martedì 15 luglio 2025

Il Dylan Dog di Tiziano Sclavi 30 - I Racconti di Domani 3: Brevi cenni sull'universo e tutto il resto

 

Che figuraccia, parlare del secondo albetto da edicola de I Racconti di Domani dopo settimane che era uscito. Per ovviare questo lo recensisco un giorno prima, così posso anche permettermi di darvi un suggerimento: leggete l’ultima storia per prima, altrimenti come me potreste avere l’impressione di un crollo verticale nella serie.

Si comincia con L’Incubo, la cui trama era praticamente svelata nella quarta di copertina dello scorso numero. Suggestiva ma inconcludente e forse autocommiserativa.

L’Anomalia è più originale e articolata, ma non tanto da suscitare entusiasmi. E forse non è nemmeno poi tanto originale.

Molto bella Favola Vudu, storia d’amore oltre la morte con un finale consolatorio ma non patetico. Ottima l’alternanza tra il massiccio uso delle didascalie e sequenze interamente mute. E i ghirigori di Pontrelli qui trovano senso.

Da metà albo in poi inizia una raffica di storie brevi o brevissime, con un’unica lunga eccezione.

Gli Alieni è carina e forse autobiografica, ma lo spunto è così interessante che appare sprecato in queste poche pagine.

Zapping è molto intrigante e si termina la lettura con un sorriso sulle labbra, anche se è un sorriso perplesso.

La verità sull’Area 51 è moderatamente lunga (11 tavole), non è nulla di particolarmente originale ma si fa apprezzare per la documentazione che Sclavi vi ha profuso – o ha finto di profondervi, l’effetto è lo stesso.

La Felicità è una perla di cinismo sulla vecchia URSS che può essere presa ad apologo della meschinità generale dell’umanità tutta.

Paura è solo un flash, la descrizione di un attimo o meglio l’inizio di una storia che non parte.

Svegliati rischiava di essere lo stesso, ma è nobilitata dal finale a sorpresa (sì, ma il corpo del bambino dov’è nell’ultima vignetta?).

Si chiude quindi con Tigì, surreale comunicazione metanarrativa col lettore e storia che avevo suggerito di leggere per prima. Che poi a rileggere i commenti alle storie non è che ci sia stato alcun «crollo verticale», semplicemente questo terzo volume è talmente eterogeneo e frammentario che sembrava confezionato alla meno peggio con tutto quello che usciva dai cassetti di Sclavi: nei fatti è un Hellzapoppin’ che vuole essere incoerente e sconclusionato, e che come tale mi ha ricordato certi film a episodi degli anni ’60 e ’70, in particolar modo Signore e signori, buonanotte (che l’annuncio della partita di cui si sa già il risultato venga proprio da lì? Così su due piedi non ricordo). Solo che leggendo Tigì per ultima si scopre troppo tardi il senso dell’operazione e si rischia di prendere Brevi cenni sull’universo e tutto il resto troppo seriamente.

Giorgio Pontrelli (colorato da Sergio Algozzino) non è Mari, c’è poco da fare, e il suo stile graffiato e ostentatamente impreciso toglie pathos ad alcune storie o ne ridicolizza altre (quei nasi!). Parlavo di ghirigori, sopra. In effetti Pontrelli usa riempire i dettagli di vari elementi (vestiti, tappeti, lenzuola, ecc.) con elementi più decorativi che descrittivi, e questo allontanamento dal realismo crea un ulteriore “stacco” tra il lettore e le storie.

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