domenica 20 luglio 2025

Draghi: I Custodi delle Stelle

Stupendo libro di illustrazioni che riprende ed espande un progetto precedente: Stardragons edito da Lo Scarabeo. Paolo Barbieri è sia appassionato di astronomia che di miti classici e questo lavoro sposa alla perfezione i due interessi, che d’altro canto sono già legati tra di loro.

Come recita il sottotitolo queste sono «favole e illustrazioni» perché le immagini sono sempre accompagnate da un racconto che presenta la personificazione draghesca della costellazione e del suo compagno (la «Creatura») attingendo non solo dalle mitologie greca e sumera ma anche da suggestioni letterarie e da elementi di astrofisica. E per questo viene premessa una necessaria storia della genesi che spiega il background della cosmogonia immaginata dall’autore.

Tra l’altro non ho mai capito come diavolo fosse possibile vedere carri o orse o cigni o qualsiasi altra cosa in un ammasso di quattro stelle in croce; nemmeno stavolta ci sono riuscito ma Barbieri spiega almeno la diversa visibilità da punti diversi dell’universo e l’“inquinamento” dovuto a nebulose, differenti distanze tra una stella e l’altra, ecc.

Non c’è una progressione narrativa nei racconti, che sono quasi del tutto slegati tra di loro, e per questo Barbieri li ha organizzati per ordine alfabetico, seguendo una medesima struttura catalogatoria quasi da entomologo che comprende nell’ordine il nome italiano, quello latino e il nome della Creatura associata.

Ho sempre ammirato quegli illustratori fantasy che hanno la capacità di creare dei draghi per così dire “realistici”, con caratteristiche fisiche che risultano credibili anche se ovviamente non esistono in natura. Qui siamo addirittura un gradino sopra, anzi parecchi gradini sopra: Barbieri riesce a personalizzare tutti e 88 (diconsi 88) draghi in maniera che è sia coerente con la natura dei loro nomi sia verosimile senza mai sembrare che il risultato sia forzato. È anche vero che i canidi mi sembrano poco canidi (stesso discorso per altri come Colomba o Leone o Tucano), ma posso capire la scelta di un’immagine più generica per evitare il rischio di scadere nel ridicolo. A compensare la cosa ci sono la grande fantasia e i felicissimi esiti nella resa di soggetti apparentemente “indraghizzabili” come meridiane, centauri, triangoli (australi o meno).

Non conosco molto bene Paolo Barbieri, mi pare che nelle immagini di partenza fatte a matita ci sia qualche cuginanza con Luis Royo. Mi riferisco all’eterea eleganza delle figure femminili, e non solo di quelle femminili. Dopodiché c’è un’evidente e massiccia elaborazione digitale che se non altro consente dei particolari effetti di luminosità e degli accostamenti cromatici originali, oltre a confermare quella maestosità che già ravvisai nelle tavole a olio o tempera di Barbieri in mostra qualche Lucca fa.

Un’appendice di oltre venti pagine offre una ricca selezione di bozzetti.

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