Un guerriero si trova ad affrontare degli avversari e delle situazioni
sempre più pericolosi, tanto meglio se con l’evolversi della storia gli
incontri diventano vieppiù incongruenti con il contesto di partenza. Colpo di
scena: era solo un gioco, di cui il guerriero era l’inconsapevole protagonista.
Questo finale a sorpresa, vagamente rintracciabile sin dal racconto di
Borges Le Rovine Circolari (e in
chissà quanti altri romanzi e racconti di fantascienza) è alla base di un
canovaccio che è stato adattato, modificato, rivoltato, sviluppato e
interpretato in un’infinità di maniere diverse nel corso del tempo e in ambiti
fumettistici lontanissimi per area geografica, stile e ambizioni. A volte il
protagonista non è uno solo, spesso è un militare ma non è indispensabile.
La prima apparizione di questo soggetto la possiamo trovare su Metal Hurlant 21 (settembre 1977) in cui
Nicollet presenta L’Effet Abracax, pubblicato
in Italia come L’Effetto Abracax su Alter Alter 3 del 1978.
Un mostruoso guerriero si trova catapultato in un mondo sconosciuto e
ostile; vorrebbe raggiungere una donna misteriosa ma viene attaccato da una
fauna umana e umanoide degna di Hyeronimus Bosch. Per fortuna in suo soccorso
intervengono delle folgori che sembrano spuntare dal nulla senza alcuna ragione
se non appunto quella di aiutarlo. Raggiunta la donna, avrà una sgradita
sorpresa.
In realtà tutta la storia è una partita di Encephalo, un sofisticato gioco che permette di utilizzare una non
meglio specificata energia per materializzare le idee dei giocatori. L’unica
regola a cui si fa cenno è che le invocazioni sataniche sono proibite (almeno
nelle partitelle tra amici) ma a quanto pare i giocatori più tracotanti, come
il vero “eroe” di L’Effet Abracax, se
ne fregano. Questo fumetto anticipa le variazioni sul tema che vedremo sotto, in
cui il gioco finale si scopre essere un videogame.
Su Metal Hurlant era già apparsa
una storia con un finale a sorpresa abbastanza simile al canovaccio che ho
descritto in apertura, addirittura sul numero 2 dell’aprile-giugno 1975. In AAARRRZZZ di Druillet (in Italia su AlterLinus 12/1976) il meccanismo alla
base del finale ad effetto era però differente. Degli ignari militari umanoidi
credono di essere attaccati da nemici che nella pagina successiva si rivelano solo
sassolini con cui un enorme mostro bambino, talmente grande da essere invisibile
ai loro occhi, si diverte a tormentarli («Hai finito di giocare con gli
insetti?» gli intima la mamma), quindi il meccanismo alla base del turning
point era un altro: qui i protagonisti sono reali e non sono il frutto della
fantasia di qualcuno.
Un po’ come nella inquietante storia Bunker
di Pepe Moreno vista in italiano su Comic
Art 23 del giugno 1986: dei soldati disperati combattono una guerra
devastante, ignari che sotto di loro gli alti papaveri si divertono a
sperimentare orrendi armamenti quasi per gioco.
In Italia sui settimanali dell’Eura non sono mancati esempi di questo
canovaccio, e d’altra parte la necessità di riempire tutte le pagine di Lanciostory e Skorpio (a maggior ragione nei periodi in cui i “liberi” erano la
metà o più dell’offerta dei settimanali) portava occasionalmente al ripetersi
di alcuni schemi. Carlos Trillo ogni
tanto riproponeva storie in cui il colpo di scena finale era che una coppia formata
da un elemento dominante e uno più remissivo si rivelava l’esatto contrario
speculare nell’intimità. E Guillermo Saccomanno ha presentato più volte
soggetti in cui il twist ending era che l’inconsapevole protagonista, vecchio
torturatore, finiva nelle mani di un suo torturato che non aveva riconosciuto (ma
probabilmente fu Ricardo Barreiro il primo a ideare un soggetto del genere su Orient Express).
Un primo esempio, ma chissà quanto altri mi sono sfuggiti, si trova su Skorpio 42 del 1990: il libero Riprendiamo poi... (testi di Hermo,
disegni di Szilagyi) è un esempio da manuale di quanto scritto in apertura: il
caporale John Brington affronta in un deserto assolato vari nemici che dai
“logici” tedeschi che gli hanno ammazzato i commilitoni diventano sempre più
strani e anacronistici (alla fine arrivano anche degli ussari a cavallo): è il
piccolo Carlos che approfittando della giornata di sole sta sfoggiando i suoi
giocattoli mandandoli contro il povero Brington.
I tempi si aggiornano e nel 2000, sul numero 16 di Lanciostory, Trillo e Santana presentano un libero dal titolo L’Uomo e gli Dei. Il protagonista è un
nerboruto guerriero che compie spesso contro voglia i gesti che alcuni
misteriosi “dei” gli impongono di fare. Compare sulla scena ex abrupto e senza
memoria, ma si intuisce dai suoi pensieri che questa sua nuova apparizione sia
solo una fase in un ciclo di morte e rinascita che si rinnova periodicamente.
Sulla sua strada trova pozioni magiche, orde di nemici e persino una compagna:
insomma il classico inventario che ci si aspetterebbe da un videogioco fantasy,
che si rivela essere appunto il suo mondo e alle cui logiche invano si ribella.
Va segnalato che l’attribuzione di questa storia a Carlos Trillo potrebbe
essere stata una scelta arbitraria dell’Eura, che non segnalava il contributo
di Viviana Centol.
A distanza di soli tre anni, sul numero 18 di Lanciostory del 2003, compare il libero Scuotilancia il Bravo, a firma Recchioni e Farinelli: a differenza
del Carlos di Hermo e Szilagyi, il giovane Walter non gioca più coi soldatini
ma con un videogame, di cui alla fine assistiamo alla sorte “appesa” del
protagonista. È curioso come Recchioni abbia riprodotto, nonostante il
piacevole stile umoristico dei disegni, anche il sottotesto amaro già presente
nel fumetto di Trillo, con l’inconsapevole protagonista dotato di una propria
vita autonoma su cui però non può influire in alcun modo.
In tempi più recenti abbiamo assistito a un’ulteriore variazione sul tema:
su IComics 3 (ottobre-novembre 2010)
Riccardo Torti ed Emiliano Simeoni raccontano la stessa storia, stavolta con
due protagonisti che si trovano ancora una volta ad affrontare avventure in un
contesto fantasy, trovandosi di fronte nemici e pericoli sempre più tosti, fino
ad arrivare a una sorta di robot. È vero che si tratta di un golem, ma il suo aspetto
un po’ alieno al contesto e l’ostentato umorismo delle battute che si scambiano
i due rivelano che forse c’è qualcosa di più rispetto a quello che stiamo
leggendo: infatti nel caso de Il Fato
funesto (questo il titolo della storia) non si tratta nè di un esperimento
scientifico, nè di desueti soldatini, nè di un moderno videogioco: i
protagonisti sono i personaggi di alcuni giocatori di Dungeons & Dragons.
Questo canovaccio non si limita comunque a contesti fantasy o militari o
fantascientifici: persino ai superoeroi è capitato di interpretare lo stesso
identico soggetto. Wolverine, ad esempio, nella storia Zounds of Silence di Hama e Golden (io ce l’ho in italiano su uno Star Magazine recuperato in un “pacco”
delle edicole) si scontra contro soldati-robot, elicotteri, draghi, armi
colossali e se ne frega (come d’altra parte farebbe anche il “vero” Wolverine)
di ustioni e quant’altro: infatti il protagonista è in realtà solo una action
figure di Wolverine, che la fantasia di un bambino irruento fa combattere
contro i nemici più improbabili e fuori contesto – ma suppongo abbastanza
ricchi da permettersi il product placement su quell’albo della Marvel.
In ambito... boh... “underground”, “alternativo”, “autoriale” va segnalata la
trovata di Massimo Mattioli per riempire la sua porzione di Cannibale 4/5/6/7:
la storia Il famoso caso del Ciclamino
è un susseguirsi incalzante di colpi di scena e cambiamenti di prospettiva che
arriva a un finale in cui ricontestualizza la storia facendola diventare il
gioco di un bambino. Qui il protagonista è il Gatto Gattivo che si dedica a stupri
e rapine.
Persino nell’ambito dell’erotismo c’è stata almeno un’occasione per proporre
questo soggetto: nella storia La Regina di
Onnis e Pesce su Erotic Comix n° 7 (senza
data ma uscito nel 1994) la battaglia dei sensi, oltreché politica, che vi viene
rappresentata è in realtà solo una partita a scacchi. Il termine «erotismo» non
è abusato in questo caso, visto che nonostante l’intestazione della rivista i
fumetti di Erotic Comix erano assai
casti, pur in un periodo in cui abbondavano cloni di Blue: a ben vedere una variazione propriamente pornografica del
soggetto sarebbe molto interessante, e chissà che qualcuno non l’abbia già
fatta.
Qualcuno si ricorda qualche altra variazione di questo canovaccio che io mi
sono perso?
Santo dio la storia di Wolvie la voglio leggere! Si intravede anche il Super Liquidator! E' una genialata senza se e senza ma, iper-consumistica come piace a me ;)
RispondiEliminaMoz-
Alcuni esperti dicono che si possono identificare anche i pupazzetti dei G. I. Joe.
EliminaComunque giudicherai da te, adesso te la giro.
In questo post ci sono troppe cose che non sapevo.
RispondiEliminaGrazie della segnalazione!
ma chissà quanti me ne sono persi.
EliminaInteressantissimo post. Quel numero di Starmagazine con la storia brevissima di Wolverine ce l'ho. La ricordo bene perché è disegnata da Jason Pearson, uno dei miei idoli, all'epoca. Si riconoscevano i G.I. Joe ma anche qualcun altro che ora non ricordo. Poi vado a controllare.
RispondiEliminaSo che non ci azzecca con l'argomento fumetti, ma un film eccellente sul genereè il "The Game" di David Fincher. A fumetti, al momento, mi viene in mente solo il finale di Y The Last Man. Se ci penso meglio, forse qualcos'altro mi viene.
Mi risulta fosse Golden il disegnatore, non Pearson.
EliminaE infatti era Michael Golden. Non so perché ma li ho sempre confusi. Il mito era Golden (ma anche Pearson, dopo qualche anno...).
EliminaL'omaggio di Golden ai G.I. Joe era dovuto al fatto che ne aveva disegnato diverse cover e un annual (della serie a fumetti della Marvel, intendo).