giovedì 5 aprile 2018

Una nuova infornata di disegnatori

Non trovo più il post dove avevo scritto che quelli della ReNoir mi avevano detto che uno dei problemi della realizzazione di Don Camillo a Fumetti è la rapidità con cui la Bonelli mette sotto contratto i disegnatori che scoprono.
In ogni caso, la Bonelli ne ha ben donde. Guardiamo ad esempio gli artisti dell’ultimo numero uscito, il 15:
Tommaso Arzeno ha uno stile sintetico, robusto e molto espressivo, a momenti quasi caricaturale. Mi ha ricordato, in meglio, il Paolo Morales post-Mandrafina. Occasionalmente (ma succede di rado) i suoi sfondi sono un po’ vuoti, ma l’importante è che i protagonisti “recitano” alla perfezione.
Anche Adriano Fruch ha un piglio caricaturale ma i suoi riferimenti sono evidentemente diversi, come si intuisce dal risultato complessivo del suo lavoro: la pennellata marcata ma controllata e le occasionali sproporzioni volute (i testoni, le manone) sembrano rimandare a Sergio Ponchione. A differenza di Arzeno, si profonde in più dettagli, che non appesantiscono però il suo lavoro né compromettono in alcun modo l’espressività e il dinamismo dei suoi personaggi. Se, come immagino, ha fatto ricorso a qualche trucchetto digitale (ad esempio per moltiplicare gli astanti a un comizio o per disegnare gli edifici) le sue tavole lasciano trasparire sempre un senso di immediata naturalezza e nessuna artificiosità.
A Francesco Bisaro viene affidata l’appendice con due racconti del Gazzettino di Roccapezza. Il suo stile è realistico e dettagliatissimo, tanto che addirittura degli elementi che avrebbero potuto essere risolti con delle pennellate compatte (delle lenzuola, le mammelle di una mucca, la tonaca di Don Patirai) sono il frutto di un fittissimo tratteggio. La “monumentalità”, se così si può chiamare, che ne consegue non inficia però la resa espressiva del tutto. È evidente in certe posture e in certi primi piani il ricorso a fotografie, cosa necessaria dal punto di vista editoriale visto che, come viene spiegato, le “comparse” delle due storie siano ispirate a volti noti della televisione e del cinema dell’epoca: io non ne ho riconosciuto manco uno!
Come vivaio, insomma, mi sembra molto promettente.

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