lunedì 16 dicembre 2019

La Frontiera Invisibile

Come sempre accade con il ciclo delle Città Oscure, anche La Frontiera Invisibile ha un un’impronta kafkiana. L’implume Roland De Cremer, rampollo di una casta di grandi cartografi, giunge a Sodrovno-Voldachie dove prenderà possesso delle sue nuove mansioni. Può sistemarsi come meglio crede: il Centro di Cartografia è abbandonato a se stesso e molti alloggi dei dipendenti sono vuoti. Non capisce bene cosa deve fare e il bizzarro personale dell’ente non è di grande aiuto, parlando più che altro per sottintesi. Oltretutto, il rampante Ismail Djunov sta portando avanti un progetto di meccanizzazione di tutta la cartografia, per cui saranno dei localizzatori automatici a creare le mappe, non più dei cartografi umani. All’istituto Roland conosce anche una cameriera/prostituta che incredibilmente ha impressi sulle natiche i veri confini di quei territori tormentati da guerre, annessioni e rappresaglie.
Ma le cose stanno per cambiare: il Maresciallo Radisiç ha deciso di rilanciare l’attività dell’istituto con ingenti mezzi. Il motivo è assai poco nobile, compito dei cartografi sarà riscrivere la geografia di quei luoghi secondo la sua visione politica eliminando dal quadro le nazioni nemiche.
Mangiata la foglia e indispettito dal credito interessato di cui gode Djunov (ma pure lui avrà i suoi problemi coi politici…), Roland fugge a una convocazione col Maresciallo portandosi dietro anche Shkodrȃ, la ragazza coi tatuaggi che simbolicamente ha il nome della stessa regione da cui proviene. Purtroppo per loro finirà male, ma siamo pur sempre nell’universo elegantemente distaccato delle Città Oscure, per cui la conclusione della vicenda non sarà cruenta ma solo molto amara, appena appena stemperata da un raffinato simbolismo grafico conclusivo che probabilmente vuole essere metafora di tutta la storia.
La sceneggiatura di Benoit Peeters è percorsa come al solito da trovate estemporanee e da un certo ermetismo, oltre che da riferimenti occasionali alle altre Città Oscure. I disegni di Schuiten sono esattamente come ci si aspetterebbe: stupendi. I personaggi sono tratteggiati con grande cura e molto personalizzati senza mai essere caricaturali, i bizzarri veicoli hanno una loro coerenza strutturale per quanto “impossibili” e ovviamente le panoramiche e le architetture sono qualcosa di spettacolare. Ma quello che mi ha colpito di più delle sue tavole sono i colori. Poiché si vede la grana dei materiali usati, mi viene da pensare che abbia usato dei pastelli a cera o a olio. Come tecnica non sempre è la più indicata (ad esempio per rendere la pelle) ma richiede una precisione e una cura tali da aggiungere ancora altra ammirazione a quella di cui già gode a queste latitudini il grande Schuiten. Oltretutto, a differenza di Rivedere Parigi, stavolta ha disegnato le tavole a china e solo successivamente le ha colorate, quindi i contorni delle figure sono netti e precisi, magnificamente resi dalla perfetta qualità di stampa di Alessandro Editore. A proposito dell’edizione i 29,90 euro del prezzo sono più che giustificati visto che si tratta di un “integrale” in formato più largo che raccoglie i due volumi originariamente usciti separati, come nel caso de La Teoria del Granello di Sabbia.
Pur essendo un gioiello non inserirei La Frontiera Invisibile tra gli episodi migliori delle Città Oscure, perché come ne Le Mura di Samaris rimane un retrogusto di arrendevole incompiutezza e come in Brüsel non è facile entusiasmarsi alle vicende di personaggi che non sono poi molto simpatici. Cionondimeno, resta pur sempre un gioiello.

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