Gianni, Gianni, cosa mi hai
combinato! Ahimè, preso dalla foga Brunoro nella prefazione ha ben pensato di
rivelare il finale di Paulus in tutti
i dettagli… saranno (saremo) poi così pochi quelli che non lo conoscevano? E va
beh, a Lucca mi farò offrire un caffè se lo incontrerò.
Con Paulus si chiude un po’ un cerchio nella mia vita di lettore di
fumetti, perché ricordavo distintamente che alle elementari un compagno di
classe aveva portato qualche numero de Il
Giornalino in cui veniva pubblicato e mi aveva molto colpito, ma non avevo
mai avuto la possibilità di leggerlo. Figurarsi che mi ricordavo che era in
bianco e nero. Finalmente il desiderio è stato soddisfatto e le aspettative non
sono state deluse.
La storia è ambientata in un
futuro remoto in cui l’universo, un unico Impero Galattico, è “pacificato”
grazie all’intervento del SATS, un mefistofelico ibrido umano-computer che
controlla tutto l’universo e detta le regole di comportamento. Sopra la casta
dei Burocrati, degli androidi, dei robot e dei semplici cittadini ci sono i Primi
Dirigenti, una sorta di ministri incaricati di seguire vari aspetti della
politica e della società galattica. Paulus è uno di questi, il Primo Storico
Galattico direttore del Pianeta-Biblioteca. In questo mondo futuribile i libri
possono essere proiettati tramite la tecnologia disponibile ed è così che
Paulus apprende delle vicende di Saulo di Tarso, fariseo acerrimo nemico dei
primi cristiani che però proprio al Cristianesimo si convertirà diventando una
pedina fondamentale per la diffusione della religione a Roma.
Paulus ammira dunque la vita di
quello che diverrà San Paolo insieme al robottino Alter, che pare R2-D2
disegnato da Jacovitti e funge da coscienza del protagonista, e si stupisce
delle molte analogie che intercorrono tra la sua vita e quella del predicatore.
La corrispondenza pedissequa tra le vicende dei due personaggi (all’inizio
Paulus dà consigli a un altro Dirigente su come sedare una rivolta simile a un
episodio biblico, anche lui soffrirà di mal di testa esattamente nel momento in
cui ne soffrirà Saulo, ecc.) viene comunque abbandonata presto per lasciare
maggior margine di manovra allo sviluppo della storia. Paulus non si limita infatti a mettere in scena il “fumetto nel
fumetto” della vita di San Paolo ma ha una sua trama e una sua cosmologia precisa
da rispettare, per cui assistiamo anche ai contatti sempre più problematici di
Paulus con il SATS (che gli ordina di eliminare proprio il documento che sta
cercando) e alle trame del perfido Mavors, un altro Primo Dirigente geloso di
Paulus. Per quanto il fumetto abbia un forte e voluto impianto didattico, o
meglio agiografico, questo non pesa più di tanto, anzi quasi per nulla. Di per
sé la storia è appassionante e alcune trovate sono anche piuttosto originali (il SATS che sceglie un sempre più riluttante Paulus per
usare il suo corpo come prossimo ricettacolo della sua essenza): nulla
di eclatante per chi abbia letto un po’ di fantascienza moderna, ma comunque
lodevoli se pensiamo alla destinazione prima di questo fumetto. Purtroppo il technobabble è drammaticamente
invecchiato, come sempre accade con la fantascienza, e sentir parlare oggi di «arma
zeta» e di «cariche protoniche» fa un po’ sorridere.
Le tavole della “proiezione” dei
vari reperti hanno una struttura fissa, con tre strisce in cui al centro c’è
uno splendido dipinto a tempera di De Luca (comprensivo di balloon) e ai lati
Alter e Paulus disegnati al tratto a fare un po’ da quinte teatrali e
occasionalmente da commentatori. E fanculo allo storytelling, com’è giusto e
sacrosanto che sia. Le altre tavole sono totalmente libere e già in apertura De
Luca riprende ad esempio alcune soluzioni memori della Trilogia Shakespeariana.
Inoltre le rare scene di lotta fisica o di battaglia stellare sono molto dinamiche
ed efficaci. È probabile che a De Luca sia stata concessa la massima libertà nel
visualizzare il mondo del futuro, e così ha creato degli alieni dalla
fisionomia tanto rassicurante da diventare ridicola (Paulus era pur sempre pubblicato su Il Giornalino) ma che in alcuni casi hanno anche qualcosa di
inquietante. I costumi sono molto originali, unendo elementi di tute spaziali
ad altri dettagli di gusto precolombiano. Il SATS è un mostro biomeccanico
terrificante e anche la scenografia in cui si trova trasmette un senso di
inquietudine, con i “questuanti” costretti a rivolgersi a lui sospesi su un
telone. I labirinti di archivi dell’Archivio Segreto del Settore Ypsilon danno
veramente le vertigini, l’unica cosa che un po’ stona è l’abbigliamento di
Mavors che contempla un assurdo casco da motociclista, che però nessun
motociclista di buon gusto indosserebbe mai. Da quello che si può evincere
dalle date poste in calce ad alcune tavole, De Luca ha impiegato due anni per
realizzare Paulus e la cosa non mi
stupisce visto che solo le vignettone/quadri sono più di 150, e non le ha certo
tirate via. Anche il resto è curatissimo e se prestiamo attenzione agli sfondi
ci accorgiamo che probabilmente non ha fatto ricorso alla fotocopiatrice
nemmeno quando sarebbe stato lecito farlo. Probabilmente era questo il fumetto
rivoluzionario di cui parlò nell’intervista su Fumo di China 22.
Nella postfazione Gianni Brunoro
si fa parzialmente perdonare lo spoiler
iniziale rivelando l’apporto a livello di ricerca (sottintendendo però che la
sceneggiatura è da attribuire anche o forse solo a lei) di Renata Gelardini,
una collaboratrice molto attiva e poco ricordata de Il Giornalino (e di molte altre testate) mentre Tommaso Mastrandrea
ha ideato il soggetto.
Il volume è un bel cartonato
stampato su una carta uso mano bella pesante, che non vanifica il tratto o i
colori di De Luca. La qualità di stampa è praticamente perfetta e il fumetto in
sé consta di ben 100 tavole. Sicuramente un acquisto consigliatissimo (costa
22,50 euro), ma non fate il mio errore: se non avete mai letto Paulus leggete la prefazione SOLO DOPO
aver letto il fumetto. Per quanto si chiami prefazione…
Nel 2008 questo fumetto, in due volumi brossurati, fu allegato a due numeri del Giornalino, io lo ordinai in fumetteria. Oggi non saprei se è ancora disponibile, ma sicuramente costerebbe di meno. All'epoca non mi parve quel gran capolavoro, specialmente a livello grafico.
RispondiEliminasul serio? Io trovo stupendi i disegni di De Luca
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