Come coda a quanto scritto finora
sulle miniserie legate all’eventone Secret Wars parlo un attimo di Ultimate End – nel frattempo ho letto
anche il secondo numero di Planet Hulk
che ha confermato le mie impressioni positive pur presentando episodi fisiologicamente
interlocutori. Io sono sempre stato affezionato all’universo Ultimate, o almeno
ad alcune sue parti (ho letto solo incidentalmente gli X-Men e l’Uomo Ragno in
questa versione): sarà perché l’impatto degli splendidi Ultimates di Millar e Hitch è stato enorme, sarà perché non avendo la
zavorra di tutta la continuity
dell’universo Marvel classico era più facile da avvicinare, sarà perché
nell’ultimo periodo era evidente che fosse stato abbandonato a se stesso e
nonostante le buone idee del rilancio targato “Ultimate Comics” nessuno se lo
filava.
Ciò detto, e considerando che
quanto scrivo è filtrato appunto da un certo affetto per questo universo che (pare)
dovrebbe morire sul serio, non mi è dispiaciuto questo primo assaggio di Ultimate End, in cui un mix di personaggi
provenienti dai due universi (simpatica l’idea di mantenere il diverso
lettering a seconda del mondo di appartenenza degli eroi – quelli Ultimate
“parlano” in corsivo) provano a cercare un modo per chiudere la faglia che pensano
essere alla base della collisione degli universi. Il guaio è che Dio Destino se
ne accorge e comincia a comminare severe punizioni per mano dei suoi
Thor-poliziotti. L’entrata in scena di due Hulk in lotta potrebbe rappresentare
un buon diversivo visto che il loro scontro prelude a un’evasione di massa dal
Raft. Anche se a quanto pare sarà il Punitore Ultimate ad avere un ruolo
fondamentale in questa storia.
Essendoci Brian Michael Bendis ai
testi la storia si dipana molto lentamente e si sfilaccia in vari rivoli con
scenette concluse in sé non sempre indispensabili all’economia della storia ma occasionalmente
utili ad approfondire certi aspetti della storia o le motivazioni dei
personaggi e comunque scritte bene, meglio di quanto abbia fatto in Vecchio Logan.
Mark Bagley disegna meglio di
quanto ricordassi, anche se nel primo capitolo fa una figura migliore rispetto
al secondo (gli occhioni sproporzionati di Gwen Stacy…), probabilmente grazie a
un inchiostratore bravo – Scott Hannah viene indicato anch’egli come
“disegnatore” ma immagino che si siano sbagliati e Hannah ha fatto solo da
inchiostratore. Anche Cristiano Grassi ha preso un granchio: la miniserie Spider-men era stata disegnata da Sara
Pichelli e non da Mark Bagley come riportato nelle note finali. E francamente
non mi sembra che l’incontro tra Gwen Stacy e zia May Ultimate con Peter Parker
classico necessiti di tutto il costrutto concettuale che elabora Grassi per
spiegare i loro dialoghi.
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