Si conclude la trilogia dei
Paperi dei fratelli Rincione, puntando i riflettori sul pontefice miliardario
padre di PaperUgo
e di PaperPaolo.
La vicenda non si perde nella
metanarrazione ma diventa una metafora lucidamente desolata della condizione
umana: da una parte la moltitudine di derelitti, i Paperi, che devono
sottostare ai capricci dell’elite al potere, i Topi. Nemmeno il ricchissimo sosia
di Paperone sfugge a questa logica e pur con tutti i miliardi che ha
accumulato, e che fanno impallidire persino un Topolino berlusconiano
fiancheggiato da Pippo e Pluto, vedrà calpestate le sue ultime volontà.
Il motore centrale della storia è
infatti la chiamata al capezzale del pontefice morente del trio
Topolino-Pippo-Pluto perché il vecchio papero agonizzante vuole sincerarsi che
il suo testamento sia rispettato in cambio della consegna del monile a cui è
più affezionato, la moneta Numero Uno. Grazie a questo espediente veniamo
edotti sui rapporti tra i protagonisti della miniserie, che nel suo insieme
risulta adesso molto più chiara e coerente.
One$ può essere visto come metafora di tante cose, tra cui anche il
rapporto tra fruitore e opera dell’industria culturale oppure la connivenza tra
religione, politica e affari, ma a livello puramente narrativo serve come
chiave di lettura delle due precedenti uscite e suggerisce la causa delle
derive desolate e devianti che hanno coinvolto PaperUgo e PaperPaolo. Marco
Rincione ha però optato per un uso massiccio del flusso di coscienza che
sicuramente è un ottimo espediente per rivelare informazioni in maniera
naturale, ma che blocca un po’ il ritmo della narrazione anche per le massicce
derive esistenziali che la permeano. Veramente simpatici i camei di due altri
personaggi disneyani, che danno una certa aria di familiarità al lettore e
aggiungono una patina di beffardo scrupolo filologico alla vicenda.
Così di primo acchito le tavole
di One$ mi sono sembrate quelle più
curate di tutta la miniserie (molto suggestive le pennellate piatte e dense
della vignetta centrale di pagina 19), ma a ben guardare ogni tanto Giulio
Rincione ha tirato via alcuni dettagli: non ho capito ad esempio se il
mucchietto di monete appena accennate in basso a destra a pagina 13 sia stato
lasciato volutamente abbozzato oppure se il disegnatore si sia dimenticato di
terminarlo.
Alla fine non credo che metterò Paperi tra il Meglio del 2016, dove lo
avevo preventivamente inserito, ma si è trattato comunque di una bella ventata
di aria fresca.
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