Nei bei tempi andati in cui ancora si pensava che Robin Wood scrivesse tutti i suoi fumetti (ma qualche indiscrezione già trapelava grazie a nippurweb.com.ar) avevo scritto un lungo pezzo su Wood che si concludeva con l’elenco delle sue serie arrivate in Italia. «E speriamo di non aver scritto troppe idiozie» dicevo per introdurlo su Fucine Mute 51. Ecco, appunto, colgo l’occasione del blog per aggiornare e correggere alcune cose...
E ovviamente per ampliare la lista con le nuove serie di Wood comparse sui settimanali dopo il 2002.
Mark (Skorpio 28/96)
Sopravvissuto grazie alla lungimiranza dei suoi genitori ad uno strano olocausto “nebbioso” [forse omaggio più o meno consapevole all’Eternauta?], Mark affronta il tipico bestiario di mutanti, umani regrediti e nuove società che tramano nell’ombra. Ma la minaccia più grave è senz’altro rappresentata dagli Eletti, vecchi scienziati che vivono sotto una cupola protettiva ed ignorano il resto del mondo, intenti come sono a trovare un modo per perpetuarsi. Il canovaccio è quello già visto da tante altre parti, ma Wood lo condisce alla perfezione con i suoi ottimi comprimari (qui si segnala in particolar modo il tormentato Hawk) e la sua attenzione agli elementi antropologici. Anche Ricardo Villagran fa un buonissimo lavoro, eppure la serie fu un flop, tanto che l’Eura la sospese prima della conclusione. Di certo l’adattamento non rendeva giustizia a Mark (v. Fantascienza: la “bestia nera” di Wood? [ne riporto l’estratto relativo a Mark: «Mark fu ideato a metà anni ’80 {macchè: comparve all’inizio del 1977 su El Tony Anuario con tre episodi} ma giunse in Italia solo nel 1996, proprio nel bel mezzo del periodo più brutto e oscurantista dell’Eura. Le splash page iniziali lo riparavano in parte dagli ingombranti riassunti mangia-pagina (che ad altri fumetti erano costati addirittura l’eliminazione di intere vignette: un’eresia), ma altri interventi arbitrari ne rendevano assai meno godibile la lettura. La colorazione, eterna spina nel fianco di Lanciostory e Skorpio, appesantiva e confondeva i disegni e, soprattutto, l’eliminazione delle didascalie ne inquinava lo spirito. {...} Il risultato principale fu ovviamente la semplificazione della narrazione e, di riflesso, alcune vignette sembravano un po’ vuote nella parte superiore. L’occultamento di queste didascalie e l’adattamento generale lasciavano molto a desiderare visto che spesso per coprire il testo sottostante non si faceva altro che passarci sopra con un pennarello nero! Forse anche questi fattori, uniti ad una certa disaffezione per il genere postatomico, contribuirono al pessimo esito di Mark.»]), in ogni caso è assai improbabile che rivedremo un giorno questa bella serie [e infatti non l’abbiamo più vista].
In Argentina Mark è continuato invece per un bel po’, ed ha anche generato un Mark 2 scritto da Paul Munn e disegnato da Sergio Ibañez. Può darsi che il personaggio di Hawk fosse a sua volta titolare di una serie visto che un fumetto di Wood ancora inedito in Italia si intitola proprio Hawk [no: Wood citò questa serie, Hawk, nell’elenco che redasse per Fumo di China 26, ma in realtà non esiste. Tutt’al più potrebbe essere stato protagonista di un unico episodio, ma questa possibilità è remota. Anche altre serie citate in quel famigerato elenco, come El Esclavo, in realtà non esistono].
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