Da quello che si evince dalla postfazione e dal numero di ristampe che ha avuto, questo fumetto è uno dei più grandi successi di Leo Ortolani. Al di là del fascino sempreverde dell’opera tolkieniana parodiata (e quando uscì nel 2004 godette anche del traino della trilogia cinematografica), è uno di quei lavori in cui l’autore faceva ancora recitare il suo conosciuto e consolidato cast di personaggi, pescando anche da Venerdì 12, senza azzardare nuovi protagonisti e nuovi scenari tutti da testare.
Pur con la necessità di contenere il materiale di partenza nella dimensione di 64 pagine da sei vignette in media per tavola, la riduzione è fedele. D’altra parte Leo Ortolani si dichiara fan de Il Signore degli Anelli. Gli oltre vent’anni trascorsi della prima pubblicazione si fanno sentire, l’umorismo è piacevolmente caotico e a volte un po’ greve e in quell’epoca precedente a Cinzia l’autore non si faceva problemi a inanellare doppi sensi e situazioni piccanti con l’elfa Annabello/Cinzia Otherside.
Ci sono gag visive, giochi di parole, citazioni, trovate surreali, parodie e quant’altro ma nonostante questo non ho trovato Il Signore dei Ratti una delle opere più esilaranti di Ortolani. È sicuramente una lettura accattivante, ma al massimo mi ha fatto sorridere senza raggiungere l’ilarità di altri suoi lavori. Sarà che verso la fine imbocca qualche scorciatoia metanarrativa che rende il tutto meno coinvolgente. Assolutamente geniale invece il finale della storia con la rivelazione di quello che si sarebbe dovuto impedire, e che invece è successo lo stesso – ma si tratta di una trovata valida in sé, funzionerebbe anche in un contesto non umoristico.
Interessante una curiosità metaeditoriale: la presenza di Shelob nel testo di partenza offre a Ortolani il destro per far apparire il suo, di Ragno, ovvero la personificazione dello sfruttamento intensivo dei fumetti con variant cover, versioni estese, gadget, ecc. Nel 2004, quando il fumetto venne pubblicato per la prima volta, fu quindi paventata scherzosamente nei dialoghi la futura uscita di una versione estesa de Il Signore dei Ratti per rimediare ad alcuni salti narrativi del fumetto che invece era stato proprio impostato così – dopotutto i film di Peter Jackson seguirono quel destino in dvd e quindi come ipotesi non era così balzana, e anche Salvador Dalí integrava la sua autobiografia di sempre nuovi aneddoti per costringere i lettori a comprarsi le nuove versioni. In realtà una extended edition non era mai stata nelle intenzioni dell’autore, che però in questa sede appaga parzialmente la fame dei fan con una generosa sezione (una dozzina di pagine) di contenuti extra ovvero sequenze e variazioni sul tema che all’epoca non realizzò e che ha concretizzato appositamente per questa «Special Edition».
Ignoro quali fossero le caratteristiche della prima edizione e di quelle successive, questo è un cartonato di grande formato stampato a colori (realizzati da Lorenzo Ortolani) su carta patinata. La copertina con effetti metallici presenta un disegno inedito realizzato appositamente. Introduzione ed editing di Andrea Plazzi, che compare anche nel fumetto come personaggio grottescamente “multitasking”.

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