Ritroviamo alcuni dei protagonisti degli scorsi volumi: curiosamente viene dato un certo spazio a quello che secondo me era solo un personaggio secondario, cioè il veneto Nick che si finge meridionale per rimorchiare. È con un dialogo tra lui e un altro ragazzo che si apre la storia, per essere subito interrotta dall’invadenza del COVID in questo universo di finzione.
La paranoia e i fastidi collegati al virus producono anche situazioni drammatiche (pur se inizialmente ammantate da una velatura umoristica) e soprattutto inaspriscono ancora di più i rapporti interpersonali già tesi. La tensione assume i contorni metaforici di un’esplosione atomica, che alla fine deflagrerà davvero, rendendo ancora più instabili e pericolosi i contatti umani.
Comfortless è un ordito in cui si intersecano più vicende, talvolta poco più che scenette, apparentemente scollegate tra loro ma in realtà facenti parte di un contesto comune, satelliti e appendici di altre situazioni e personaggi – addirittura rimandi ad alcune sequenze minori di Padovaland, se ho colto correttamente il riferimento.
Questa apparente frammentarietà lo differenzia dai lavori precedenti e rischia di confondere un po’ il lettore: io ad esempio non sono del tutto sicuro di come vada collocata la sequenza dello youtuber stalker, e anche la tizia che sfugge a un massacro al centro commerciale mi pare non abbia un ruolo poi molto incisivo.
L’organizzazione delle tavole, la gestione degli spazi e degli stacchi sono quelle ottime che costituiscono il marchio di fabbrica di Vila. Il suo segno si è fatto invece più sintetico (tranne che nei suoi proverbiali primissimi piani “lombrosiani”) e nei campi lunghi i dettagli anatomici evidenziati per distinguere i personaggi finiscono per assumere un tono umoristico.
Anche se gli preferisco i più focalizzati Padovaland e Fiordilatte, Comfortless è un ottimo fumetto.
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