sabato 30 agosto 2025

Cosmopirati 1: I Prigionieri dell'Oblio

Tra brutte sorprese e commenti francesi piuttosto tiepidi non mi sarebbe dispiaciuto che questo volume avesse ritardato ancora un po’, o magari non fosse proprio uscito. E invece eccolo qua.

Xar-Cero è un guerriero formidabile che nelle arene spaziali affronta i mostri più letali. Conoscendo Jodorowsky è probabile che il suo nome sia un gioco di parole, non ho capito se con “carcel” (prigione in spagnolo) o con “cero”, cioè zero, a sottolineare la sua unicità. Comunque sia, guerriero formidabile, dicevo: tanto che i Magnobanchieri che controllano l’universo a suon di Acquadollari lo rapiscono per affidargli una missione: dovrà dare una lezione a un pianeta insolvente – che ha anche il vizio di cambiare nome da Samppa a Sammpa da una pagina all’altra. Giunto sul posto gli basta attivare una micidiale macchina di morte che lo sterminio dei 100 miliardi di abitanti è bello che fatto. Mi sono chiesto quindi perché diavolo mandare proprio lui (oltretutto pagandolo) a compiere una missione semplicissima, ma i Magnobanchieri avevano (anche) un altro piano: vogliono fare di Xar-Cero l’ottavo dei loro e per questo con un elisir portano la sua aspettativa di vita a 30.000 anni e gli riprogrammano il cervello facendolo diventare un medico. Veramente imperscrutabili, le vie dei Magnobanchieri.

Con la nuova identità del dottor Zang (o Dzang, a leggere le insegne del suo ambulatorio rimaste in francese) vive una felice esistenza in un pianeta poco più evoluto del medio evo, ammirato dai suoi compaesani e adorato dalla figlia adottiva. È proprio lei a rinvenire un corpo nel lago dove si stava lavando: si tratta di un terrorista che ha guidato un attacco suicida contro una delle astronavi dei Magnobanchieri ma all’ultimo momento è stato colto dalla paura. C’è poco da discutere con la polizia protobancaria: visto che Zang ha ospitato e curato l’uomo, anche lui passa per terrorista e sarà giudicato come tale. La smania di profitto, o forse qualche altra trama che verrà svelata in seguito, porta a commutare la pena di morte in vendita al mercato degli schiavi.

Ecco quindi che i due vengono regalati alla nipote dal tiranno di un intero pianeta. A Zang viene risparmiata la miniera ma comunque la sua vita di stalliere non è affatto piacevole, per quanto la succitata nipote cerchi un contatto con lui riconoscendone le abilità mediche. Un tentativo di fuga sventato prelude a funeste conseguenze se non fosse che proprio in quel frangente i cosmopirati del titolo fanno finalmente la loro apparizione mettendo a ferro e a fuoco il pianeta. Zang e compagnia ne approfittano per fuggire e rubando la nave dei cosmopirati lo diventano a loro volta. Questa almeno la mia interpretazione.

Orbene: Xar-Cero/Zang sa di aver subìto una rimozione della memoria, ma come potrà recuperarla? La soluzione è sfregarsi una tartaruga dorata sulla nuca e guarda caso dovrebbe essercene una in un asteroide diviso in due parti, una soleggiata e l’altra perennemente in ombra. La visita dai ragni ematofagi si rivela infruttuosa: le tartarughe che hanno loro non sono del tipo giusto. Quindi il nostro eroe dovrà andare a recuperare l’unico esemplare nel tempio dei monaci che risiedono nella parte luminosa, che la custodiscono e la venerano. Zang supera la prova per avere udienza con la bestiola e torna a essere Xar-Cero, massacra i monaci e parte verso nuove avventure insieme alla tartaruga che si unisce al gruppo perché la vita da divinità le era venuta a noia.

Insomma, azione e trovate inventive non mancano certo in queste 66 pagine. Negli Stati Uniti (e non solo là) con tutto questo materiale ci avrebbero fatto una serie di 12 episodi. La carne messa sul fuoco è tantissima, pur se non proprio originalissima, e forse i cambi di scena sono anche troppo repentini, ma di sicuro non ci si annoia e tra gli elementi surreali messi in campo da Jodorowsky ce n’è qualcuno che mi ha fatto sorridere. In quest’epoca cupa per il fumetto come lo intendo io direi che è un buon viatico per l’acquisto del prossimo conclusivo volume. Sempre che non me lo annuncino a 22 euro per poi venderlo a 25.

Pete Woods ha un tratto troppo pulito e schematico per suscitare grandi entusiasmi, le sue tavole trasmettono una sensazione di sintetica artificialità. In appendice viene presentata una selezione di sketch (dove viene chiamato Peter Woods) che mostrano il suo processo creativo nell’elaborare le tavole e gli studi fatti per i costumi, le astronavi e le ambientazioni.

Potrebbe essere solo una mia impressione, ma non escludo che per arruffianarsi il mercato statunitense a cui guardano oggidì gli Umanoidi (anche perché quello francese se lo sono nuovamente giocato) qualche scena sia stata ammorbidita: la violenza non è così esplosiva come ci si aspetterebbe da Jodorowsky e le pulzelle fanno il bagno vestite solo su Tex.

Curiosa la scelta della traduttrice Francesca Giulia La Rosa di lasciare anche in italiano la forma di cortesia francese col desueto (in Italia) “voi”. All’inizio stona un po’ ma poi crea un simpatico contrasto con la truculenza di alcune sequenze.

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