domenica 26 ottobre 2025

Batman: Odissea

Avevo letto o sentito da qualche parte che questa serie era piuttosto trash e questo ha acceso la mia curiosità. Al massimo mi sarei rifatto gli occhi coi bei disegni di Neal Adams, per quanto dell’Adams della tarda maturità.

L’impostazione narrativa scelta da Adams è quella della cornice narrativa e ogni episodio ha un incipit in cui Bruce Wayne parla “in camera” a tutta pagina di eventi del passato e riassume quanto successo negli episodi precedenti. Questa mise en abyme, che di per sé non sarebbe ostica, viene complicata dal fatto che i racconti possono riguardare episodi diversi che si scoprono a loro volta raccontati ad altre persone in un gioco di scatole cinesi. Fin qui niente di male, solo che Adams è un’esplosione di idee, di colpi di scena, di voltafaccia, di trovate estemporanee in cui è facile perdersi. Mi è venuto il sospetto che il suo interlocutore fosse il lettore stesso.

Il ritmo della storia è quindi frammentario e sincopato e sinceramente non si capisce bene il filo conduttore, tanto da chiedersi se effettivamente ce ne sia uno. Provo comunque a ricostruire quanto ho capito, con l’avvertenza che come non mai in questo caso il riassunto di una trama non rende giustizia al vorticante ritmo psichedelico della narrazione. Batman viene invitato dal commissario Gordon ad andare alla zecca di Gotham dove l’Enigmista dovrebbe fare un colpo ma il segugio va invece nei magazzini del porto dove sa che troverà il briccone intento a fare qualcosa. Questo  “qualcosa” non è, come pensato in un primo momento, il furto di un dinosauro che sarà esposto in una mostra ma di un prototipo di automobile all’idrogeno, di cui l’Enigmista ha rapito il progettista e la figlioletta. Il proprietario del dinosauro altri non è che Ra’s al Ghul e sua figlia Talia compare per un attimo per poi sparire senza particolari spiegazioni. Però l’Enigmista in realtà non è l’Enigmista e tutto fa parte di una montatura che si intuisce essere solo una provocazione per Batman, che in effetti nei primi tre capitoli si dimostra isterico e facile preda all’ira gesticolando e sbraitando come se sotto il costume ci fosse Carmelo Bene. Non finisce qui: Talia ricompare rivelando di aver “preso in prestito” un album di famiglia da cui si evince che i due e le rispettive famiglie erano legati in passato, ed ecco che al posto del Man-Bat regolare (incaricato da Batman di fare non ricordo più cosa) ne compare un altro di nome Ubu insieme a una versione scimmiesca di Batman e Robin. Poi, o forse prima, Batman ha un’illuminante conversazione con Joker (posseduto da Deadman a intervalli irregolari) sull’inutilità della sua caccia ai pagliacci di Gotham quando ben altro è in serbo per lui. Alla fine si giunge all’Arkham Asylum dove avverrà l’incontro con la vera mente dietro tutto questo caos che tra l’altro sarebbe durato solo un paio di giorni. Una volta sconfitto momentaneamente il villain, appare Ra’s al Ghul che ci dà dentro con uno spiegone in cui tutti i nodi vengono sciolti, o perlomeno allentati. Ma l’odissea è appena iniziata.

Questa in sostanza consiste nello sconfiggere il figlio traditore di Ra’s al Ghul nel mondo cavo sotto la crosta terrestre abitato da dinosauri (e da troll, gnomi, alieni, maghi, mutanti, civiltà perdute…). E qui scopriamo che le versioni scimmiesche del Dinamico Duo sono in realtà un uomo di Neanderthal e un dinosauro evoluto. Tra l’altro nel descrivere il “mondo di sotto” Adams introduce alcuni di quei vaneggiamenti sulla struttura della Terra in cui mi pare credesse veramente. La cerca di Batman e dei suoi due accompagnatori viene un po’ vivacizzata dall’intrusione di Robin (e Deadman) a cui era stato vietato di accompagnarlo: Sensei, il figlio di Ra’s al Ghul, uccise sia Boston Brand alias Deadman che i genitori di Dick Grayson (ce l’aveva coi trapezisti, a quanto pare) e quindi il giovane sidekick potrebbe perdere il controllo. Ho sintetizzato al massimo: nel mezzo ci sono anche una guerra, il ritrovamento di scienziati di superficie, l’incontro con antichi dèi o presunti tali e altre piacevolezze. A volte ho avuto l’impressione di essermi perso qualcosa per strada e ho dovuto tornare indietro per (non) trovare gli elementi a cui viene fatto riferimento. Anche in questa parte c’è un colpo di scena su chi avesse orchestrato tutto il piano, ma niente di imprevedibile.

Anche se la seconda metà di questa Odissea è un pochino più lineare, si ha sempre l’impressione che più che leggere un fumetto si stia assistendo a una pièce teatrale in cui vari personaggi entrano in scena senza una logica apparente, dicono le loro battute o fanno il loro numero e poi tornano dietro le quinte. Ciò si manifesta con disquisizioni su come funzionano le esplosioni di idrogeno come con lunghi pestaggi di criminali in diretta televisiva. Lo stesso Bruce Wayne in una delle splash page introduttive parla di eventi apparentemente casuali e slegati tra di loro.

Immagino che all’epoca (2010-2012) la DC volle dare carta bianca a Neal Adams senza stargli troppo col fiato sul collo, tanto il suo nome era una discreta sicurezza di vendite. È difficile dire se l’autore abbia voluto celebrare il personaggio oppure smontarne il mito, quali che fossero le sue intenzioni l’impressione è che si sia divertito molto a metterle in pratica, con una raffica di colpi di scena e trovate una più bizzarra dell’altra. Lo stile con cui concretizza il suo proposito è però quello di quando disegnava Batman negli anni ’60 e quindi risulta verboso e desueto, con siparietti oggi superatissimi. Talia che maltratta Batman (meritatamente, peraltro) come una moglie incazzosa è divertente ma a quanti sceneggiatori contemporanei sarebbe permesso fare una scena simile?

Forse l’esagerata magniloquenza e la frenesia narrativa di Adams erano autoironiche, francamente non ho capito quanto si prendesse sul serio. Certe sequenze risultano divertenti, anche se mi viene il sospetto che forse non volessero esserlo: per convincere i passeggeri di un treno minato ad evacuare il vagone il Batman degli esordi spara loro addosso con due pistole! (pistole con una riserva infinita di proiettili, peraltro) Probabilmente lo stesso autore si rese conto della china che stava prendendo, o meglio che aveva imboccato sin dall’inizio, e prima del cliffhanger che chiude il penultimo episodio («stesso bat-orario, stesso bat-canale») fece già dire a Batman quanto fossero assurde certe scene. Geniale comunque l’idea del costume con il sangue finto per fingere di essere ferito (quindi Kevin Smith l’ha copiato da Adams!). In quest’ottica sono più che perdonabili le occasionali sviste di Adams, come il mantello che ogni tanto scompare oppure i “semidei” egiziani che escono nel mondo soprastante anche se in teoria dovevano rimanere di sotto.

Se i testi non possono deludere più di tanto perché almeno ci si possono fare delle risate (a essere nella giusta predisposizione d’animo, ovviamente) i disegni si sono rivelati un po’ al di sotto delle aspettative. Molto meglio di tanta robaccia che si vede oggigiorno, ma Adams ha optato per un’inchiostrazione carica di tratteggi piuttosto che una più materica e contrastata. Alcuni degli sfondi e delle figure di contorno rimangono quindi abbozzati, mentre le figure intere non risaltano come probabilmente avrebbero dovuto. Qualche pennellata decisa avrebbe reso meno evidenti certe esagerazioni o storture anatomiche che affiorano qua e là. En passant, i volti degli uomini sono disegnati quasi tutti uguali e quando il finto Enigmista viene smascherato bisogna che sia Batman a dirci chi si celava sotto la sua maschera perché è identico all’altro. Non si possono incolpare gli inchiostratori che da un certo punto in poi (ma molto occasionalmente) hanno supportato Adams, perché sicuramente la supervisione è sempre stata sua. Tra i vari Scott Williams, Bill Sienkiewicz, Paul Neary, Michael Golden e Josh Adams il migliore secondo me è stato Kevin Nowlan che effettivamente ha sfoggiato dei neri belli pieni – ma purtroppo per un solo capitolo, il penultimo.

In definitiva non credo proprio che questa Odissea si possa annoverare tra le storie irrinunciabili di Batman, probabilmente per apprezzarla bisogna essere fan incondizionati dell’autore o amanti dell’umorismo involontario (che poi tanto involontario probabilmente non è).

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