Inaspettatamente una settimana fa
(o erano due?) è uscito un volume che ormai avevo perso le speranze di vedere.
In seconda di copertina figura stampato addirittura a luglio 2015, eppure a me
è arrivato (finora unico di una nuova ondata NowComics) solo da poco. Mistero.
Comunque questo 20.000 secoli sotto i mari si è rivelato
la figata che mi immaginavo. Non solo i due elementi del mash-up, ovvero Verne e Lovecraft, sono già affascinanti di
partenza, ma la storia presenta ulteriori citazioni ed è molto appassionante e
ben congegnata. In sostanza il Capitano Nemo deve recuperare una cassa
misteriosa affondata all’epoca della Guerra Civile Americana, il cui
misteriosissimo e pericoloso contenuto dovrebbe poterlo salvare dagli incubi
cthulhodi che hanno preso possesso delle sue notti (e anche del suo corpo) da
quando, alla fine di 20.000 leghe sotto i
mari, si è ritrovato catapultato in una zona aliena della terra dove ha
avuto i primi contatti con i Miti di Cthulhu.
Nolane confeziona una bella
storia corale con molti personaggi, tira fuori dal cilindro delle belle idee
(la piovra a guardia della cassa verrà sfamata da quintali di granchi
appositamente catturati) e sa gestire alla perfezione il ritmo del racconto e
la suspense: alla fine di questo
primo episodio Nemo sembra morire, ma chi ci crede veramente? Unico appunto che
muovo allo sceneggiatore è l’eccessiva generosità con cui sparge frasi tronche
che forse vorrebbero essere d’effetto ma che nell’economia della storia sono un
po’ superflue.
Dal punto di vista grafico Dumas
è al di sotto del livello dello sceneggiatore. Funzionale nelle panoramiche e
nella rappresentazione di macchinari (cosa che avrebbe reso di più in un
formato più grande), ha due difetti abbastanza marcati nelle figure umane: non
è per niente espressivo (e in alcune vignette i personaggi sembrano impagliati)
e il suo tratto è molto morbido e pulito, assolutamente elegante ma non certo
adatto per una storia di questo tipo. Certi elementi come le orecchie dei
personaggi li lascia poi solo abbozzati. Per fortuna i colori di Axel Gonzalbo
riescono a sopperire alla perfezione a queste mancanze e il colpo d’occhio
delle tavole è molto suggestivo. In alcuni casi si può ben dire che i colori
abbiano completato i disegni.
A integrare la foliazione del
volume ci sono i soliti ghiotti approfondimenti sul tema trattato e sugli
autori, ma il centellinarsi di queste proposte un po’ mi inquieta: vedrò
veramente gli altri volumi annunciati – o anche solo la conclusione di questo 20.000 secoli sotto i mari?
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