martedì 23 luglio 2019

Il Morto 38: Un segreto da custodire

Forse nella mia edicola di riferimento lo avevano nascosto particolarmente bene, forse la Menhir ha indicato il mese d’uscita sbagliato, sta di fatto che l’ultimo numero de Il Morto datato maggio 2019 io l’ho trovato solo la scorsa domenica. Visto che l’elenco delle fiere in terza di copertina è aggiornato a quelle estive immagino che il motivo della discrepanza sia il secondo, e che il mese viene indicato tanto per dare la parvenza di rispettare la dichiarata bimestralità. Comunque l’importante è che l’ho trovato.
Contrariamente a quanto lasciava intendere il mezzo cliffhanger con cui si era concluso lo scorso numero, Un segreto da custodire è una storia a se stante. Peg si unisce a una comitiva diretta alla volta di Prato e dintorni su un furgoncino della FIT che effettua un servizio a chiamata. L’autista del mezzo ha bisogno di lavorare e si fa mettere a posto alla meno peggio un guasto che potrebbe compromettere il viaggio. E infatti, come da copione, il furgoncino si rompe proprio nei pressi di Buria, una località tagliata fuori dal circuito stradale e che per questo è ormai praticamente deserta. Unici abitanti rimasti: una ragazza che gestisce un albergo, suo cugino e suo padre, un vecchio che non si vede mai ma che si sente quando batte i muri.
Giovacca imbastisce insomma un nuovo omaggio alle atmosfere del primo Pupi Avati, con una particolare attenzione alla provincia italiana (consulenza per il dialetto di Roberto Lari), una sapiente creazione della suspense e l’inevitabile rivelazione macabra. C’è anche spazio per l’umorismo grazie all’eterogenea comitiva di viaggiatori con cui si trova Peg; alla vecchina rompiballe io ho preferito il fiscalissimo impiegato dell’Agenzia delle Entrate, peraltro più funzionale alla risoluzione della vicenda.
Il Morto si fa vivo sul finale come da ormai consolidata abitudine, e anche stavolta resta l’impressione che la storia si chiuda un po’ troppo in fretta, per quanto sia stata una lettura piacevole.
I disegni di Piero Conforti sono buoni come sempre, la new entry Christian Urgese alle chine valorizza ancora di più la parte grafica. Forse mi sono lasciato suggestionare dal fatto che c’è un nuovo inchiostratore, ma mi sembra che certi dettagli, in particolare le mani, siano più curati che in precedenza.
In appendice la storia breve Darvin Awards: il soggetto di Gianluca “Javitt” Vici T. sarebbe anche simpatico (la sceneggiatura è invece un po’ confusa) ma i disegni di Dario Tuis sono veramente dilettanteschi. Immagino che si tratti di un fumetto di qualche anno fa ristampato in questa sede dopo un primo passaggio su rivista.

11 commenti:

  1. Proprio nei giorni in cui Pupi Avati è tornato a dirigere un film " di genere " come al tempo della casa delle finestre che ridono ! Una standing ovation per il team de Il Morto che ha fatto uscire in ritardo il tascabile per agganciare la notizia e sfruttarne il traino...

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  2. Nel caso il sig. Giovacca anche oggi stia leggendo il tuo blog, mi permetto di suggerire una idea per un tascabile da affiancare al Morto nelle edicole del regno: Pupi Avatar, la storia di un cantastorie che siede nel crepuscolo e racconta usando dei burattini favole noir e tristi e comiche al tempo stesso. Disegni in stile Jim Mahfood ( al tempo di Grrrl Scouts o dello one shot della Generation X della Marvel ndr ).

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    1. Per te DOTTOR PROFESSOR Giovacca.
      Comunque Pupi Avatar è un calembour geniale! Certo, per te Jack Kirby è un genio ma credimi: non volevo offenderti.

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  3. Genio e la ragione per cui dopo oltre 40 anni leggo ancora comics. Non necessariamente di King Kirby. Sono invecchiato e male e quindi scelgo anche altro, ma resta l'innesco come per te - immagino - sarà stato altro.

    King Kalembour crede di essere + buffo dei suoi buffoni di corte e li ammorba colle sue freddure alle quali non possono sottrarsi x tema di perdere la testa. Strisce alla Wiz of Id disegnate alla Luz di Catarsi. Su Linus of course.

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    1. striscia tipo di King Kalembour:

      prima vignetta: KK al lavoro al tavolo da disegno qualche decennio fa.

      seconda vignetta: fumetto nel fumetto di Capitan USA o I Meravigliosi 50 (Stati) o un altro così. Bocche spalancate soprattutto quando non serve, piedi a cacciavite, unghie dipinte su dita piatte, pallini pallini pallini.
      Dialoghi-tipo del fumetto-nel-fumetto: "Il comunismo non vincerà, Professor Fato!" "Adesso vi insegniamo cos'è la libertà, popoli oppressi dell'est!" "L'America e il suo stile di vita è la vostra unica speranza contro la barbaria rossa!"

      terza vignetta: KK in tempi più recenti piagnucola: "Ooooh... mi hanno fregato le tavole originali..."

      Tu con l'età peggiori, ma pure io divento assai stronzo, accidenti.

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    2. ehm, sì, "barbaria"... KK è un giovincello poco istruito del Bronx, cosa che non gli impedì di diventare un self-made man. E che bene che si self-fece.
      Magari intervenisse J_D_LaRue per elevare il dibattito.

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  4. A me piace. Sarà che effettivamente colla età peggioro, ma quando leggo un riferimento alle mitiche Kirby Krackles ( pallini pallini pallini ndr ) il mio cuore perde un battito. Grazie grazie grazie. Graz

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    1. Kruel King Kirby Kalembour Krakcles Kreativity Kontinuously, Kreating Kretin Kharacters (Kang Konqueror). Kazzo.

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  5. Le allitterazioni di Stan The Man Lee ! Sempre sospettato fossi un Marvel Zombie. Ecco perché il tuo tascabile preferito si chiama Il Morto...

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    1. Giustamente Stan Lee dopo morto è diventato Il Santo.

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