mercoledì 8 ottobre 2025

Gli Avengers nella Trappola della Veracità!

La storia inizia con una lunga sequenza di lotta dei primi Avengers (ci sono contemporaneamente Hulk e Capitan America, non so se sia filologicamente corretto) contro un esercito di mostri evocato da Loki, in cui credo che gli appassionati Marvel potranno scorgere qualche figura familiare: persino io ho riconosciuto Fin Fang Foom. L’inserimento di pin-up simil-vintage dei vari personaggi contribuisce ad annacquare la battaglia già lunga di suo, finché Thor viene spinto a far scattare la Trappola della Veracità e scopre di essere un personaggio dei fumetti. Sto per abbandonare la lettura (oddio, un’altra di quelle storie…) ma resisto quel poco che basta per scoprire che Kidd e Cho hanno imbastito una storia divertente e parodistica, una satira dell’industria del fumetto statunitense che, benché non necessariamente aggiornata al giorno d’oggi (vedi i riferimenti alla cartaccia degli anni ’60), fa ridere di gusto sia per le stoccate buttate lì con finta innocenza sia per le espressioni e le pose dei protagonisti.

E così gli Avengers si trovano nello studio di Michael Cho che discute della storia testé narrata con Chip Kidd, ma non a lungo perché per farli rimediare a quella che ritengono una loro colpa (dopotutto la storia l’hanno scritta loro, no?) i supereroi li conducono nel loro mondo di carta dove i due autori tornano bambini. Questa “Trappola della Veracità” alla fine è un condotto tra i due piani della realtà tra cui i protagonisti faranno la spola. La vicenda procede con qualche colpo di scena ben piazzato e altre trovate divertenti.

Ovviamente questo fumetto è un omaggio all’ingenuo sense of wonder che suscitavano nei bambini le storie di Jack Kirby, abbondantemente citato, ma è godibile anche da un pubblico che abbia solo un’infarinatura sulle condizioni di lavoro della Marvel negli anni che furono (forse anche in quelli attuali?). E il messaggino finale potrebbe essere anch’esso visto in ottica ironica.

Comunque, per quanto la lettura sia piacevole e divertente, il grande formato non è il più adatto per pubblicare La Trappola della Veracità, visto che i disegni di Cho (tanto Kirby ma anche un Darwyn Cooke più misurato e rigoroso) non sono né dettagliati né spettacolari. Espressivi, sì, ma anche in formato pocket avrebbero fatto lo stesso effetto, anzi probabilmente avrebbero reso di più.

E per quanto sia simpatica, la storia si legge molto rapidamente, con una pletora di doppie tavole concentrata all’inizio. Che sia anche questa una satira del mercato dei supereroi?

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