mercoledì 7 maggio 2025

Army of Darkness vs. Hack/Slash

La versione che ne aveva dato Zoe Thorogood non mi era dispiaciuta e approfondendo la cronologia della serie ho scoperto che di Hack/Slash esiste pure un crossover con L’Armata delle Tenebre, che è un po’ un mio film di culto. E quindi eccoci qui.

La situazione di partenza è diversa da come la immaginavo ma nel corso degli anni evidentemente la serie si è evoluta. Adesso Cassie Hack è senza più Slash (infatti il titolo sulla copertina presenta uno sfregio sul suo nome come a cancellarlo), è sposata con una ragazza e ha una figlia. Proprio mentre tornano a casa dopo una cena di anniversario scoprono che la loro magione è stata invasa da qualcuno, che si rivela essere l’Ash dell’Armata delle Tenebre (e delle prime due Case di Raimi, ovviamente). In questo universo Ash è piuttosto celebre e infatti viene riconosciuto dalla protagonista. Sembra che ci sia del pregresso che viene accennato timidamente nei dialoghi e in alcune splash page, oltre che nei personaggi che compariranno più avanti, ma ne sono totalmente all’oscuro.

La storia vede Ash sulle tracce di qualcuno che ha messo le mani sul Necronomicon e adesso ne sta vendendo le pagine: l’indagine lo ha portato proprio a casa di Hack e consorte, dove la babysitter è stata contagiata dal contatto con il libro maledetto. Cassie e Ash si imbarcano quindi in un viaggio in giro per gli States e oltre (anche nel tempo) per recuperare le pagine coi relativi incantesimi.

Lo stile di Tim Seeley mi pare assecondare quasi alla perfezione l’impronta che Sam Raimi aveva dato alla sua creatura: splatter ma con tanta commedia, anche se non ricordavo Ash così puttaniere e forse i film erano un pochino più raffinati. Ciò detto, alcune delle trovate che si è inventato sono simpatiche e originali (e oltretutto non vive di rendita ma ne inventa parecchie), anche se l’umorismo è sempre terra-terra.

Oggettivamente il disegnatore Daniel Leister non è granché, anzi è poco più che un dilettante. Ci si mette d’impegno, ma il suo tratto è rozzo e impreciso e le sue anatomie seguono regole tutte loro. La resa delle fattezze dell’attore Bruce Campbell non è proprio disprezzabile, comunque. I colori accesissimi di Carlos Badilla aggiungono una patina di pacchiano che forse era proprio l’obiettivo che voleva raggiungere oltre a dissimulare le magagne di Leister.

Ignoro se esiste una versione italiana di questa miniserie, da una rapida ricerca non mi sembra, e d’altro canto si tratta di materiale un po’ di nicchia.

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