Rim City è il primo prodotto dell’etichetta Atomico, oggi divenuta
Radium, che propone fumetti indipendenti tramite il sistema del crowdfunding. Vista la popolarità di
alcuni autori coinvolti nei singoli progetti, alla versione digitale o cartacea
riservata ai sostenitori fanno seguito altre edizioni pubblicate da SaldaPress,
ovviamente differenti dalle prime per non privare i sostenitori delle loro
primizie esclusive.
la copertina della mia versione |
La riproduzione della specie viene
demandata alla Culla Genetica e tutti gli abitanti sono prodotti
dell’eugenetica che vivono in una realtà controllata con rigore scientifico che
assegna loro anche partner e figli adatti e ne decide la “data di scadenza”. La
protagonista Kendra è un soldato che tra le altre cose guida un equipaggio
addetto alla caccia di mostri marini colossali visto che di minacce alla
sicurezza di Rim City non ce ne sono molte, anche se la storia inizia quasi
subito con una sparatoria causata da fanatici religiosi. Come spiega lei
stessa, il loro ruolo è principalmente quello di indirizzare le tensioni della
popolazione e sviarla quindi dal pensiero della prossima estinzione.
Dopo l’ennesimo fallimento di una
missione per attraversare il Rim, Kendra viene incaricata di indagare sulla
Città Rossa, un avamposto dimenticato di quella che secoli prima era la Russia, da cui sembrerebbe
giungere qualche segnale di vita e quindi una speranza più concreta di salvare
la razza umana. Da qui in poi la storia sarà un susseguirsi di azione frenetica,
colpi di scena e trovate originali, tanto che non credo sia il caso di dire di
più visto che il rischio spoiler è piuttosto alto.
Contrariamente a quanto avviene
nel mercato statunitense contemporaneo la storia è quindi molto compressa (il
che d’altra parte è coerente con l’ambientazione oceanica) e di certo mantiene
vivo l’interesse del lettore inanellando una dopo l’altra rivelazioni e situazioni
sempre nuove. Ma quello che altrove sarebbe un pregio secondo me in questo caso
diventa il limite del fumetto. Nelle intenzioni e nelle premesse Rim City è una vicenda dalla portata
epica e solo 80 pagine, per quanto molto dense e ricche di contenuti, non
bastano a rendere la grandeur di
quello che viene raccontato (si parla del tentativo estremo di salvezza
dell’ultimo avamposto dell’umanità, che diamine!), e tutto sommato nemmeno a
far affezionare il lettore ai personaggi, che oltretutto non sono pochi. Io poi
confesso di non aver capito perché Blackie-4 viene considerata un errore
genetico. È probabile però che quanti sostennero la campagna IndieGoGo a suo
tempo e si sono letti la storia a blocchi di 20 tavole al mese ne abbiano avuto
una percezione diversa, e per loro la tensione sia salita come avrebbe dovuto.
Peccato anche che, sempre
cercando di spoilerare il meno possibile, il finale (o meglio il secondo finale) ricorra a un mezzo già visto
altrove, in particolare su un famoso Elseworld di Superman a opera di Mark Millar.
Tirando le somme, mi è
dispiaciuto che in definitiva tutto l’universo alla base della storia si sia
esaurito con eccessiva rapidità e si sia visto poco rispetto alle potenzialità
che aveva, tanto più che si percepisce il grosso lavoro che c’è dietro. Ma
d’altra parte credo che non sarebbe stato proponibile per il crowdfunding presentare Rim City come serie di 10 o 12 episodi
come avrebbe meritato. Da alcuni commenti in appendice al volume parrebbe
comunque che ci sia una speranza di ripresa o approfondimento, staremo a
vedere.
Del DocManhattan Alessandro Apreda io ho colto non solo la proverbiale ironia
ma anche una certa gestione dei ritmi e delle pause nei dialoghi. E c’è anche
una vena citazionista, ad esempio con quel “Piovrami” che con ogni probabilità
rimanda allo “shock you!”/”razzo!” della Marvel 2099 (non pensate male: quelle
porcate me le faceva leggere un mio amico che rideva della stupidità dei
fumetti di supereroi – e poi leggeva manga).
Molto buoni i disegni di Daniele
Orlandini. A volerlo per forza fare, si potrebbe trovare qualche difetto anche
nelle sue inquadrature e nelle sue anatomie ma sarebbe ingiusto nei confronti
di un disegnatore che ha poco più di vent’anni e che non ha potuto beneficiare
delle “palestre” che avevano a disposizione i suoi coetanei trent’anni fa.
Nonostante l’eleganza e la sintesi del tratto, dovuti probabilmente alla
frequentazione della “bottega” nientemeno che di Roberto Baldazzini, ha saputo
rendere bene questo mondo tecnologico, apparentemente pulito ma pieno di sporchi
segreti.
En passant, ho preso e letto il volume a Lucca e sono riuscito a
recensirlo solo ora. Non sono più quello di una volta.
Purtroppo ancora non l'ho letto.
RispondiEliminaHo partecipato alla campagna, ma ho dato una cifra simbolica. Quindi non ho potuto prendere parte ai bonus minimi.
Quando avrò l'occasione lo recupererò come si deve.
Io non sono stato tra i sostenitori, l'ho comprato a Lucca.
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