domenica 4 gennaio 2015

La Guardia dei Topi: Autunno 1152



Presente la vignetta di Pazienza in cui ci sono due tizi al ristorante e uno fa all’altro: «Questa zuppa fa schifo!» «Ok, ti credo.» «No, fa proprio schifo: la devi assaggiare!» «Ho capito, fa schifo.» «No, guarda, la devi assaggiare, uno schifo così non l’ho mai provato.» «Ma cazzo, ti credo!» «No, tu assaggia!»?
Ecco, la stessa cosa mi è capitata con un mio amico che ha letto La Guardia dei Topi e disgustato («Chiunque può scrivere una roba del genere!») me ne ha imposto la lettura. Eccomi quindi a condividere le mie impressioni qui sul blog – dove, notoriamente, non si butta via niente!
Nell’universo creato da David Petersen i sorci vivono in varie comunità sparse per un vasto territorio e a causa delle loro dimensioni minuscole e della ferocia dei predatori hanno istituito una forza d’elite per controllare i perimetri del regno, scortare i topi mercanti e prestare soccorso agli altri consimili non addestrati all’uso delle armi. Questa forza d’elite è la Guardia a cui è intitolata la serie, di cui in questo volume (dal bizzarro formato quadrotto un po’ più grande) vengono presentati i tre rappresentanti Saxon, Kenzie e Rand.
L’assunto di base e anche la trama del ciclo qui raccolto (l’indagine sulla scomparsa di un mercante porta alla scoperta di un tentativo di colpo di stato) non sono banali, ma la vicenda è condotta in maniera molto lineare, con pochissimi colpi di scena e alcune soluzioni narrative forse un po’ improvvisate, vedi ad esempio la scena del combattimento forzato tra Kenzie e Rand a Rocciacorteccia per distrarre i passanti e permettere a Saxon di agire indisturbato. E purtroppo con una media di tre vignette per pagina (in alcune tavole ce ne sono anche sei, ma in altre addirittura una sola) il tempo di lettura è quello che è.
Graficamente Petersen mi ha lasciato perplesso. Sarà anche bravo a disegnare, ma credo che la sua bravura andrebbe verificata con opere in cui non si limita a ritrarre, per quanto meticolosamente, degli animali prendendo spunto da fotografie o ricorrendo al disegno dal vero. I tre protagonisti, per dire, sono poco o per nulla antropomorfizzati e il lettore deve stare attento al colore del pelo e dei mantelli, e/o alla foggia delle armi, per ricordarsi chi è chi. Inoltre, nonostante i tentativi che oggettivamente (onore al merito) sono stati fatti, l’espressività è praticamente inesistente. L’abuso del computer mi ha veramente lasciato di stucco: oltre a essere troppo invasivo per i miei gusti, è possibile che Petersen per rappresentare la pioggia abbia voluto consapevolmente ricorrere a quegli effettacci degni dell’Euracomix di Bruno Bianco?
Al termine della lettura de La Guardia dei Topi non ero inorridito ma nemmeno entusiasta. Niente di più di un ulteriore tassello nella mia cultura fumettistica, per cui sono ben contento di non aver speso i 18 (!) euro del prezzo di copertina.

6 commenti:

  1. Caspita, a naso mi sarei aspettato un prodotto decisamente migliore tanto che ero indeciso se acquistarlo per leggerlo con Laura. Magari andiamo su altro, in fondo in libreria un po' di riserva ce l'abbiamo ancora.

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  2. Mmm... che peccato.
    Lo avevo puntato in fumetteria... Penso che un'opportunità ce la darò, ma facendomelo prestare.

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  3. Chissà, magari a voi piacerà. Comunque per un pubblico infantile credo sia più che soddisfacente.

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  4. Le illustrazioni in effetti sono molto belle, ma da quanto recensisci,non andiamo avanti...
    Buona serata Luca!

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  5. Io Mouse Guard non l'ho mai letto, ma di tavole ne ho viste parecchie (seguo il tumblr e il blog di Petersen, soprattutto per via delle sue illustrazioni). Non ho mica capito dove hai notato l'abuso di computer... intendi qualche effettino scenico, la colorazione o c'è qualcosa in più? Chiedo perché di solito, a guardare le cose che fa, sembra non esserci davvero nulla più che matita e inchiostro.

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    1. Ho trovato il texture (si dice così?) un po' artefatto in alcune occasioni, si sposa male con la pretesa naturalezza dei soggetti rappresentati; e alcuni effetti come la pioggia sono un pugno in un occhio.
      A volte ho avuto anche l'impressione che certe immagini fossero fotografie ritoccate, ma sai che per queste cose io sono paranoico e probabilmente è lo stile di Petersen ad essere così, con un'inchiostrazione abbastanza consistente che la rende simile a foto più esposte del necessario.

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