domenica 12 ottobre 2025

Simulacri Seconda Stagione 01: Bonaccia

Entro in sala che il film è già iniziato, anzi il film è già finito e adesso mi vedo il sequel. In rete non mancano comunque occasioni per scoprire cos’è successo nella prima quadrilogia. Sono passati alcuni anni (10? 15?) da allora. Tre filoni narrativi si sviluppano e cominciano a intersecarsi: dopo gli slanci di gioventù Duccio si è drasticamente imborghesito finendo in una vita che non lo soddisfa del tutto, tormentato da qualche flashback di quanto visto nella prima miniserie. Sul petto ha il tatuaggio dell’I-Ching dell’Armonia; Seba e Lily che a quanto ho capito condividevano un legame psichico adesso possono attivarlo solo quando hanno contemporaneamente un rapporto sessuale con la stessa persona; Zeno è in contatto con un’entità sovrannaturale non certo benigna e mentre porta avanti i suoi piani continua con la sua troupe a realizzare video su falsi avvistamenti di fantasmi.

Mentre Venezia è invasa da una nebbia rossastra le linee narrative convergeranno tutte all’isola di Poveglia, presunto teatro di eventi paranormali. Ben concreto è invece il massacro con cui si conclude questo primo volume.

Da quel che ho potuto vedere Simulacri è un horror di ispirazione cthulhiana in cui i creatori Jacopo Camagni e Mauro B. Bucci hanno intercettato tematiche contemporanee cercando magari i riflettori con qualche sequenza risqué (ma senza mai andare nell’esplicito). È solo il primo episodio, comunque, e vengono semplicemente posizionati i pezzi sulla scacchiera. La sceneggiatura è opera di Bucci insieme a Eleonora C. Caruso.

Per quel che riguarda l’organizzazione grafica mi tocca ancora assumere il ruolo del vecchietto rincoglionito che ripete sempre le stesse cose (ruolo che peraltro mi calza alla perfezione) e mi rammarico ancora una volta che per un cartonato di grandi dimensioni si sia scelta una gabbia che è ancora meno densa di vignette di quella bonelliana. Oltretutto abbondano i primi piani e i dettagli (nel senso di inquadrature close-up) mentre sono pochi e probabilmente frutto dell’uso del computer i dettagli (nel senso di particolari, tratteggi ed elementi decorativi).

Per quel che riguarda la realizzazione grafica i disegnatori sono due, anche se io ho ravvisato tre se non quattro stili diversi: David Ferracci e Samuel Spano. Uno dei due si è probabilmente ispirato alla lezione di Giuseppe Palumbo: fa un buon lavoro ma le sue dense pennellate rendono ancora più evidente come un formato più piccolo avrebbe potuto essere maggiormente indicato. L’altro ha uno stile più classico, inizialmente curato e rigoroso e poi progressivamente più semplificato, fino alla tremenda deriva vagamente manga della fine.

I colori sono opera di Valeria de Sanctis e forse la mia malizia è giustificata nel pensare che con la scusa della nebbia si sia evitato di riempire le tavole.

Il fumetto occupa le canoniche 62 pagine di un albo alla francese e il resto del volume è occupato da interviste a sette dei personaggi. Spiace dirlo, ma anche senza cronometro alla mano mi sembra che questa lettura richieda più tempo che il fumetto in sé. Che poi non capisco perché intervistare dei personaggi che muoiono alla fine.

Simulacri è piuttosto interessante e originale ma mi chiedo a quale pubblico si rivolga visto che il formato lussuoso e relativamente costoso non è tendenzialmente quello più adatto per raggiungere il pubblico giovane a cui evidentemente si rivolge (alcuni termini da social network manco li conoscevo). Ma, come evidenziato dai due autori nell’introduzione alle interviste, l’accoglienza del primo ciclo è stata buona e quindi immagino che se in Bonelli continuano a fare volumi con questi criteri avranno le loro ragioni.

2 commenti:

  1. Anche nella prima stagione c'erano le interviste e ti confermo che il tempo di lettura era superiore a quello del fumetto. Non so se il successo fosse dovuto alle scene di sesso, ma tutta l'operazione mi è sembrata molto asettica, studiata a tavolino, scritta a più mani e disegnata da diversi autori per accorciare i tempi di pubblicazione.

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    1. Ho letto le tue recensioni ma a me questo episodio non ha dato l'impressione di essere artefatto.

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