangentopoli, o Vallettopoli, o su qualche altro scandalo
ben identificato più o meno sessuale. Una curiosità: sono l’unico a ricordarsi
di aver visto (forse su Anteprima?)
come titolo di lavorazione di questo episodio «Il nuovo che avanza»?
Quello che resta al netto
dell’ambientazione, che senza la lettura del libro di Saviano o la visione del
film di Garrone potrebbe non essere del tutto chiara (non viene ad esempio
spiegato cos’è la «mesata» anche se è intuitivo), è una storia di Battaglia in
cui Stefano Marsiglia ha premuto talmente tanto sull’acceleratore da sfiorare
il ridicolo. Mi riferisco in particolare alla lunga sequenza dell’“uccisione”
di Battaglia.
I disegni di Riccardo La Bella non aiutano. È
innegabile che sia più personale e abbia profuso maggiore cura rispetto a
quanto fatto da Ryan Lovelock,
e non escludo che nel suo genere sia un’autorità o possa diventarlo. Ma lo
stile caricaturale proprio non mi piace, c’è poco da fare. Mi ha ricordato un
Luca Bertelè più sporco e incisivo con qualche influsso kirbyano e, ripeto, non
escludo che agli amanti del genere possa piacere, ma non è proprio nelle mie
corde.
Poi è bravo a far recitare i
personaggi dentro scenografie fisse e a gestire i tempi e l’azione (vedi pagina
70 e 83), e quasi non si nota che da pagina 87 a pagina 88 Battaglia è
monco di due mani diverse, ma no, i nasoni e le manone non fanno per me.
Come ho accennato sopra, con
questo quarto volumetto non si conclude l’esperienza di Battaglia, che evidentemente è stato un buon successo, e in quarta
di copertina viene già annunciata una prossima uscita per fine anno – nell’editoriale
si parla anche di altre iniziative. Questo mi fa ben sperare per il futuro e
rende molto più tollerabile quella che per me è stata una defaillance.
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