Si conclude la poco entusiasmante
avventura asiatica di Blake e Mortimer cominciata nello scorso volume.
Mortimer è stato catturato insieme al doppiogiochista che gli riassume il resto
degli scritti di Sho e Blake parte al suo inseguimento. Per farlo non ricorre
tanto al suo intuito quanto alla fortuna sfacciata che arride ai due, che fa
incontrare loro i personaggi e gli indizi giusti al momento giusto.
La politica più brutale si sposa
con il mito quando al campo di prigionia del generale Xi-Li Mortimer (trattato
come Robert De Niro ne Il Cacciatore)
è costretto a partire alla ricerca della mitica Valle degli Immortali dove
magari troverà il rimedio magico per il redivivo amico Nasir, mentre il suo
accompagnatore/ricattatore ha mire ben più materiali.
Il millesimo braccio del Mekong si muove tra realismo e leggenda,
intrecciando una trama abbastanza coinvolgente ma senza giustificare mai quel
paio di elementi sovrannaturali sparsi per il volume. Yves Sente si inventa un
sistema elegante (niente di originale, comunque) per giustificare la presenza dei
“draghi”, che campeggiano anche nella suggestiva copertina, ma poi finisce per
mandare tutto in vacca con il solito abusato trucchetto del fatto che “era
tutto un sogno” anche se alla fine quello che Mortimer cercava l’ha ottenuto,
senza approfondire minimamente come possa averlo fatto e senza avanzare spiegazioni
che non siano soprannaturali. Oltre che un meccanismo banale mi pare poco in
linea con lo stile dei fumetti di Blake e
Mortimer. Sì, ok, c’è anche Il
Mistero della Grande Piramide, ma lì se ben ricordo c’è solo lo snodo
finale che potrebbe essere sovrannaturale, e comunque non esclude una spiegazione razionale.
Inoltre in alcune occasioni si
sfiora il ridicolo: la citazione di Odilon Verjus del volume precedente qui diventa una presenza concreta con un peso ben maggiore. Per quel poco che
lo conosco, adoro Odilon Verjus,
ma che c’azzecca con Blake & Mortimer? L’aggressione dei panda, poi… oltretutto disegnati con uno stile più
realistico, poco amalgamato col resto.
L’avventura si conclude con una
battaglia aerea forse un po’ affrettata, utile comunque a spiegare perché dello
Skylantern non ci sia traccia nel resto della saga di Blake e Mortimer (La Valle
degli Immortali si svolge subito dopo Il
Segreto dell’Espadon) e per ribadire quanto questo dittico vada letto come
un’avventura leggera da gustarsi con tutti gli stereotipi del genere senza
farsi troppe domande. Vedi il travestimento di Olrik… Può darsi che sia anche servita
da pretesto per Yves Sente per omaggiare l’Esercito di Terracotta con tutto il
significato simbolico che si porta dietro, o che comunque gli attribuisce alla
fine. Ma questa è solo una mia ipotesi.
L’edizione Alessandro è molto
curata, segnalo solo che in un necrologio un caro estinto era… «armato» da
tutti.
I disegni di Berserik e Van
Dongen non mi hanno convinto. La loro linea chiara mi sembra più adatta per un
contesto umoristico piuttosto che per una storia di Blake e Mortimer. Tra
l’altro, ogni tanto si prendono qualche deroga dall’anatomia e ho notato che
occasionalmente posizionano degli elementi di contorno come mattoni o nuvole o
foglie in maniera “sbagliata”, cioè accanto alla testa dei personaggi, come se
fossero quei tratteggi o quelle gocce stilizzate che servono a evocare tensione
o risentimento.
Questo secondo episodio è
migliore del precedente,
in cui succedeva poco o nulla, e a voler sospendere opportunamente l’incredulità è
abbastanza simpatico. Ma per me questo dittico è il punto più basso tra quanto
prodotto per i “nuovi” Blake e Mortimer, anche peggio dell’Onda Septimus
in cui tra le varie sciocchezze affioravano anche spunti originali.
Ormai leggere Blake e Mortimer è diventato per me un guilty pleasure. Lo faccio (anche se prendendo i volumi in biblioteca, ché di acquistarli non se ne parla), sì, ma è dai tempi de Lo strano appuntamento che non trovo una storia che - sia pur con difetti, per carità - mi faccia dire "beh, tutto sommato ne valeva la pena". Spesso ci sono idee intriganti alla base, ma le buone intenzioni vengono rovinate da questa o da quella trovata di pessimo gusto.
RispondiEliminaQuesto non mi arrischio nemmeno a leggerlo (la prima parte pessima).
Vediamo che combineranno le nuove leve Bocquet e Fromental, in compagnia dell'ottimo Aubin (il miglior disegnatore della ripresa, assieme a Benoit), sul prossimo episodio.
Eeeeeeeh, esagerato! Non tutti mi sono piaciuti allo stesso modo, ma per me sono quasi tutti almeno sufficienti, con alcune punte di eccellenza. Tieni presente che non apprezzavo invece alcuni dei classici: La Trappola Infernale mi è sempre sembrato infantile, e l'Espadon era lunghissimo!
EliminaUno dei limiti di questa operazione è l'idea di uniformare i disegni allo stile del Jacobs della Grande Piramide e del Marchio Giallo, quando invece lui disegnava quasi ogni albo con uno stile diverso.