Questo nuovo volume di Historica Biografie ha più le
caratteristiche di un romanzo di formazione che di un fumetto storico.
L’artificio narrativo con cui Denis-Pierre
Filippi ci narra la vita di Temujin/Gengis Khan è il resoconto della sua epopea
fatto da un monaco (realmente esistito) a un suo allievo, che nel corso del
racconto lo tempesterà di domande o sottolineerà gli aspetti meno chiari della
vicenda a vantaggio del lettore. Romanzo di formazione, dicevo: in effetti la
metà esatta del fumetto è dedicata all’infanzia e alla giovinezza del futuro
Gengis Khan, tutt’altro che facili, mentre nella seconda si affastellano gli
eventi che avrebbero determinato la sua ascesa a un potere mai visto prima di
allora in Mongolia e oltre (con particolare attenzione al rapporto con Djamuka,
prima amico fraterno e poi nemico), sino alla conclusione della sua esistenza
terrena.
La scelta di usare una cornice
narrativa mette in prospettiva l’oggetto della storia, e ovviamente viene fatto
un grande uso di didascalie. L’effetto che ne scaturisce non è però affatto
pedante o noioso e la vita di Gengis Khan viene evocata efficacemente anche con
qualche deriva simbolica (il lupo blu) che stuzzica la fantasia del lettore.
Manuel Garcia si inserisce nelle
fila di quei disegnatori supereroistici pastosi e imprecisi. Anche se la
selezione dei suoi disegni messi a decorare il dossier finale dimostra una
certa cura, il suo lavoro medio è molto meno dettagliato, talvolta
sproporzionato e anche occasionalmente tirato via. In suo soccorso ci sono i
ricchissimi colori di Sara Spano, che si profonde in una tavolozza molto ampia
e mai scontata, con qualche ulteriore virtuosismo dato dagli effetti digitali e
da una grande attenzione per i particolari (vedi ad esempio i cieli). Forse la
cura che ci ha messo la Spano è addirittura troppa, e per una vicenda così
violenta sarebbero bastate tinte più cupe e uniformi, oltre al fatto che tanta
magnificenza dà l’impressione di stare sfogliando degli stralci da un libro
d’illustrazioni quando ci fermiamo ad ammirare i panorami. Molto ben colorati,
certo, ma non indispensabili alla narrazione.
L’appendice curata da Marie
Favereu permette di integrare la vita di Gengis Khan con informazioni (anche
importanti) non riportate nella parte a fumetti, pur se sottolinea quanto siano
incerti e forse del tutto inventati certi particolari che sono stati tramandati
– di Temujin si ignora anche la data di nascita precisa. Questo limite viene sottolineato
anche nel “making of”. Il dossier della Favereu è comunque interessante anche
per altri elementi correlati a Gengis Khan, come la divisione del potere prima
di lui e la curiosa origine del termine “Tartari” in occidente.
Gengis Khan non figura tra le punte di diamante della collana, ma è
comunque un volume che si legge con piacere.
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