Ho preso questo numero de Le Storie irretito dall’intervista a
Dante Spada sull’ultimo Fumo di China
corredata da splendide immagini delle tavole a mezzatinta.
La vicenda è ambientata a
Calcutta nel 1860 e forse, da quanto si legge nell’introduzione di Gianmaria
Contro, potrebbe essere il seguito di un precedente numero della collana, ma è
comunque perfettamente leggibile a se stante. Contro spiega anche di non voler
incorrere nelle «ire degli anti-spoileristi più sfegatati» (visto, Gianni?
così si fa) e pertanto non anticipa di chi sono le comparsate eccellenti che
vedremo nel fumetto. D’altra parte non ci vuole molto intuito per capire di chi
si tratti considerando il titolo.
Il giovane ispettore Cuthybeart
viene spedito in India dove, nonostante la pessima impressione iniziale che fa
ai maggiorenti locali a causa della sua goffaggine, riesce a risolvere il caso
di una ragazza scomparsa. Ma il rinvenimento della ragazza è solo il primo
tassello di un mosaico ben più grande, di un complotto in cui si troverà
invischiato Cuthybeart sfidando alcuni dei potenti locali. Per sua fortuna, può
contare sull’aiuto delle comparsate eccellenti di cui sopra.
I dialoghi di Paolo Morales (che
io ricordo ancora come dignitoso clone di Mandrafina a metà anni ’80) sono talvolta
pomposi ed enfatici forse per assecondare il tono della letteratura a cui fa
riferimento, il ritmo della narrazione è invece scattante e moderno. Senza
didascalie, si appoggia anche su stacchi vertiginosi che creano dei begli
effetti incalzanti o persino umoristici, vedi il passaggio da pagina 11 a pagina 12.
Dal punto di vista grafico, i
disegni non deludono le aspettative delle anteprime su Fumo di China. Spada ha usato una mezzatinta che a volte sembra
essere stata integrata da qualche sfumatura di matita. I suoi personaggi sono
espressivi e dinamici, ed è molto bravo a disegnare gli animali. Più che
l’auspicata ristampa in grande formato citata sulla rivista, credo che le sue
tavole trarrebbero più beneficio da una carta migliore: mi pare che proprio su Fumo di China, per quanto ridotte di
formate, rendessero di più.
L’unico aspetto che inizialmente
mi convinceva poco di questo albo era la copertina di Aldo Di Gennaro:
sicuramente realizzata con maestria ma apparentemente fuori fuoco rispetto alle
azioni salienti del fumetto. In realtà rappresenta una buona sintesi di quello
che il lettore si appresterà a leggere, anche senza raffigurare il
protagonista.
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