domenica 9 febbraio 2020

Paulus

Gianni, Gianni, cosa mi hai combinato! Ahimè, preso dalla foga Brunoro nella prefazione ha ben pensato di rivelare il finale di Paulus in tutti i dettagli… saranno (saremo) poi così pochi quelli che non lo conoscevano? E va beh, a Lucca mi farò offrire un caffè se lo incontrerò.
Con Paulus si chiude un po’ un cerchio nella mia vita di lettore di fumetti, perché ricordavo distintamente che alle elementari un compagno di classe aveva portato qualche numero de Il Giornalino in cui veniva pubblicato e mi aveva molto colpito, ma non avevo mai avuto la possibilità di leggerlo. Figurarsi che mi ricordavo che era in bianco e nero. Finalmente il desiderio è stato soddisfatto e le aspettative non sono state deluse.
La storia è ambientata in un futuro remoto in cui l’universo, un unico Impero Galattico, è “pacificato” grazie all’intervento del SATS, un mefistofelico ibrido umano-computer che controlla tutto l’universo e detta le regole di comportamento. Sopra la casta dei Burocrati, degli androidi, dei robot e dei semplici cittadini ci sono i Primi Dirigenti, una sorta di ministri incaricati di seguire vari aspetti della politica e della società galattica. Paulus è uno di questi, il Primo Storico Galattico direttore del Pianeta-Biblioteca. In questo mondo futuribile i libri possono essere proiettati tramite la tecnologia disponibile ed è così che Paulus apprende delle vicende di Saulo di Tarso, fariseo acerrimo nemico dei primi cristiani che però proprio al Cristianesimo si convertirà diventando una pedina fondamentale per la diffusione della religione a Roma.
Paulus ammira dunque la vita di quello che diverrà San Paolo insieme al robottino Alter, che pare R2-D2 disegnato da Jacovitti e funge da coscienza del protagonista, e si stupisce delle molte analogie che intercorrono tra la sua vita e quella del predicatore. La corrispondenza pedissequa tra le vicende dei due personaggi (all’inizio Paulus dà consigli a un altro Dirigente su come sedare una rivolta simile a un episodio biblico, anche lui soffrirà di mal di testa esattamente nel momento in cui ne soffrirà Saulo, ecc.) viene comunque abbandonata presto per lasciare maggior margine di manovra allo sviluppo della storia. Paulus non si limita infatti a mettere in scena il “fumetto nel fumetto” della vita di San Paolo ma ha una sua trama e una sua cosmologia precisa da rispettare, per cui assistiamo anche ai contatti sempre più problematici di Paulus con il SATS (che gli ordina di eliminare proprio il documento che sta cercando) e alle trame del perfido Mavors, un altro Primo Dirigente geloso di Paulus. Per quanto il fumetto abbia un forte e voluto impianto didattico, o meglio agiografico, questo non pesa più di tanto, anzi quasi per nulla. Di per sé la storia è appassionante e alcune trovate sono anche piuttosto originali (il SATS che sceglie un sempre più riluttante Paulus per usare il suo corpo come prossimo ricettacolo della sua essenza): nulla di eclatante per chi abbia letto un po’ di fantascienza moderna, ma comunque lodevoli se pensiamo alla destinazione prima di questo fumetto. Purtroppo il technobabble è drammaticamente invecchiato, come sempre accade con la fantascienza, e sentir parlare oggi di «arma zeta» e di «cariche protoniche» fa un po’ sorridere.
Le tavole della “proiezione” dei vari reperti hanno una struttura fissa, con tre strisce in cui al centro c’è uno splendido dipinto a tempera di De Luca (comprensivo di balloon) e ai lati Alter e Paulus disegnati al tratto a fare un po’ da quinte teatrali e occasionalmente da commentatori. E fanculo allo storytelling, com’è giusto e sacrosanto che sia. Le altre tavole sono totalmente libere e già in apertura De Luca riprende ad esempio alcune soluzioni memori della Trilogia Shakespeariana. Inoltre le rare scene di lotta fisica o di battaglia stellare sono molto dinamiche ed efficaci. È probabile che a De Luca sia stata concessa la massima libertà nel visualizzare il mondo del futuro, e così ha creato degli alieni dalla fisionomia tanto rassicurante da diventare ridicola (Paulus era pur sempre pubblicato su Il Giornalino) ma che in alcuni casi hanno anche qualcosa di inquietante. I costumi sono molto originali, unendo elementi di tute spaziali ad altri dettagli di gusto precolombiano. Il SATS è un mostro biomeccanico terrificante e anche la scenografia in cui si trova trasmette un senso di inquietudine, con i “questuanti” costretti a rivolgersi a lui sospesi su un telone. I labirinti di archivi dell’Archivio Segreto del Settore Ypsilon danno veramente le vertigini, l’unica cosa che un po’ stona è l’abbigliamento di Mavors che contempla un assurdo casco da motociclista, che però nessun motociclista di buon gusto indosserebbe mai. Da quello che si può evincere dalle date poste in calce ad alcune tavole, De Luca ha impiegato due anni per realizzare Paulus e la cosa non mi stupisce visto che solo le vignettone/quadri sono più di 150, e non le ha certo tirate via. Anche il resto è curatissimo e se prestiamo attenzione agli sfondi ci accorgiamo che probabilmente non ha fatto ricorso alla fotocopiatrice nemmeno quando sarebbe stato lecito farlo. Probabilmente era questo il fumetto rivoluzionario di cui parlò nell’intervista su Fumo di China 22.
Nella postfazione Gianni Brunoro si fa parzialmente perdonare lo spoiler iniziale rivelando l’apporto a livello di ricerca (sottintendendo però che la sceneggiatura è da attribuire anche o forse solo a lei) di Renata Gelardini, una collaboratrice molto attiva e poco ricordata de Il Giornalino (e di molte altre testate) mentre Tommaso Mastrandrea ha ideato il soggetto.
Il volume è un bel cartonato stampato su una carta uso mano bella pesante, che non vanifica il tratto o i colori di De Luca. La qualità di stampa è praticamente perfetta e il fumetto in sé consta di ben 100 tavole. Sicuramente un acquisto consigliatissimo (costa 22,50 euro), ma non fate il mio errore: se non avete mai letto Paulus leggete la prefazione SOLO DOPO aver letto il fumetto. Per quanto si chiami prefazione…

2 commenti:

  1. Nel 2008 questo fumetto, in due volumi brossurati, fu allegato a due numeri del Giornalino, io lo ordinai in fumetteria. Oggi non saprei se è ancora disponibile, ma sicuramente costerebbe di meno. All'epoca non mi parve quel gran capolavoro, specialmente a livello grafico.

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