Neanche stavolta ho trovato immagini della copertina in rete... |
Questa seconda uscita dedicata ai
Grandi Pittori è decisamente migliore della prima.
In sostanza viene narrata la genesi dei quadri Giuditta e la testa di Oloferne e Ritratto di Adele Bloch-Bauer. Tra sogni e incubi indecifrabili e
la dura realtà (“dura” fino a un certo punto, Klimt era comunque un
privilegiato anche se il suo amico ministro Von Hartel accetta di confiscare le
copie della rivista Ver Sacrum con i
suoi disegni) il protagonista cerca di metabolizzare lo sconforto per le
critiche ricevute dopo la collettiva della Secessione Viennese nel 1901. Riesce
a tirare avanti grazie alla vivacità delle sue esuberanti modelle e soprattutto
alla conoscenza con Adele Bloch-Bauer, moglie di un ricchissimo industriale
dello zucchero che lo stima sia come pittore che come uomo. Sei anni dopo
realizzerà il ritratto della donna dopo che la sua presenza aveva già fatto
capolino nella sua produzione (e nei suoi incubi).
Oltre a questo, della vita di
Klimt non viene detto praticamente nulla: Jean-Luc Cornette manda avanti la
storia tra aneddotica spicciola, sequenze oniriche e occasionali punte di
umorismo, e il risultato è ammaliante.
Marc-Rénier fa un lavoro
dignitoso ai disegni, che sarebbe stato migliore se avesse inchiostrato le sue
matite. Così come sono state pubblicate risultano evanescenti e a volte solo
abbozzate. Anche gli sfondi risultano occasionalmente un po’ poveri. D’altro
canto, è anche vero che il disegnatore è molto espressivo. I colori di Mathieu Barthélémy
tendono ad appiattire la parte grafica, anche se è comunque piacevole andare a
caccia delle citazioni dei quadri di Klimt.
Molto interessante (e
indispensabile per conoscere la vita di Klimt e quindi contestualizzare gli
anni passati in rassegna nel volume) l’apparato redazionale curato da Dimitri
Joannidès. Confesso che non sapevo che, vissuto da star, era finito nel
dimenticatoio subito dopo morto. Ed è ovviamente spassoso avere un ulteriore
esempio di come chi in vita fu un innovatore iconoclasta venga inevitabilmente
considerato un classico reazionario dalle generazioni successive.
Divertente: la collana è appena iniziata, e già ha esultato dall'originale a cui si ispira (Les grande peintres di Glénat) proponendo un albo "esterno".
RispondiEliminaMarc-Reniér lo ricordo su Black Hills, dove imitava dignitosamente Swolfs. Qui mi sembra molto migliorato.
*esulato
EliminaA volte esulare da qualcosa porta a esultare.
EliminaMarc-Renier ha anche disegnato, tra le altre cose, uno degli spin-off delle Sette Vite dello Sparviero. Mai letto ma mi sembrava ben disegnato.
Ahah :D
EliminaNon sapevo dello spin-off. È un peccato che in Italia si sia visto così poco delle varie serie dello Sparviero. Quella illustrata da Proudhomme mi sembra piuttosto intrigante, non foss'altro che per i disegni.
Su Skorpio uscì Il Giullare del Re, la Cosmo dovrebbe aver pubblicato anche la "deuxieme epoque" di Masquerouge, a parte questo non credo che ci sia altro in italiano. Non mi ricordo qual è quello di Prudhomme, quello di Marc-Rénier è la Maschera di Ferro. Tieni presente che non sono tutte allo stesso livello, un paio in Francia le hanno abortite subito dopo un paio di episodi perché sono state dei flop.
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