Episodio di ottimo livello per
questo numero 21 de Il Morto. Venuto
a conoscenza di una taglia di 100.000 euro (!) che pende sulla sua testa e che
qualcuno ha già provato a riscuotere senza successo, Peg fugge su un treno
merci e con un altro hobo all’amatriciana
trova impiego presso una porcilaia gestita da due volitive e piacenti donne,
madre e figlia, che raccattano proprio tra i disperati le maestranze per
portare avanti l’attività, tra cui scelgono anche qualche fusto che le soddisfi
in camera da letto e non solo come dipendente.
Peg e il suo nuovo amico Zeno,
già frequentatore del posto, vi capitano proprio quando un simpaticone
soprannominato “Machoman” ha fatto una brutta fine per aver avanzato pretese
con la padrona Circe Giano, nomen omen.
Nella premiata azienda agricola
Giano Peg/Il Morto dovrà vendersela non solo con dei cacciatori di taglie decisi
a riscuotere i 100.000 euro ma anche con una congiura degli altri operai, in
una vicenda che pesca a piene mani dalla continuity
della serie ricollegandosi ad alcuni filoni sospesi che danno la piacevole impressione
che ci sia un quadro generale alla base in cui tutti i pezzi stanno andando a
posto. E infatti una nuova minaccia post-Zaxan si profila all’orizzonte.
Il sano cinismo a cui ci ha
abituati il Ruvo Giovacca migliore (che non esclude dei dialoghi molto
brillanti) si manifesta non solo nella delineazione delle due figure femminili
molto decise e risolute e alla loro paraculata finale, ma anche nei particolari
meno evidenti come la mano del killer che apparentemente sta per prendere nella
giacca una pistola che poi diverrà una banconota con cui “oliare” il
funzionario delle FF. SS., e soprattutto come lo scontrino che la cassiera
batte all’inizio della storia: 80 centesimi contro l’euro e 10 fatto pagare a
Peg. Magari è solo una mosca di Dreyer, un particolare estemporaneo nato dalla
contingenza, però ci sta benissimo.
Ai disegni Luciano Bernasconi fa
un buon lavoro, ma va riconosciuto anche allo Studio Telloli la buona resa che
hanno ottenuto integrando i suoi disegni ruspanti e carichi di neri con i
soliti sfondi e dettagli realizzati al computer.
In appendice una storia di H. W. Grungle ben disegnata da Laura D’Allura.
Anche se il colpo di scena finale è prevedibile rimane comunque una piacevole
lettura.
Straniante ma efficace la
copertina parzialmente fotografica: immagino che la pin up che vi compare sia
amica o fidanzata di qualcuno della Menhir.
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