venerdì 5 luglio 2019

Historica 81 - Seconda Guerra Mondiale - Eagle: L'aquila americana

Secondo trittico che conclude la serie delle Aquile, meritoriamente presentata da Mondadori in due soli volumi consecutivi. Stavolta il protagonista ha il corpo di James O’Brady e la personalità di Hans Raeder.
Come già avvenuto nello scorso numero, col primo capitolo La tempesta viene introdotto il personaggio principale e l’ambiente che gli ruota attorno. James è il giovane rampollo di Seamus, un ex aviatore statunitense che a seguito di una ferita subita durante la Prima Guerra Mondiale (non ho trovato corrispondenza con il precedente volume) ha dovuto rinunciare a volare ma ha costruito un impero economico nel settore dell’industria pesante. Miliardario spregiudicato, ha già deciso il futuro del figlio ed è ben lieto di fare affari con i nazisti. Il rapporto tra i due degenera: diseredato, James si arruola nell’USAAF e così può concretizzarsi l’evento alla base della serie.
Il secondo episodio, Doppio gioco, mostra il difficile inserimento di Hans/James nelle file di quelli che per lui dovrebbero essere i nemici (tanto che qualcuno giustamente sospetta di lui), insieme ad alcune nefandezze che compie. A differenza di Adler, qui l’elemento sovrannaturale è più marcato e quasi manifesto, anche se ancora ammantato di mistero.
Nell’ultimo capitolo, Alle origine del male, si scioglie il nodo centrale di questa storia bicefala dal punto di vista di James rimpossessatosi del suo corpo, dopo una trentina scarsa di pagine che raccontando delle vicissitudini belliche di Hans. Il volume si conclude con una domanda, un finale aperto che difficilmente troverà seguito con ulteriori episodi.
Con mia sorpresa, gli autori sono cambiati rispetto a quelli di Adler: d’altra parte, per quanto i disegnatori francesi moderni siano digitalizzati, realizzare sei albi in tre anni è un’impresa impossibile. Lo sceneggiatore Wallace (al secolo Stéphane Carpentier) ha comunque uno stile identico a quello di Buendia: infila un sacco di roba nello spazio canonico di un albo francese da 46 tavole, col risultato di sembrare un po’ affrettato e di non approfondire più di tanto certi personaggi, che a volte compaiono sulla scena senza alcuna spiegazione che ne giustifichi la presenza, visto che non c’era lo spazio materiale per mettercela. Va poi detto che non amando le scene di combattimento aereo ho trovato più interessante la sottotrama col padre di James e il geologo Cabrini che cercano petrolio in Africa, ma ovviamente essendo un elemento satellitare non le viene dedicato lo spazio che avrebbe meritato.
Julien Camp è sicuramente un bravo disegnatore, ancora più lodevole se pensiamo che questo è il suo esordio nel campo del fumetto. Il suo tratto è però poco marcato e a questo va aggiunto che il lavoro coi colori digitali, per quanto molto buono (ottima la resa dei riflessi e dei corpi immersi nell’acqua), è un po’ troppo marcato e invasivo. Molte vignette sarebbero perfette come illustrazioni, ma in generale mi è sembrato di vedere le schermate di un videogioco più che delle tavole a fumetti.
Nel complesso l’operazione Adler/Eagle non ha forse avuto la possibilità di svilupparsi compiutamente. Non dico che sia stata un’occasione mancata, ma di carne al fuoco ne è stata messa tantissima e alcuni aspetti di entrambe le storie avrebbero meritato un maggiore approfondimento. Certo, affidare a degli autori poco conosciuti delle serie più lunghe di tre episodi o volumi più corposi dei soliti sarebbe stato un bell’azzardo. Anche se non mi riferivo all’aspetto sovrannaturale della vicenda, vedrei bene un ulteriore trittico con protagonista il deus ex machina Sailosi ma probabilmente lo dico influenzato da Berceuse Assassine di Tome e Meyer. In definitiva, forse è meglio accogliere il suggerimento di Sergio Brancato che nell’introduzione parla della serie come di un’analisi della natura umana, senza farsi troppe domande o rimpiangere le possibili diramazioni che non sono state prese. Tanto per gli amanti di aerei questi due volumi saranno una goduria in ogni caso.
Marchio di fabbrica della collana Historica, a pagina 142 c’è l’inversione di due battute.

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