La più famosa leggenda metropolitana della musica pop
offre lo spunto per questo fumetto che ne sviscera le basi e le presunte
ragioni che avrebbero portato a sostituire con Billy Shears il defunto Paul
McCartney. Il lavoro di documentazione di Paolo Baron è ovviamente egregio (io
però sapevo che i baffi strategici del sosia di Paul fossero serviti a coprire
un gonfiore al labbro dovuto non a un pestaggio ma a un’operazione di chirurgia
estetica per renderlo ancora più simile al vero McCartney) ma il meglio lo dà
nella costruzione della storia e nel ritmo che ha saputo infonderci. Un ardito flashback all’inizio mi ha fatto pensare
che le pagine fossero state stampate nell’ordine sbagliato, ma per il resto la
storia procede con la cadenza giusta tramite sequenze ben architettate. E poi
vedere i Fab Four (per l’occasione Fab Three) che si improvvisano detective è
divertente. La vicenda finisce sul più bello, quando si vorrebbe leggerne
ancora e sapere cosa sarebbe successo dopo. Ma non è necessariamente un male.
I disegni digitali di Ernesto
Carbonetti sono infatti pesantemente psichedelici, con un profluvio di effetti,
effettini ed effettacci a simulare le percezioni distorte dall’lsd o a evocare
le emozioni dei personaggi – occasioni per citare anche copertine di dischi,
ovviamente. Sono la trama e lo spirito stesso di questo fumetto a richiederlo, ma
alla fine l’ostentazione di questi virtuosismi diventa ridondante e manierista.
Se c’è qualcuno che ama il Manierismo quello sono io ma, insomma, quando è troppo
è troppo. Comunque la perizia grafica di Carbonetti è fuori discussione (per
quanto ne capisca io di grafica digitale e fatte salve le mani enormi che
disegna, che probabilmente sono una sua particolare cifra stilistica); forse il
suo John Lennon ricorda più Luigi Lo Cascio che il Beatle, ma onore al merito:
vuol dire che non si è limitato a copiaincollare fotografie.
Nel complesso una lettura
frizzante e piacevole, che potrebbe rappresentare un colpaccio per l’editore 80144
andando ad attingere tra i fan dei Beatles, ben più numerosi dei lettori di
fumetti.
In appendice una postfazione
dello sceneggiatore e una dozzina di pagine di schizzi e prove.
Macca no more ? Questo spiegherebbe songs come Say say say ed Ebony and Ivory. Non sono un fan della pittura digitale - sono analogico come un telefono a disco o un episodio di Colomho dei seventies - e credo che aspetterò un fumetto su Luigi Lo Cascio che viaggia da un capo all'altro della Terra Piatta seguendo la scia chimica e psichedelica che lo porterà nel tempio dei quattro avatars ed alla rivelazione che nothing is real. In b/n e disegnato con la tennica di Bart Sears in The Path ( Crossgen ndr ) con pennellate ancora più mininali in un tentativo di combo con il Rocketo di Frank Espinosa. Mai la fine.
RispondiEliminaPare che quando seppe del caso Billy Shears Paul disse "qua son sempre l'ultimo a sapere le cose".
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