Graphic novel che riassume
l’infanzia di una bambina napoletana mentre in sottofondo si dipana la Storia
recente d’Italia.
A volersi lasciare trasportare, Quasi signorina occasionalmente diverte
e commuove ma come tutti gli altri prodotti simili dà l’impressione al lettore
di essere un voyeur che spia l’intimità di una famiglia e peggio ancora di una
ragazzina cercando gli aspetti pruriginosi, che in effetti non mancano, con la
scusa della pretesa artisticità del prodotto (Persepolis avrebbe avuto lo stesso successo con un protagonista
maschio? Ne dubito).
Unica concessione alla semplice
cronaca, la protagonista ha dei dialoghi immaginari con Diego Armando Maradona
che riveste così il ruolo dell’Elvis di Una
Vita al Massimo o del John Wayne di Preacher.
Sono rimasto colpito nel
constatare come, nonostante l’autrice abbia dieci anni meno di me, condividiamo
un immaginario comune (Drive-in, i
Masters, ecc.), forse a testimonianza di quanto gli anni ’80 siano stati una
fucina di miti popolari la cui eco è durata a lungo. E in maniera più
disarmante mi ha colpito constatare come trent’anni fa la situazione economica
italiana fosse drasticamente diversa da quella attuale, e una famiglia composta da un padre
conducente d’autobus che arrotonda facendo il grafico e una madre infermiera potesse
permettersi di abitare in uno stabile come quello descritto e farsi delle
vacanze come quelle che racconta l’autrice.
Vista la categoria merceologica
in cui è inserito il suo fumetto, Cristina Portolano ce la mette tutta per
disegnare peggio che può, ma purtroppo per lei e fortunatamente per il lettore
il suo evidente talento viene inevitabilmente alla luce alla faccia dell’etichetta
del graphic novel. La scelta di virare il tratto in 3 o 4 tonalità pastello
rende bene l’idea dell’evanescenza dei ricordi, ma alla fine uniforma tutte le
sequenze senza dare maggior risalto a quelle che potevano essere più
coinvolgenti a livello emotivo. Ma forse l’autrice voleva proprio ottenere
questo risultato.
Sicuramente come graphic novel è
migliore di moltissimi altri prodotti che rientrano nella stessa categoria, soprattutto
dal punto di vista grafico, ma francamente dopo avere finito di leggere Quasi signorina non vedevo l’ora di tuffarmi
negli ultimi numeri di Il Morto e Battaglia.
A integrazione del fumetto ci
sono due pagine di documentazione di cui si è servita l’autrice (foto di
famiglie, le lettere di Barbie, ecc.) e un codice QR con cui accedere alla
colonna sonora consigliata durante la lettura del volume.
Una volta quando parlavo di "fumetto d'autore" molti si incazzavano perché sembrava offensivo nei confronti del "fumetto popolare" (si ledeva l'immagine di Sua Maestà Bonelli). Oggi tutti parlano di "grphic novel" e nessuno s'incazza. Evidentemente molte cose sono cambiate.
RispondiEliminaStesso ragionamento che ho fatto anch'io varie volte. Gli stessi che negavano l'esistenza di un fumetto d'Autore (come se si potesse dire che non sono legittimi nemmeno il cinema d'Autore o la musica d'Autore) usavano questo termine quando faceva comodo, vedi albi "Un Uomo Un'Avventura" di Pratt pubblicizzati sugli albi Bonelli. Ma mi ricordo anche le crociate su Fumo di China per questa cosa del fumetto d'Autore.
EliminaAdesso hanno il "graphic novel". Ben gli sta.
Segnalo a tutti coloro che incappano in questo pregevole diario elettronico che il cartoonist Mailo Manari sta lavorando ad un graphic novel nomato, per ora, Tina Port ed il morto in battaglia che racconterà di una ragazza del 21mo secolo che non trova lavoro, nonostante un master, se non nella biglietteria di un drive in - ultimo avamposto di un immaginario che va da Corman a Lansdale - da qualche parte nel Texas. Comincerà a dialogare con i personaggi sullo schermo fino a che il suo evidente talento per il surreale non la farà incontrare proprio uno di questi uomini di celluloide. Seguirà il ribelle Elvis Duke in una avventura tra i fumi di una Cina pulp come era in giorni più semplici in cui un crepuscolo era carico di promesse. All'inizio dell'anno prossimo nella collana Le Storie della SBE.
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