Cartonatino dal curioso formato orizzontale, i francesi direbbero “all’italiana”. Non viene indicato con precisione il periodo in cui si svolge la storia ma dal modello di un’automobile si intuisce che non ci troviamo prima del 1938. Dick Grayson, ex-poliziotto ed ex-acrobata, è un detective che si trova invischiato in una brutta storia, penalizzato oltretutto dal fatto che il commissario Gordon non lo vede di buon occhio visto che sua figlia Barbara lavora come segretaria per lui – e gli presta sconsideratamente l’auto che le ha regalato per il diploma.
Il cadavere di Selina Kyle viene ritrovato nelle fogne di Gotham e Bruce Wayne è uno dei sospettati. È stato proprio lui ad averlo rinvenuto nei panni di Batman dopo una furibonda lotta coi coccodrilli che popolano le fogne. Ma più probabilmente gli è stato fatto trovare apposta da chi lo ha stordito. Va specificato che in questo universo alternativo Batman è noto per essere il tirapiedi di Bruce Wayne.
La morte di Selina scoperchia il proverbiale vaso di Pandora visto che aveva dei rapporti praticamente con tutta la brutta gente di Gotham (e molta di quella “bella”) e ricattava tutti con foto e documenti compromettenti. Ma dove sono finite le chiavi della sua cassetta di sicurezza? Visto che Dick Grayson era stato fino a poco prima la sua guardia del corpo (e amante, uno dei tanti) anche lui finisce tra i sospettati. Nel mentre incombe il piano per una gigantesca rapina in cui sono coinvolti praticamente tutti i personaggi del fumetto, perlomeno quelli che arriveranno vivi al fatidico momento.
I testi di Dean Motter sono la quintessenza del noir: detective picchiati a sangue che tornano in pista imperterriti, cattivi pittoreschi, dialoghi taglienti e tanti personaggi e sottotrame buttati lì per intorbidire le acque, quando invece la soluzione del caso è tanto semplice da risultare beffarda! Al di là della lettura piacevole in sé, è molto divertente vedere la vasta rogues gallery di Batman reinterpretata in maniera gangsteristica e non come i supercriminali spesso ridicoli che sono di solito.
Le tavole di Michael Lark sono molto belle senza essere rutilanti. È elegante, espressivo e usa oculatamente il chiaroscuro. Inoltre è in grado di caratterizzare ogni personaggio con pochi tratti, dote non comune.
I colori di Matt Hollingsworth sono sicuramente azzeccati, ma forse Nove Vite avrebbe funzionato meglio in bianco e nero o con toni di grigio.
Ah, le «nove vite» del titolo non fanno riferimento alla natura gattesca di Selina Kyle ma ai giochi di parole dei titoli dei nove capitoli in cui è divisa la storia.

Per completezza d'informazione, aggiungo che 22 anni prima della Panini, la Play Press aveva pubblicato lo stesso volume, con il titolo originale.
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