Uscito alla fine del 2013 ma
annunciato sull’Anteprima solo
qualche mese fa e (immagino) reso disponibile nelle fumetterie da poco, Nuove storie brevi di Milo Manara è un
bell’esempio di strategia editoriale. Queste «storie brevi» erano «nuove»
quarant’anni fa, quando fecero la loro comparsa sul Corriere dei Ragazzi e sul Corrier
Boy, quindi Mondadori ha voluto creare un fittizio trait d’union con i fascicoli delle storie brevi editi anni fa da
Nuova Frontiera, puntando sulla presunta prurigine del contenuto: in effetti in
copertina campeggia una donnina che, per quanto effettivamente ripresa da una
delle storie, c’entra ben poco col contenuto.
Non c’è lo straccio di un
redazionale e, cosa assai più grave, mancano del tutto le indicazioni sulla
paternità delle sceneggiature, ideate da personalità del calibro di Mino Milani
e (credo) Alfredo Castelli. In epoca virtuale possiamo recuperare queste
informazioni ad esempio da qui ma
oltre a non rendere giustizia agli autori originali (che si sarebbero potuti citare
genericamente nel colophon) ciò crea il rischio che il solito lettore povero di
spirito, viste attribuite tutte le storie al solo Manara, ritenga per principio
che siano porcherie prima ancora di leggerle visto che, come va tanto di moda
dire, Manara è un ottimo disegnatore ma non sa scrivere.
Al di là di queste
considerazioni, il volume mi è proprio piaciuto visto che va a colmare alcune
lacune che avevo nella produzione di Manara. Pur essendo palesemente stato
stampato a partire dalle scansioni delle riviste (non potevano recuperare da lì
i nomi degli sceneggiatori? I riferimenti alle macro-serie in cui erano
inserite questi “liberi” si sono pure presi la briga di toglierli…), il
risultato è buono e anche le pagine che in origine erano a colori, qui rese con
toni di grigio, sono stampate in maniera più che accettabile.
Il materiale è tratto dal periodo
della “prima maturità” di Manara, quando era riuscito dopo alcuni tentativi
infruttuosi a fare il salto di qualità e a passare dai pornetti alle pagine del
“Corrierino” in quello che forse fu il periodo migliore della testata. Se non
vengono indicati i nomi degli sceneggiatori figuriamoci se c’è lo straccio di
una indicazione sulla data di pubblicazione originaria delle storie, comunque la Storia del fumetto ci
insegna che la collaborazione di Manara col settimanale durò dal 1974 al 1976 e
d’altra parte la collocazione temporale è evidente anche dall’ambientazione
delle storie stesse.
Si tratta infatti di fumetti
inseriti nei vari filoni del “Fumetto-Verità”, dell’Inviato nel Tempo e di La Parola alla Giuria, in cui erano presenti
massicci riferimenti all’attualità del tempo anche se le vicende erano
ambientate in epoche diverse. Oltre agli splendidi disegni di un Milo Manara
già bravissimo in queste storie si nota l’alta qualità dei testi. Il Corriere dei Piccoli non era Lanciostory e si vede: ogni tanto
affiora un intento didattico nei testi di alcune storie, così come ci sono
delle forme di autocensura per cui i “buoni” non ammazzano mai e le eventuali
morti non sono mai rappresentate in maniera cruenta (salvo laddove
effettivamente indispensabile, vedi il processo ad Attila), però la sapiente
architettura di alcune trame o l’originalità di certi soggetti rendono la
lettura piacevole anche a un pubblico adulto e smaliziato, tanto più che ogni
tanto fa capolino una certa ironia – da qui la mia ipotesi che Castelli abbia
scritto alcuni di questi fumetti.
Il volume raccoglie anche Chris Lean, una serie del Corrier Boy con cui evidentemente si
cercava di percorrere la stessa strada di Intrepido
e Lanciostory, che Manara abbandonò
al secondo episodio a causa dell’avversione per la professione del
protagonista. Dopo aver finalmente letto questi episodi mi pare che la sua
idiosincrasia fosse esagerata: è vero che Chris Lean era un poliziotto ma i
suoi nemici erano altri poliziotti corrotti. Ma c’è poco da fare: erano altri
anni. Chris Lean è stata una serie
importante visto che dopo l’abbandono di Manara vi si fecero le ossa altri nomi
poi diventati importanti del comicdom nazionale, fra tutti Luigi Piccatto.
Riflettendo sul fatto che Un Fascio di Bombe è contemporaneo a
questi fumetti, e che lì Manara non era molto ispirato (ma io resto convinto
che ci mise mano anche qualcun altro), credo che Il Corriere dei Ragazzi pagasse bene i suoi collaboratori, quanto
bastava a Manara per prendersi tutto il tempo necessario a trovare la
documentazione e a lavorare di cesello sulle sue elaboratissime tavole.
Con o senza la paraculaggine
della Mondadori, questo volume è un acquisto indispensabile per i fan di Manara,
del Corriere dei Ragazzi e del
fumetto italiano in generale.
Fortunatamente certe scempiaggini in Mondadori sono finite, proprio con l'avvento della Mondadori Comics. Mi piacerebbe leggere questo volume e forse me lo procurerò. Un Fascio di Bombe è stato stampato qualche tempo fa anche in un volume unico dalla torinese Q-Press (QUI). Castelli, Gomboli e Manara. Almeno di questo, gli autori sembrano sicuri.
RispondiEliminaLa versione che ho io di Un Fascio di Bombe è proprio quella. Secondo me ai disegni Manara è stato supportato da qualcun altro, certe immagini non sembrano proprio sue.
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