Dopo millenni ho comprato un
albetto bonellide Cosmo. Anche se non si tratta di BéDé, la riduzione di
formato e la qualità della carta usata hanno penalizzato non poco anche questo
comic book.
Sirens è una saga di fantascienza scritta e disegnata dal rigoroso
e meticoloso George Perez, uno dei pochi disegnatori statunitensi che
effettivamente ammiro, e che non a caso mi sembra non godere più della stima di
una volta in quest’epoca di mangafilia, ostentato pupazzettismo, e fraintese
velleità artistiche, a testimonianza della sua qualità.
Perez parte da due concetti
generici di base: da una parte c’è un nutrito gruppo di eroine di cui finge di
tracciare una continuity pluridecennale,
dall’altra c’è l’accavallarsi di mondi alternativi, epoche diverse e versioni
differenti delle stesse protagoniste. Il risultato è molto confuso.
Io non sono diffidente a priori
dei disegnatori che si scrivono da soli le storie, ma Perez forse avrebbe tratto
beneficio dall’aiuto di qualcuno che riorganizzasse meglio tutta la carne che
ha messo sul fuoco o che ne avesse tagliato i brandelli più inutili. I
personaggi da gestire sono oggettivamente troppi (le Sirene del titolo sono in
totale 15, anche se solo circa la metà di loro ha un ruolo rilevante) e Perez
sente la necessità impellente di mettere un colpo di scena in ognuna delle sue
tavole già strapiene di dettagli. Dopo un primo capitolo in cui c’è una
sommaria presentazione di alcune di queste eroine perse in epoche e contesti
diversi (senza però mai arrivare al dunque), la “vera” trama cerca di decollare
col secondo comic book originale ma si sfalda nei rivoli di una architettura
complicatissima a tratti contraddittoria e troppo manifestamente metanarrativa.
Sorpresa inaspettata, una delle eroine è una fumettista nella sua identità
segreta (perlomeno, in una delle realtà alternative), quindi Perez mi ha almeno
dato materiale per i Fumettisti d’Invenzione.
Sirens è in estrema sintesi la storia della lotta di Highness,
leader delle Sirene, contro l’arcinemico Perdition, dopo un precedente cataclisma
che parrebbe essere stato causato dalle stesse Sirene (che per questo sono
sotto accusa da un tribunale galattico) e in cui anche le uova di drago (in
realtà alieni) hanno un ruolo fondamentale. Di più non ho saputo né voluto
capire. Avesse avuto l’ironia di Alan Moore o la chiarezza espositiva di Warren
Ellis o la goliardia di Grant Morrison, questa miniserie in sei albi sarebbe
forse stata piacevole. Così non lo è affatto, e il complesso gioco di rimandi,
sorprese e voltafaccia continui finisce per diventare noioso. Certe battute
metanarrative, poi, Massimo Mattioli le faceva già 35 anni or sono.
Anche sui disegni ci sarebbe un
po’ da ridire. È vero che il particolare stile di Perez, pulito ma
dettagliatissimo, è penalizzato dal formato ridotto (ma curiosamente le tavole
doppie si leggono meglio che sui brossurati 17x26 vista la diagonale diversa
che permette di spostare le due metà più al centro delle pagine), così come i
colori e l’inchiostro nero vengono assorbiti dalla carta confondendosi un po’.
Ma è innegabile che ogni tanto lo stesso Perez abbia preso un abbaglio a
tagliare un mento troppo vicino alla bocca, o abbia sbagliato di mettere in
prospettiva un naso o ancora abbia reso un po’ tozze le anatomie di alcune
donne che dovrebbero essere atletiche. Niente di drammatico, comunque, e anzi
avercene altri disegnatori come lui sulla scena dei comic book statunitensi:
meglio la sua vignetta meno riuscita di tutti i lavori di Ramos e Templesmith
messi insieme.
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