sabato 2 maggio 2015

Docteur Mystère



È una vergogna. Annunciato per fine marzo, l’ho trovato solo pochi giorni fa in fumetteria. Diamine, è un fumetto di Alfredo Castelli, spin-off di una serie famosa e dalla presenza consolidata in edicola, oltretutto pubblicato dal colosso Mondadori: possibile che non sia arrivato in nessuna edicola (e non sono state poche) in cui l’ho cercato?
Comunque. Questo volume cartonato, dalla bella grafica e impreziosito da fregi dorati, raccoglie i tre episodi disegnati da Lucio Filippucci successivi all’introduzione del Docteur Mystère nella cosmogonia della serie regolare. Non sarebbe stato male rileggere anche quegli episodi perché l’impressione è che la storia cominci in media res, peraltro coerentemente con la tecnica di scrittura di Castelli: di un personaggio seriale bisogna cominciare a scrivere le storie dal secondo episodio per vedere se funziona già bene così o se è necessario scrivere un primo episodio introduttivo (cfr. Fumo di China 23). Era la stessa impressione che ebbi nel leggere la precedente versione pubblicata da Alessandro Editore, anche se comunque I Misteri di Milano è perfettamente godibile lo stesso.
Penso che le storie e lo spirito che le anima non necessitino particolari approfondimenti: ognuno dei tre episodi è un pastiche in cui vengono reinterpretate opere non solo letterarie più o meno conosciute (un paio di anni prima della League of Extraordinary Gentlemen di Alan Moore), con una stratificazione di citazioni e omaggi da far spavento. Il tono è talmente dissacrante da risultare spiazzante, con frecciatine avvelenate ad alcuni stereotipi della narrativa popolare e situazioni risolte con trovate di una ghignante assurdità: i seleniti buoni parlano napoletano, il mantra con cui il protagonista sconfigge un nemico è la canzone di Braccio di Ferro...
Ai disegni Filippucci sfodera una bellissima linea chiara con derive in altri stili (dal grottesco all’incisione) laddove necessario. A mio avviso i colori del terzo episodio, gli unici realizzati da William Bondi, sono un po’ troppo violenti e particolareggiati e finiscono per mortificare il lavoro del disegnatore.
Oltre agli ottimi fumetti questa edizione consta di un’introduzione dello stesso Castelli e di un’appendice in cui l’onnipresente sceneggiatore offre un indice analitico delle citazioni, arrichito da un ghiotto apparato iconografico com’è nel suo stile.
E non basta: questa versione Mondadori è anche arricchita da inserti storici più o meno autentici che inframezzano le storie e da una selezione di omaggi di altri disegnatori, confinata purtroppo a un’unica pagina. Peccato non aver potuto mettere l’inside joke che caratterizzava l’edizione Alessandro, ma d’altra parte era troppo legata a quell’editore.
Ho notato una cosa: il sorcio di Radetzky entra sempre nei cunicoli col muso, però scende di coda e rispunta fuori di nuovo di testa. Errore (forse voluto) o citazione di qualcosa che mi è sfuggito?

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