domenica 4 giugno 2017

Airboy

Preso principalmente per i Fumettisti d’Invenzione ma con la speranza che fosse comunque interessante. Non mi è andata bene. Airboy racconta di un tentativo di rilancio del vecchio personaggio libero da copyright da parte della Image che lo affida al recalcitrante sceneggiatore James Robinson.
Robinson si descrive come una persona disgustosa, pessimo marito perso tra droghe pesanti e autocommiserazione. Col suo sodale superdotato Greg Hinkle, che ha scelto come disegnatore, va in giro per i locali di San Francisco a strafarsi e a scopare la prima che passa, finché Airboy in persona compare nelle loro vite.
Immaginando che si tratti solo di un’allucinazione dovuta alle sostanze psicotrope e all’alcol (non disdegnando però anche altre spiegazioni) i due stanno al gioco e danno corda all’eroico e ingenuo Airboy finito nella sordida San Francisco contemporanea, finché questi esasperato li trasporta nel suo mondo di fantasia dove dovranno contribuire alla causa degli eroi aviatori che combattono contro i nazisti.
Il giochetto metanarrativo è alla fine solo la scusa per inanellare stereotipi, le battute sono spesso scontate (ma alcune fanno sorridere) e il maledettismo egocentrico di Robinson risulta esagerato e fasullo – e spero bene che lo sia: se uno si spara veramente tutti quei cocktail di droghe si guarderà bene dal dirlo pubblicamente. Non capisco proprio il vittimismo dello sceneggiatore, né trovo elegante che getti i suoi problemi e le sue paturnie in faccia al lettore: sicuramente non sarà ai livelli di popolarità di Gaiman o Moore ma mi pare che abbia comunque un suo seguito, e soprattutto che continui a lavorare nel settore. Certo, piangendosi addosso Robinson si è risparmiato la fatica di trovare qualche idea originale con cui portare avanti la trama.
Il finale di Airboy, poi, è decisamente banale (anche il cazzo enorme di Hinkle era un sogno) e finanche patetico col suo messaggino implicito sulla necessità di voltare pagina.
Robinson spiega di aver scelto proprio Hinkle come disegnatore perché si discosta dallo stile classico dei disegnatori americani. Detta così sembra una buona notizia, ma purtroppo Hinkle si differenzia dagli altri autori di comic book perché è esasperatamente caricaturale. È innegabile che molte tavole siano state costruite con abilità e che in generale abbia dedicato molta cura ai dettagli, ma comunque non è il mio genere.
Anche in riferimento ai Fumettisti d’Invenzione Airboy presenta qualche problema: come lo categorizzo? Lo inserisco in una voce a sé o parto da quella dell’Airboy originale, di cui effettivamente può essere considerato una versione?

3 commenti:

  1. Finanche ? Sarò sicuramente un rottame alla deriva, ma preferisco un rugginoso financo.
    Jimmie Robinson era the next big thing negli anni novanta. Mamma DC aveva apprezzato Golden Age, ma aveva deciso che era da rubricare come Elseworld - in fondo aveva qualcosa dei Wathcmen di Moore - e da quel progetto , in qualche modo, era stato reso cool il punto di vista pop di cui è ripieno il suo Jack Knight/Starman. In quei gg JR era ovunque - Firearm per la Malibu , Cable e Generation X per la Marvel , Leave to Chance e WildCats per la Image - ed è in giro, come segnali, da allora e per pù publishers, ma i fans non aspettano i suoi lavori con lo stesso entusiasmo che dedicano ai suoi colleghi Morrison , Ellis e Millar. Mi spiace di leggere che il suo Airboy non sia poi così interessante perché ho apprezzato le sue cose nel decennio dei comics fracassoni , persino cose che non toccheresti nemmeno con un grissino lungo un metro come un singolo numero di Legends of the Dark Knight disegnato da Tony Salmons con Bats che scala un grattacielo come fosse un videogame per impedire ad un mobster di prendere il volo, letteralmente, con un elicottero. Tra le difese schierate persino un gorilla. Praticamente una storia di zio Paperone e i Bassotti in puro stile anni settanta.

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  2. Non so se esista oggi uno stile nei comics americani di supereroi. La Marvel ha Deo jr e la Dc Jim Lee, ma il fandom compera anche Adrian Alphona, Emma Rios, Skottie Young, Felipe Andrade ed altri ancora che sono molto lontani dal classico stile derivato dalla lezione di Neal Adams.

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    1. il correttore automatico mi dava "financo" come errore e io ci sono cascato con tutte le scarpe nonostante sappia benissimo quanto è inaffidabile.
      So goes life. Non correggo ma tengo per futura memoria.

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