Questo volume di Historica mi
sarebbe piaciuto anche se avesse presentato una porcheria. Per prima cosa
finalmente offre un’ambientazione inedita per gli standard della collana, come
secondo motivo di entusiasmo porta a conclusione una serie di cui le Edizioni
Di/Il Grifo avevano presentato anni fa solo metà, e di cui io lessi solo un
quarto rimanendo a bocca asciutta. E comunque questo trentaquattresimo volume non
presenta affatto una porcheria, tutt’altro.
Il Ferro e il Fuoco narra le vicissitudini ambientate nella provincia
francese di un gruppo di personaggi nelle cui vicende si può ravvisare una
metafora dei mutamenti rivoluzionari della società dell’800 sospesa tra
strascichi di un mondo nobiliare in declino e la rampante intraprendenza delle
future nuove classi egemoni. L’interesse propriamente storico finisce qui: per
il resto il fumetto è una bellissima saga avventurosa con intrighi, azione,
sottotrame e misteri da risolvere.
I protagonisti principali sono il trio formato da Julien (intendente del
barone Charles che nasconde un passato da soldato e qualche altro mistero),
Clémence (serva presso il barone e bastarda del suo stesso padre, tanto
volitiva da risultare mascolina) e Mathilde (giovane sposa del barone che l’ha
impalmata un po’ per soddisfare le sue voglie e soprattutto per beneficiare
della sua cospicua dote con cui rimettere in sesto le sue finanze; dalla figura
remissiva che appare all’inizio si rivelerà una gran paracula).
Con l’omicidio del barone al termine del primo episodio i tre si danno alla
fuga e, scoperti i suoi intrallazzi, cercano di venire a capo del mistero che
riguarda una lettera che dovrebbe trovarsi insieme ad altri documenti
compromettenti in un bauletto sottratto da Clémence e Mathilde.
Sulle tracce dei fuggitivi o comunque a complicar loro la vita ci si
mettono pure il conte di Charlant, cugino del barone, i suoi adorabili figlioli
Jean e Sophie (apparentemente un mollaccione il primo, una mezza ninfomane la
seconda che però parrebbe nascondere dietro il suo atteggiamento delle ragioni
precise), il cacciatore di uomini Chagnon e il tagliagole Samson, oltre ad
altri personaggi di contorno come lo stalliere Guillaumin, il notabile Bouchut
e i gendarmi che appaiono di tanto in tanto. E dopo l’uccisione del barone di
episodio in episodio continuano i misteriosi omicidi…
Il Ferro e il Fuoco è un fumetto veramente coinvolgente e
appassionante, con dei bei colpi di scena e che riesce a ricostruire con
efficacia l’atmosfera di un’epoca. Tutti i personaggi principali sono
sfaccettati e molto ben caratterizzati senza scadere nello stereotipo. Nonostante
la sua proverbiale prolificità Éric Stalner disegna nella maniera
scrupolosissima e dettagliata che ben conosce chi ha letto La Croce di Cazenac e Malemort, sfortuna vuole che l’incombenza del disegno del secondo
episodio, oltretutto quello riprodotto con minore qualità di stampa, sia
passata al fratello Jean-Marc (che della saga ha curato principalmente i
testi): non ancora lanciatosi nel caricaturale di Esmeralda si dimostra un pochino meno gradevole del fratello che
pure imita con abilità. Il secondo episodio, Samson, è quello in cui compaiono più donnine discinte e purtroppo
Jean-Marc le disegna con la tipica gobbetta che Éric impone al naso di tutti i
personaggi, ma senza l’armonia che il fratello sa dare alle forme delle sue
figure femminili.
…Che poi nonostante ufficialmente i compiti dei due autori fossero divisi
secondo me è inevitabile che il lavoro di uno abbia coinvolto quello dell’altro
e viceversa; in un numero di Bodöi
spiegavano appunto il loro metodo di lavoro su Il Ferro e il Fuoco ma figurarsi se me lo ricordo. Onore al merito
anche al colorista Jean-Jacques Chagnaud, veterano che ha lavorato spesso con
Éric Stalner, e che anche ne Il Ferro e
il Fuoco si rivela efficace e suggestivo.
Oltre all’aspetto estetico va segnalato come la costruzione delle tavole
sia occasionalmente particolare e ricercata, arrivando addirittura in alcune
occasioni a incastonare una vicenda all’interno di un’altra e lasciando il
lettore libero di seguire il proprio estro leggendo le due sequenze parallele
di vignette come meglio preferisce.
Uno dei volumi di Historica che
mi sono gustato di più, e le rivelazioni a sorpresa del finale hanno
abbondantemente bilanciato il lieto fine forse un po’
forzato.
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