Secondo volume della collana Historica
dedicato alle “Regine di Sangue” della Delcourt. Come nel caso del precedente Eleonora anche qui il progetto verte più sulla ricostruzione storica che sull’affabulazione
narrativa, finendo per diventare più simile a un’opera divulgativa che di
intrattenimento. Il che probabilmente è proprio quello che si sono prefissati
gli autori, garantendo (immagino) il nome della protagonista un minimo garantito
di venduto presso il pubblico francese, colto e nazionalista.
Isabella, figlia di Filippo IV di Francia e sposa di Edoardo II
d’Inghilterra, non conduce una vita felice pur essendo regina. Usata dagli
uomini come merce di scambio e pedina nei loro giochi di potere, vive oltretutto
una desolante vita coniugale col marito che preferisce la compagnia maschile ma
che ha bisogno di un grembo per assicurarsi una discendenza e quindi il
mantenimento del potere. Assistiamo così alla scena più torbida, per quanto non
esplicita, che probabilmente mai vedremo su
Historica.
Fattasi scaltra e calcolatrice a sua volta, Isabella intraprenderà un
meticoloso percorso di vendetta (in cui, ironicamente, tratterà il figlio
Edoardo III come il burattino che fu lei) che i coniugi Gloris, sceneggiatori
del volume, suggeriscono essere addirittura alla base della Guerra dei
Cent’Anni!
Nonostante inizi col botto (il rogo di Jacques de Molay, nientemeno) Isabella come detto sopra si uniforma
allo stile più espositivo che narrativo di certo fumetto storico, inanellando
sequenze frammentarie legate da didascalie – per quel che vale, un tratto di
modernità viene dato dai pensieri di Isabella riportati in didascalie gialle.
Poco importa che a differenza di Eleonora
questa breve saga si concluda nei due soli volumi qui raccolti, col risultato
di dover coprire circa 15 anni di storia in un centinaio di pagine: il ritmo
della narrazione non diventa per questo più frenetico o serrato. (per mia
fortuna c’è l’introduzione di Sergio Brancato che, oltre a fare delle
interessanti considerazioni storiografiche, mi ha permesso di raccapezzarmi tra
i vari Edoardi e Filippi)
Va segnalato però come la sequenza dell’avvelenamento sia condotta in
maniera egregia, così come anche il colpo di scena finale riesca a dare uno scossone
alla storia prima della sua conclusione.
Ai disegni Jaime Calderón svolge un lavoro eccellente. Realistico,
espressivo, maniacale nella rappresentazione di edifici, divise e animali, si
pone forse (FORSE) addirittura un gradino sopra a Carlos Gomez. Di sicuro
Calderón ha beneficiato di una colorazione, a opera di Johann Corgié, molto più
valida e integrata con il suo stile di quanto sia successo a Gomez con Eleonora.
A completare la foliazione del volume finora più smilzo di Historica ci sono alcuni splendidi
bozzetti a matita di Calderón.
Nessun commento:
Posta un commento