giovedì 29 novembre 2018

Linus 11/2018

Tra una cosa e l’altra riesco a parlare dell’ultimo Linus di Igort solo adesso, quando il prossimo uscirà tra pochi giorni…
Era già presente allo stand Oblomov di Lucca, ovviamente, ma io l’ho preso qualche giorno dopo, in tempo per elaborare l’impressione funesta che campeggiava sulla copertina. Alla fine ho deciso che Jack Kirby non bastava ad allontanarmi dalla testata, tanto più che veniva promesso anche dell’Andrea Pazienza inedito.
Il numero novembrino di Linus alla fine è stato una lettura più che piacevole, considerata la rotazione un po’ casuale delle serie sulla testata credo di essere stato fortunato. Grandiosi come sempre i classici Peanuts, Calvin & Hobbes, Little Nemo (stavolta non si avverte poi molto la necessità di un formato più grande) e Copi; ho letto persino Barnaby, anche se probabilmente devo avere già queste strisce da qualche parte: carino, anche se sempre decisamente anodino.
Per giustificare il sopratitolo del mese, Igort ha commissionato due storie brevi (ma proprio brevi: due tavole a testa) a Fior e Bacilieri: la prima è una tranche de vie probabilmente autobiografica, che mi tornerà utile per i Fumettisti d’Invenzione, la seconda è un tristissimo spaccato metropolitano magnificamente retinato al computer.
Due le nuove proposte: Elisa Macellari scrive e disegna Il primo uomo sulla terra, quattro tavole che avrebbero reso di più come racconto illustrato che non come fumetto; Tom Gauld coi suoi Literary Cartoons inanella una perla di raffinato umorismo dietro l’altra, e chi se ne frega se i disegni non sono proprio accattivanti.
Per il resto, i “soliti noti” si mantengono pressoché stabili. Richard Short col suo Klaus ogni tanto colpisce in pieno il bersaglio mentre altre volte lo manca, Tonetto racconta con Rufolo una barzelletta un po’ troppo diluita, la InkSpinster di Deco accenna a decollare solo occasionalmente.
Quello che per me è il meglio della rivista si conferma tale: la Marzocchi infittisce la trama de Il mondo di Niger, Merendino di Mò è simpaticissimo (qui poi è presente con un’unica storia lunga) e Perle ai porci è sempre corrosivo e divertentissimo. Stavolta ho apprezzato persino I quaderni di Esther, in cui Sattouf ci mostra la protagonista che si sta ormai affacciando all’adolescenza.
Unica delusione tra le serie, per quanto relativa, è stata Jopo de Pojo: Joost Swaarte non riesce a gestire bene la dimensione della storia “lunga” di 16 pagine, e si inventa una situazione assurda dietro l’altra pur di far procedere la storia, che non ha neanche una vera trama e che non è sempre divertente come probabilmente vorrebbe essere. Ma forse a leggerlo nel 1974 questo episodio sarebbe sembrato geniale.
Questo per quel che riguarda la parte a fumetti, quella scritta si mantiene costante a un livello quanto meno interessante (piuttosto toccanti i due racconti di questo numero, Titipu di Andrew Sean Greer e Sara di Viola di Grado).
E la promessa e la minaccia che campeggiavano in copertina? Di Pazienza vengono presentate due gigantesche tavole a fumetti orizzontali dell’epoca del Liceo Artistico: strepitose. La brossura di Linus ne penalizza la lettura a meno che non si voglia proprio spalancare la rivista (oltretutto sono state inserite tra le primissime pagine) ma viste le dimensioni non si sarebbe potuto fare diversamente – poi magari tra qualche anno la Cosmo le ristamperà in formato bonellide. Il Kirby inedito sono in realtà i bozzetti per il film mai realizzato Lord of Light, alla base della storia di Argo di cui Barry Ira Geller racconta genesi e retroscena. Tra testo e immagini sono ben 11 pagine, ma passano in fretta.

2 commenti:

  1. Buonasera, lascio un commento per richiedere una delucidazione: mi pare di capire che jack Kirby non ti piaccia, anzi non solo, le parole "impressione funesta" danno l'impressione che sia addirittura un deterrente per qualsiasi lettura da parte tua. Cortesemente, potrei chiedere da dove nasca tanta disistima verso questo autore?

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    1. Anatomie assurde, bocche perennemente spalancate su volti inespressivi, unghie bidimensionali dipinte sulle dita (dita tutte della stessa lunghezza), gamma di posture tutto sommato ridotta, pallini neri a riempire gli sfondi "tanto per". Giusto le prime cose che mi sono venute in mente.
      Figurati che nemmeno da bambino mi piaceva, come non mi piaceva nemmeno Ditko. Ma più che altro la santificazione assoluta e acritica me lo rende intollerabile. Figurati che un amico di Lucca frequentatore del blog mi tende agguati in loco con vecchi comic book originali per provocarmi!
      Poco male per la memoria di Kirby, tanto sono il solo a pensarla così (o almeno a dirlo).

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