mercoledì 19 febbraio 2020

Frigidaire

Ah, quanto adoro la sana abitudine del -50%!
Questo tomo è uscito per BUR dieci anni fa ed è un memoir più che una antologia di fumetti, anche se in effetti qualche storia a fumetti (o presunti tali) c’è. Introducendolo, Vincenzo Sparagna parla di «trailer» alla lettura di Frigidaire, con quel suo piglio un po’ fumoso che caratterizzava i redazionali di Frigidaire e le introduzioni degli albi, che non si capiva mai se fosse frutto di un reale e profondo ragionamento o una boutade estemporanea. Ma questa impressione balena solo nelle primissime pagine del volume.
Che Sparagna fosse una persona colta lo si capiva già da quei redazionali e quelle introduzioni, ma col tempo il suo stile di scrittura si è molto asciugato e perfezionato, lasciando da parte certi voli pindarici e qualche raro bizantinismo che mi lasciavano un po’ perplesso. La lettura di Frigidaire è veramente un piacere, anche al di là degli argomenti trattati. Sparagna scrive meravigliosamente e, per quanto non abbia ancora capito come si manda a capo la lettera S (ma la BUR non ha un correttore di bozze?), esprime dei concetti molto interessanti in una forma sempre avvincente ed evocativa, ma mai retorica, che spinge a divorare il volume.
A questo si aggiunge l’onestà intellettuale con cui Sparagna ammette di non poter fornire altro che la sua visione personale sugli episodi ricordati, e di aver volontariamente omesso qualcosa, sia per una questione di salvaguardia da eventuali denunce (situazioni che conosce sin troppo bene) sia per non soffermarsi su episodi dolorosi a volte già sviscerati in altre sedi.
Frigidaire parla della rivista omonima, certo, ma in maniera centrifuga: svelando (ma forse ricostruendo a posteriori) come fosse un progetto molto più vasto di cui il mensile era solo l’epifenomeno che aggregava intelligenze ed esperienze diverse in campi anche molto distanti tra di loro. La narrazione, perché tutto sommato il testo è avvincente come un romanzo (con tanto di costanti riferimenti alle traversie di Sparagna per trovare fondi e alla girandola di compagne che ha avuto), segue un filo scrupolosamente cronologico e comincia dai tardi anni ’70 con le vicende di Cannibale e Il Male per arrivare alla fondazione di Frigolandia. Le pagine sono generosamente illustrate da riproduzioni di copertine, tavole a fumetti, fotografie che ai cultori (ma anche solo ai frequentatori occasionali) delle varie riviste della Primo Carnera risulteranno piacevolmente familiari.
Non mancano sorprese e rivelazioni, come l’inaspettato odio di Sparagna per i manga o il fatto che i semi di canapa allegati a un numero della rivista non fossero esattamente quello che era stato lasciato intendere (e io scemo a piantarli nel cotone). E ovviamente ci sono alcune curiosità: nei primi anni ’80 si stava per concretizzare la realizzazione di un film su Ranxerox ma a girarlo avrebbe dovuto essere Salvatore Piscicelli! Francamente, non ce lo vedo proprio a girare un film di fantascienza (in Italia e 40 anni fa, poi), ma chissà che non si sia mancato un capolavoro.
Ovviamente tra le parti più emozionanti ci sono i ricordi di quanti, incrociata la propria esistenza con quella di Frigidaire anche solo per poco, non arrivarono fino alla fine della corsa. Curiosamente i ricordi che mi hanno colpito di più non sono quelli relativi a Tamburini e Pazienza, ma quelli del bravissimo pittore Franz Ecke e del giornalista Enzo Russo. Oltretutto il giusto spazio viene anche dedicato a segretarie e segretari di redazione, figure indispensabili quanto spesso misconosciute.
Se avessi saputo che era un così bel volume non avrei aspettato i saldi per prenderlo.

Nessun commento:

Posta un commento