Preso dopo aver perso una
scommessa con l’edicolante (il retro non era stampato al contrario: era il
flyer a essere posizionato male), Robison
Crusoe riprende lo stile del primo volume della collana dopo i relativi fasti del secondo.
La ben nota storia del romanzo
viene condensata ponendo molto l’accento sul sentimento religioso del
protagonista, con un’enfasi che non ricordo di aver ravvisato nemmeno nella
riduzione che ne fece Toppi per Il
Giornalino. Questa scelta tematica verrà parzialmente screditata
nell’appendice arrivando ad attribuire a Robinson Crusoe tratti satanici (!), e
chissà che forse Christophe Lemoine non volesse effettivamente sottolineare la
discrasia insita nel protagonista, che si commuove per aver causato la morte
della madre di un capretto ma che all’inizio della storia si avviava tutto
entusiasta a far incetta di schiavi in Africa.
Nonostante l’ambientazione le
giustificasse abbondantemente (c’è solo un personaggio per quasi tutto il
volume) le didascalie non sono omnipervasive, e ampio spazio viene lasciato ai
dialoghi unidirezionali che Robinson intraprende con Dio, il suo cane e se
stesso. Questo approccio deve aver confuso il letterista originario, che a
pagina 26 interpreta l’ultima didascalia come un balloon di dialogo.
Il disegnatore Jean-Christophe
Vergne me lo immagino come un ottuagenario (almeno) già attivo su Vaillant. Il suo stile è piuttosto
scarno e veramente molto distante dalla modernità, e spesso anche impreciso in
certi dettagli. Ma i colori, vivaddio, li fa direttamente lui con gli
acquerelli e sono senz’altro la parte migliore delle tavole, che oltretutto
così risentono meno della qualità di riproduzione non eccelsa che grava su
questa collana.
Come al solito, la copertina è di
Delitte e in appendice ci sono 8 pagine di approfondimenti, particolarmente
interessanti: Defoe era un discreto paraculo, oltre ad aver avuto una vita
veramente movimentata.
Al netto di altre scommesse
perse, credo che con La Grande
Letteratura a Fumetti mi fermerò qui. Ma questa cosa la vado ripetendo dal
primo numero, quindi chissà.
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