Se la prima parte di un dittico
deve essere per forza di cose introduttiva questa lo è forse un po’ troppo.
Nella prima metà di Minaccia su Hong Kong
veniamo messi a conoscenza dei retroscena della vicenda e delle basi storiche
su cui poggia. Vengono introdotti i vari attori coinvolti e Yves Sente si
premura inoltre di spiegarci cosa fosse successo dopo Il Segreto dell’Espadon riempiendo (immagino) alcuni buchi della
saga. Ma l’azione comincia a pagina 30 o poco prima.
La storia è ambientata subito
dopo gli eventi del primissimo capitolo della serie e vede il Professor
Mortimer impegnato su due fronti: dovrà andare a Hong Kong sia per
supervisionare la costruzione di una nuova arma che ha progettato sia per
rintracciare la seconda parte di un antico manoscritto che, se la sua
autenticità verrà provata, riscriverà la storia della Cina. Anche Olrik
ovviamente rientra nel quadro, agli ordini del Generale Xi-Li ma ben contento
di contrastare ancora una volta i protagonisti.
L’incipit della storia è alquanto
ingenuo: tra tutte le migliaia di casse di antichità che vengono imbarcate per sottrarle
alla violenza dei tumulti si sfascia casualmente proprio quella che contiene
una statua che, guarda caso, si rompe provvidenzialmente rivelando parte del
manoscritto (oltre ai resti del meccanismo dell’arma decisiva per
l’affermazione di una dinastia cinese, la balestra). Nelle prime pagine fa
anche una comparsata nientemeno che Odilon Verjus, protagonista di un bel
fumetto umoristico che ho ricordato qui
– oltretutto il primo “subliminale” che ho riportato riguarda proprio Blake e Mortimer e Yves Sente. Per
fortuna lo spettro della farsa aleggia solo in questi frangenti e il fumetto si
incanala presto in una vicenda sospesa al momento tra esotismo, spionaggio e
guerra. Con un bel po’ di nozionismo in mezzo.
I nuovi disegnatori, Teun
Berserik e Peter Van Dongen, sono sicuramente bravi ma la loro linea chiara non mi sembra molto in
sintonia con quella di Jacobs, quanto più debitrice di autori moderni come
Swaarte, Torres e il primo Bênoit. Le mani sono spesso innaturalmente contorte
(e poi perché disegnare le unghie solo nei primi piani?) e le figure femminili,
comunque pochissime, hanno qualcosa che non mi convince. Possibile poi che al
Savoy ci fosse tutta quella polvere? Mi è sembrato che anche i colori, dati
dallo stesso Van Dongen, a volte non siano proprio ottimali (per quanto
sicuramente buoni), accostando ogni tanto tinte un po’ troppo simili che non
mettono in evidenza i soggetti più importanti.
Dopo questo antipasto poco più
che introduttivo (che si conclude con un cliffhanger
non da poco) spero che la storia decolli nella seconda parte.
Ah, quanto vorrei leggere di Van Dongen il fumetto storico Rampokan...
RispondiEliminaMai coperto. Ma dalle immagini che vedo in rete conferma la mia impressione di Linea Chiara moderna (che poi filologicamente sarebbe l'unica Linea Chiara, Hergé & co. mica erano consapevoli di appartenere a quel movimento).
EliminaLe unghie hanno senso solo in un fumetto di Wolverine. Less is more. Concordo in toto con te. Viviamo in un multiverso amplificato dal virtuale ed il nostro medium preferito potrebbe proporre soluzioni vecchie come il medium - per esempio i guanti colle mani a quattro dita dei funny animals Disney e Warner ed i Simpsons - che ci aiuterebbero a concentrarci sul distillato del concetto che il cartoonist reca seco. Non sarebbe bello poter leggere una trentina di pagine del Professor Mortimer Mouse in una vicenda sospesa al momento tra esotismo, spionaggio e guerra ? Diciamo scritta e disegnata da Tebo o da Andy Suriano che hanno già avuto a che fare con il Topo dalle manine guantate ed a quattro dita...ciao ciao
RispondiElimina"Le unghie hanno senso solo in un fumetto di Wolverine" Una tale ingenuità è indegna di te, Graziano!
EliminaMica gli si allungano le unghie, no? Forse alla sua nemica giapponese intravista in un film, ma mica a lui...
Andy Suriano non so chi sia.
Lady Deathstrike. Bravo. La trovi anche in qualche numero di Daredevil post famosa run di Frank Miller e nei numeri degli X-men e di Wolverine disegnati da Marc Silvestri e Dan Green. Forse potrebbe piacerti la versione di Barry Windsor Smith in Lupo Ferito , una storia degli Uncanny X-Men di Claremont che cita Terminator con Logan inseguito dai cyborg Reavers ed aiutato solo da una bimba della squadra dei Power Pack. Non proprio una storia per bimbi, ma era nel Classico di Repubblica dedicato ai mutanti Marvel e Crepascolino, che non sapeva fosse nella nostra biblio babelica, lo ha preso da quella della scuola e lo ha detto da cima a fondo senza fare una piega. Nove anni ed è un fan di Carnage - non il film - e di Deadpool. Andy Suriano disegna la versione a fumetti di Samurai Jack e ha disegnato qualche numero della versione a fumetti tratta dal cartone Brave and the bold con Bats e metaumani a rotazione.
RispondiEliminaIl Pete Wisdom di Warren Ellis emette fiamme dalle mani quasi come se avesse lunghissime unghie infuocate.
RispondiEliminaDa qualche parte credo di aver letto che il potere di Peter Wisdom (ma sicuro che emetta fiamme?) ha un nome in inglese che nello slang giovanile dell'epoca di Ellis stava a indicare la "spada", la siringa piena d'eroina.
EliminaUna idea per Ellis che so essere un tuo fan almeno quanto tu sei del suo lavoro: French Main Cure è un killer mutante drogato dai soliti servizi segreti spietati perché non abbia pietà o paura. Per errore dei suoi mandanti pialla Sam Suriano, un tizio con un dossier che può creare problemi ai servizi, se divulgato. La figlia "Lady" Lougan Suriano chiede la testa del killer del papi. FMC scappa inseguito da LLS e dai servizi deviati. Miniserie di sei. Formato tascabile b/n. Disegni di Scott Morse.
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