Che palle, un altro volume di Historica
di guerra. Ma vabbè, per evitare ritorsioni da parte della Mondadori,
visto che ho già marcato visita con il numero precedente,
ho abbozzato e l’ho preso comunque, magari alla fine il fumetto meritava. Non è
stato così.
La saga, di cui al momento sono stati presentati i primi 4 volumi (scelta
che ha imposto un timone strettissimo e la decurtazione dell’introduzione di
Brancato a sole due paginette), ruota attorno al sottomarino del titolo,
terrore delle flotte inglesi nel periodo che va dal 1939 al 1941. Intorno a
questo pezzo di metallo gravitano le vite di tantissimi personaggi, non solo quelle
del personale di bordo ma anche quelle di alcuni ufficiali inglesi, delle donne
della Resistenza francese, degli indipendentisti bretoni e di altre figure
effimere (come l’estemporaneo meteorologo del terzo episodio, Convogli nell’Artico) che si aggiungono
di volta in volta tanto per complicare ancora di più una trama già fittissima.
L’inizio è molto promettente e Mark Jennison sa far montare la tensione con
grande efficacia ma ben presto la storia portante si perde nei molteplici
rivoli da cui è composta, sicuramente affascinanti per chi ama il genere ma un
pochino difficili da seguire per chi come me fa fatica a distinguere le divise
e rimane perplesso davanti a ordini come «196 giri per 22 nodi!» o «azimut 280
per 5 miglia!».
Di carne al fuoco Jennison ne mette veramente tanta, immagino supportato da una
documentazione monumentale, e non faccio nemmeno finta di aver compreso tutto
quello che succede in questo fumetto con un sacco di storie parallele e di
personaggi che appaiono e riappaiono e occasionalmente cambiano pure bandiera. Sicuramente
qualche didascalia mi sarebbe stata utile per inquadrare correttamente molte
sequenze, tanto più che i disegni non aiutano: anzi, sono la parte più debole
di U-47.
Gerardo Balsa sfoggia uno stile terribilmente freddo e purtroppo anche
impreciso, nonostante sia palese l’utilizzo del computer. Non solo le anatomie
sono spesso sbilenche o imprecise, ma anche il pannello che si vede nella
seconda striscia di pagina 10 è abbozzato malamente. Negli episodi successivi anche
lui come tanti altri disegnatori moderni farà ricorso “fortunatamente” a
fotografie prese da internet e schiaffate nelle tavole senza curarsi di
armonizzarle col resto.
Vista l’età (è del 1974) è quasi giustificabile che di argentino questo
disegnatore non abbia nulla, se non qualche vaghissimo riferimento al primo
Juan Gimenez (a voler esser molto, ma proprio molto, magnanimi). Anche i
colori, ad opera di Nicolas Caniaux, sono quello che sono. Purtroppo questi
effettini ed effettacci con cui si cerca di simulare al computer la matericità
delle tempere o la trasparenza degli acquerelli alla fine rivelano tutta la
loro artificiosità, anche se probabilmente il peggio è quando si ricorre a
effetti iperrealisti.
Come avevo preventivato, U-47 è una
serie dedicata a chi gode nel farsi sciorinare date e fatti con cui ha già
confidenza e nel vedere che i dettagli tecnici sono riprodotti fedelmente senza
un bullone fuori posto e non è interessato ad altro, ad esempio a come sono
disegnate le donne – peraltro, oltre che talvolta anatomicamente discutibili
particolarmente inespressive. Decisamente non il mio genere.
Nessun balloon invertito, questa volta (cosa che avrebbe potuto ravvivare
un po’ la lettura), segnalo solo un «fato» invece di «fatto» e la probabile interpretazione
errata del termine “Lunette”, che non indica un’amica inesistente di una delle
protagoniste ma la piccola lente che frega al suo amante tedesco.
In ultima analisi è innegabile che un bel tomo cartonato come questo, che
contiene ben quattro volumi originali francesi stampati su ottima carta pesante,
offerto a 13 euro sia un affarone ma io lo vedo più come un “pizzo” da pagare
alla Mondadori affinché continui a rifornire ancora di Historica l’edicola dove prendo i volumi della collana.
Anche per me volume parecchio deludente. Parlando di timone strettissimo, manca anche una divisione netta tra capitoli, anche se più o meno si capisce dove finisce uno e comincia l'altro. La tendenza a infilare nella collana volumi con rimandi a elementi sovrannaturali (tipo Roma) o comunque non storici (come questo, che ha come espediente portante un importante "what if" che non sto a svelare) mi lascia poi un po' perplesso. Ma dopo 11 settembre (del quale anch'io saltai il secondo numero, unico buco che ho nella collana tra l'altro) sembra tutto un po' più bello. :) Io sono qui a sperare che Historica ristampi "La compagnia del Crepuscolo" di Bourgeon, che in Italia mi pare d'aver capito non sia nemmeno mai uscito completo. O che qualche altra collana della Mondadori trovi il modo di pubblicare "Assunta" di Hermann, ormai introvabile, che è ormai l'unico capitolo che manca a me e a tutti quelli che hanno conosciuto Hermann proprio con queste collane!
RispondiEliminaAnche "La Compagnia del Crepuscolo" aveva parecchi elementi sovrannaturali, però in effetti mi piacerebbe leggerlo integralmente. In Italia quello che non è uscito in volume mi pare che venne comunque pubblicato su Corto Maltese.
EliminaCredo che difficilmente recupereranno Assunta se non l'hanno ancora fatto.
Assunta è difficile faccia breccia nel ns Paese dove al massimo l'impiego è temporaneo, ma noi della Editori Riuniti Contro Crepascolo stiamo pensando di scippare alla Mondazzoli la storia di Hermann e pubblicarla in formato zolfanello allegata alla ns rivista di maggior successo Cruciverso, lo zine new age che alimenta il dibattito sulla teoria delle stringhe.
RispondiEliminaLa Compagnia del Crepascolo ha di soprannaturale il fatto che sia stata edita parzialmente , sebbene la cartoonist Assunta Domani abbia consegnato tutte le tavole entro le scadenze. Diciamo che il cartello dei grossi editori che infestano le edicole e le fumetterie ha compreso perfettamente quanto fosse innovativo il concetto alla base del fumetto ovvero un team di chimici che innovano il mondo via il rivoluzionario Malto Cortese, la colazione dei campioni x chi spera di barattare un curriculum dignitoso con un lavoro a tempo indeterminato.
Purtroppo la satira da noi funziona solo se addomesticata. So goes life.
Cattivi.
EliminaDecisamente. Come possiamo aspettarci che il mercato mainstream assaggi e assapori qualcosa oltre il classico Buck Murdock sconfigge i Cattivi e bacia la sua bella, se il lato oscuro della Forza procede a vanificare qualsiasi tentativo di alternativa ?
RispondiEliminaNe parlavo ieri sera con il mio amico ed ex allievo Mailo Manari che da tempo e senza esito - sebbene sia cartoonist di fama mondiale da decenni - cerca di convincere un editore, anche di piccolo cabotaggio, perchè pubblichi il suo graphic novel Assunta Borgia Rossi ovvero la storia di una stuntgirl ( graficamente ispirata alla cantante Fiorella Mannoia che ha un passato di controfigura x Cinelandia ndr )che desidera scendere dalla motoretta senza fare una capriola e recitare come la tizia che ha sostituito di volta in volta. Purtroppo Assunta non ha la luccicanza e annoia registi e maestranze e non riesce ad ottenere nemmeno un ruolo di figurante nel crepuscolo sullo sfondo quando l'azione è altrove. Decide quindi avvelenare sistematicamente tutti coloro che , a suo modo di vedere, sono tra lei e lo stardom.
Si innamorerà di lei uno sbirro assicurativo mandato dallo studio che intende contenere il danno per la epidemia di mal di pancia che sta colpendo la troupe. Assunta non è fortunatamente portata nemmeno x l'arsenico e derivati. Quando il detective ha deciso di portare via la sua Assunta in un mondo dove nessuno sghignazzerà davanti alla sua Giulietta , il destino cinico e baro si mette di traverso e l'innamorato incappa nell'unico pasticcino davvero condito a modino. Sul corpo esanime del suo amore, Assunta recita un monologo sì ricco di pathos da strappare un applauso di colleghi e maestranze. Diventa la star di uno one man ( woman ) show. Uno di quei film che costano pochi euros e prendono l'Oscar che Leo di Caprio aspettava da sempre. So goes life.
Nomen omen.
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