Caino e la sua devota fedele
seguono l’aquila che alla fine dello scorso volume
indicava loro la strada per raggiungere Abele, ma sulla strada troveranno più
di un ostacolo. Alla fine Caino riesce a ricongiungersi col fratello e insieme architettano
un semplice piano per raggiungere la tomba del padre: visto che la loro madre è
morta ma il corpo non si decompone, penetreranno nell’isola con il cadavere
intonso che profuma e attira le farfalle (prova certa della sua santità) e così
Caino potrà impossessarsi dei menhir d’oro mentre Abele continuerà il suo
cammino verso la santità.
Per arrivare al santuario devono
però superare un curioso sbarramento: dei bandidos con gilet decorati da ali
angeliche stanno cercando inutilmente di espugnare un convento di omaccioni irsuti
vestiti da suore. La situazione ristagna perché il capo dei banditi è impazzito
e crede di essere un cane (probabilmente a ridurlo così è stata la sua
compagna, vecchia conoscenza di Caino), quindi non può guidare i suoi uomini che
attaccano in maniera scoordinata. Abele si fa carico della guarigione dell’uomo
e il gruppetto arriva così in prossimità del santuario, dove però il corpo
della madre santa è conteso dagli altri fanatici. Dopo aver superato una surreale
prova di forza, Abele potrebbe aver ricevuto il testimone di assassino da Caino,
tale da giustificare il titolo del prossimo episodio, Abelecaino. Sono solo congetture, e ho tutto il tempo per
rifletterci sopra visto che se tanto mi dà tanto il terzo e conclusivo volume
uscirà nel 2023 o giù di lì.
Jodorowsky scrive a briglia
sciolta diviso come suo solito tra misticismo e grand guignol. Purtroppo tra stupri,
massacri, imeni ustionanti, fiamme divine e giganti deformi sfiora spesso il
ridicolo, ma forse era proprio questo il suo obiettivo. La sequenza della
guarigione del capo dei banditi mi è sembrata debole a livello drammaturgico,
ma probabilmente era stata pensata per la versione cinematografica dove il
pathos sarebbe stato affidato all’abilità degli attori; la resa a fumetti è un
po’ insapore.
I disegni di José Ladrönn sono
molto buoni. Pur non essendo molto dettagliati, sono molto realistici e spettacolari
per la loro efficacia a livello di espressività e dinamismo. È evidente che è
partito da fotografie, ma ha saputo scegliere quelle ottimali per il suo
lavoro. D’altra parte visto che due terzi dei protagonisti maschili del fumetto
sono lo stesso Jodorowsky non avrà avuto problemi a trovare il modello giusto.
Molto buoni anche i colori, realizzati da Ladrönn insieme a Hugo Sebastian
Facio.
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