Come promesso nello scorso numero Dylan Dog torna in scena, in maniera un po’ originale riavvolgendo apparentemente il nastro della serie stessa e rivivendo (modificati) i primi passi che lo hanno portato da Safarà.
Nel primo racconto, Il Treno, un automobilista si trova invischiato in una situazione surreale, bloccato in una coda interminabile con una miriade di altre persone a causa di un passaggio a livello. Ma questo benedetto treno che tiene in ostaggio gli automobilisti passerà o non passerà? Finale prevedibile ma godibilissimo, valido sia per farsi una risata macabra che per azzardare qualche considerazione sulla vita.
Anche ne L’Elastico si sorride amaramente, chiedendosi magari se il valore della vita non sia sopravvalutato.
Diversa la struttura di Oltre l’Orizzonte, non più un apologo o una trovata estemporanea ma una vera storia articolata. Nel Messico precolombiano un giovane azteco vuole scoprire cosa si nasconde oltre l’orizzonte, cosa tabù per la sua religione. A malincuore la sua amata lo denuncia presso il sommo sacerdote per evitare che porti a compimento il suo proposito scellerato ma alla fine, nonostante i guerrieri lanciati al suo inseguimento siano innaturalmente veloci, scoprirà davvero cosa c’è (o meglio non c’è) là fuori, e il lettore con lui. Anche questo colpo di scena si è visto altrove, ma la curiosità che ha saputo accendere Sclavi e la frenesia con cui è raccontata la vicenda rendono la storia appassionante e piacevole.
Il soggetto de La Macchina del Tempo è intuibile dal titolo ma si tratta di una variazione sul tema molto originale, se non altro perché la vicenda è inserita in un contesto psicanalitico, e non solo concettualmente visto che la terapia ha degli effetti concreti nella realtà.
Molto simpatica la fulminante storiellina Porsche 356, da leggersi però preferibilmente a distanza non troppo ravvicinata rispetto al Color Fest 53.
Chiude il volumetto I Testimoni di…, simpatica e fulminante scenetta in cui l’identità dell’entità testimoniata dai due baldi giovanotti è lasciata alla fantasia del lettore.
Sergio Gerasi fa un ottimo lavoro, anche se bisogna un po’ farci l’occhio a questo stile non del tutto realistico. Una menzione particolare la merita il colorista Emiliano Tanzillo, che arricchisce molto le tavole con effetti digitali ben più efficaci di quelli con cui molti pasticciano di solito.
Nel complesso mi pare che questi Racconti di Domani siano i migliori letti finora, per quanto la lettura si esaurisca fisiologicamente in tempi molto rapidi. Quasi nessuna delle idee viste apparirà geniale a un lettore scafato ma Sclavi ha saputo infiorettarle tanto da renderle molto gustose.

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